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Fini: «Pacifisti come Ponzio Pilato, si lavano le mani e girano la testa dall’altra parte»
Publie le domenica 19 settembre 2004 par Open-Publishingdi red.
Fini torna a farsi sentire e a farsi notare. Il clima “guerriero” che pervade tutto il governo lo fa parlare di guerra e di pace, di Storia e di Iraq, di pacifisti e centri sociali. Dal minestrone ne esce fuori il Fini-pensiero, cifra di una destra che di “sociale” ha veramente poco, ma di testosterone tanto. L’occasione è fornita al vice premier dai militanti di Azione Giovani che hanno invitato il leader di Alleanza Nazionale e altri esponenti di governo alla loro festa a Roma.
«Il terrorismo è la peste del XXI secolo e non ci può essere giustificazionismo», spara subito il vicepremier «C’è ancora troppa ambiguità, ma anche la sinistra, per fortuna, ora si è accorta che i terroristi non distinguono buoni o cattivi, vogliono solo annullare gli esseri umani». È lo spunto per attaccare il movimento pacifista. «Il pacifismo è la caricatura della pace», dice con sicurezza Fini. Poi sale in cattedra e inizia la sua lezione di Storia: « Ponzio Pilato era il pacifista per eccellenza, per antonomasia, il primo pacifista della storia. E si lavava le mani, guardava dall’altra parte. Oggi non c’è bisogno di atteggiamenti pilateschi perché è il momento dell’assunzione di responsabilità». Così, tra questi arguti pensieri e neologismi, il vicepremier Fini lancia un appello ai giovani della destra, perché diventino «l’avanguardia di una grande battaglia per la pace e contro il pacifismo», perché «dobbiamo sentire il dovere morale di mobilitarci contro il terrorismo, e l’alternativa non è il pacifismo. La pace non si conquista sventolando bandierine, ma portando avanti una politica autenticamente pacificatrice». «La pace - afferma sicuro di sé il prode Gianfranco - è nella libertà, nella centralità della persona umana, nel rispetto delle identità dei popoli che devono costruire il loro futuro con la crescita economica e sociale».
Qui però Fini finisce il suo spunto originale. Dove il suo pensiero non arriva, basta scopiazzare le idee degli altri. Ecco allora il prode Gianfranco ricordare le pillole di saggezza di altri filosofi di governo. Da Casini prende l’idea che la sinistra abbia abusato del termine “Resistenza”, che lui in ogni caso vede come fumo negli occhi, utilizzato da qualcuno per definire la guerriglia irachena. Non si può parlare di resistenza irachena, «e bene ha detto Casini, e non si possono richiamare il divario tra paesi ricchi e poveri o la questione israelo-palestinese per una sorta di politica giustificazionista. Non esistono giustificazioni e c’è un dovere morale della destra di fare una battaglia contro il terrorismo e per la pace. Se la pace è libertà, la destra da sempre è garanzia di un forte impegno per la libertà e la pace».
Idee finite, avanti con le idee degli altri. «Come ha detto Follini, ci sono più cose sui giornali di quante ce ne siano tra cielo e terra...». La citazione sarebbe dall’Amleto di Shakespeare, ma Gianfranco Fini ha in mente ben altri “poeti” e non sembra ricordare i fatti antecedenti il 1922. Per quello ci sono gli alleati. Così cita il segretario dell’Udc per commentare le ricostruzioni apparse sulla stampa secondo cui Alleanza Nazionale avrebbe espresso “irritazione” per l’eventualità di una nomina di Marco Follini alla carica di vicepremier.
Ma non è finita qui. C’è un altro intellettuale da copiare. Rispondendo alla domanda di un militante di Azione giovani, Fini dice «dovremmo diffidare certi teppisti, certi violenti, dall’usare l’aggettivo “sociale”, che ha ben altro significato rispetto a quello con cui essi definiscono i loro centri e le loro azioni». Perché, come ha detto il ministro Maroni, i centri sociali sono luoghi «in cui entra di tutto e da cui esce violenza, come si è visto anche in occasione del G8 di Genova».
Fini inoltre ha difeso la legge più severa sulla droga da lui presentata, e si è scagliato contro l’eutanasia: «È disprezzo della vita e della morte».
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