Home > Fecondazione inemendabile: hai firmato ?
di Linda Santilli
Incontro promosso dal Forum delle donne. L’impegno per il referendum abrogativo
Alla Casa internazionale delle donne, si è dato vita a un confronto e a una discussione
tanto più necessarie nelle ultime settimane infuocate di raccolta delle firme
e dentro un quadro che è mutato, con la novità dei quattro quesiti referendari "parzialmente
abrogativi" depositati il 13 luglio presso la Corte di cassazione. I quesiti
riguardano le norme che costituiscono detrimento per la salute della donna, che
vietano la fecondazione eterologa e la ricerca scientifica sulle cellule staminali
embrionali, il riconoscimento del concepito come soggetto giuridico.
Il rischio che oggettivamente si corre è che si creino divisioni e rotture dentro il movimento delle donne che contro questa legge, con nettezza e convinzione, lottano non da oggi, ma da anni, precisamente dal 1996 quando il Parlamento decise di legiferare in materia.
E’ infatti da quell’anno che parte Giovanna Capelli nella sua introduzione, ripercorrendo il cammino del Forum e della rete a cui dette vita mettendo in connessione soggettività diverse per contrastare l’allora denominata "legge sulle tra". (tecniche di riproduzione assistita). E’ la storia dei Tavoli di bioetica, che oggi ritorna come riferimento costante di una esperienza ricca e preziosa.
«Abbiamo seguito con tenacia e puntualità tutto l’iter» ricorda Capelli. Tante delle presenti quel cammino in salita l’hanno percorso tutto, da Elena Del Grosso ad Anna Piccolini, a Paola Abete di Arcilesbica, a molte altre intervenute all’incontro, non solo romane ma venute da Firenze, Napoli, Bologna, per fare il punto della situazione, capire insieme come procedere, sollevare dubbi e perplessità, aprire una discussione che certo non si concluderà oggi. «La complessità delle questioni che la legge solleva non possono essere risolte né "per legge" né con un referendum» afferma Capelli, che ribadisce le ragioni per cui il Forum delle donne sosterrà solamente il quesito totalmente abrogativo. Ragioni in queste settimane ribadite con forza in tutte le sedi, prima tra tutte il Prc che fa propria questa battaglia.
Per il Forum la legge 40 non è emendabile in nessun modo e i cosiddetti quesiti mirati, se passassero, lascerebbero in piedi il peggio della normativa mentre oggi vanno a depotenziare il quesito sull’abrogazione totale. «Due sono i punti su cui aprire la discussione - continua la relatrice in apertura dei lavori - il rapporto tra referendum abrogativo totale e i quattro "parziali" nella loro efficacia politica. In fine la domanda che più ci sta a cuore: come movimento delle donne che voce abbiamo? Come soprattutto possiamo stare sulla scena pubblica in modo non subalterno?».
E’ aperta la discussione tra chi dalla platea chiede "istruzioni per l’uso" (sulla raccolta delle firme, i giorni utili, le scadenze, come gestire i banchetti e i moduli, pronti a giorni, in cui compariranno tutti e cinque i quesiti), chi ribadisce che sosterrà solo il referendum abrogativo totale. Chi, come Aitanga Girali della Cgil nazionale, si sente di dover chiarire la sua posizione, controversa e difficile, che è di tante donne che sostengono tutti i referendum. Secondo Girali, che dichiara la sua opposizione netta alla legge, non necessariamente i quesiti mirati depotenziano quello abrogativo totale, piuttosto potrebbero allargare la platea dei contrari. «Dobbiamo - spiega - sopire le polemiche e concentrarsi solo a raccogliere le 500.000 firme in questi 40 giorni che restano per depositarle in Cassazione».
«Il referendum è un passaggio stretto che forse non avremmo scelto, non subito» sottolineano in tante. Ma, come aggiunge Anna Piccolini del comitato Perla (per la cancellazione…) di Firenze, l’unica cosa che possiamo fare a questo punto è sostenere l’abrogativo totale. Sulla stessa linea è la scienziata bolognese Elena Del Grosso: «La legge è inemendabile, lo abbiamo detto ieri e lo ripetiamo».
Ma il confronto non è centrato sull’opposizione tra chi sostiene l’abrogativo totale e chi quelli parziali. Ognuna farà la sua scelta. Il punto è che cosa fare in futuro. «Dobbiamo sviluppare - spiega Erminia Emprim - un livello di coscienza sulle biotecnologie del corpo, che è carente. Dobbiamo lavorare perché si costituisca un fronte veramente unitario attorno a un obiettivo condiviso, cosa che oggi a me pare manchi nel quadro politico generale».
Si pensa al dopo, al senso da dare a una battaglia che avrà tempi lunghi, ma soprattutto a come utilizzare questa occasione referendaria per rilanciare a livello di opinione pubblica la discussione sull’intreccio dei temi che sottendono la legge segnalati da Capelli, su cui torna con forza Elettra Deiana. «E’ necessario - sottolinea - lavorare moltissimo per costruire una comunicazione sociale ampia, per costruire su questo tema complesso "la civiltà delle relazioni umane" contro i fondamentalismi striscianti che si fanno strada sempre di più e su cui è stato costruito un obrobrio legislativo di tale portata. Dobbiamo far maturare consapevolezza sociale, esperienze dirette, mobilitazioni ovunque, lavorare al cambiamento».
L’invito finale che viene dal Forum è di essere efficaci nella raccolta delle firme, ma con la consapevolezza che l’opposizione alla legge è una strada lunga, investe il terreno politico e quello culturale.
http://www.liberazione.it/giornale/040725/LB12D6AD.asp
26.07.2004
Collettivo Bellaciao