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1. "Risolta" la crisi di Parmalat Nicaragua
Una boccata di ossigeno per produttori di latte e lavoratori della Parmalat - Nicaragua. Nella mattinata del 16 marzo 2004 Carlo Frau, capo delegazione inviato dall’amministratore speciale Enrico Bondi della Parmalat in Italia, ha ottenuto un prestito a cinque anni di 5,4 milioni di dollari dal Gruppo Lafise, proprietario della banca nicaraguense BANCENTRO, con il quale ha potuto saldare il debito esistente con il Banco de America Central (BAC) e con la Power Bank di Panama e scongiurare la messa all’asta di gran parte delle proprietà della Parmalat in Nicaragua. L’accordo con Lafise-BANCENTRO prevede la totale autonomia amministrativa della Parmalat e la continuazione immediata delle attività commerciali, ma anche la presenza di funzionari della banca nicaraguense nel settore finanziario per controllare le operazioni dell’impresa e garantire il rimborso del credito. Si ventila per il futuro uno scambio "debito per azioni" che porterebbe il gruppo nicaraguense a controllare dal 49 al 51% delle azioni dell’impresa italiana. In Nicaragua la Parmalat commercializza circa 100 prodotti, raccoglie 170 mila litri di latte al giorno, per un totale di 65 milioni di litri l’anno.
2. Alemàn in carcere
Continua la "telenovela" dell’ex presidente Arnoldo Alemàn, fino a ieri agli arresti domiciliari per problemi di salute dopo la condanna in primo grado a venti anni per una lunghissima serie di delitti, tra cui riciclaggio di denaro, peculato, associazione per delinquere. Ora all’ex presidente sono stati revocati gli arresti domiciliari perché le sue condizioni di salute sono migliorate e lo testimonia il fatto di come ha manovrato fino a ieri i destini del proprio partito PLC (Partido Liberal Constitucionalista). La notizia del suo trasferimento nel carcere "La Modelo" di Tipitapa é giunta improvvisa e immediatamente é iniziato un triste peregrinaggio verso la residenza "El Chile" delle più importanti personalità del suo partito. Nei giorni scorsi i deputati liberali-arnoldisti avevano tentato di ottenere la sua liberazione grazie ad un decreto di amnistia, ma il tentativo era miseramente fallito grazie alla ferma opposizione dei deputati sandinisti e Azul y Blanco, legati al Presidente Bolaños.
3. Arrivano altri bananeros
Durante le giornate di lunedì e martedì (15 e 16 marzo) circa 1.500 persone colpite dagli effetti del Nemagòn si sono unite ai compagni e compagni già presenti a Managua da quasi 40 giorni. Questa nuova ondata é il frutto di una partecipatissima riunione che si é svolta a Chinandega tra la direttiva della Asotraexdan e oltre 2.500 ex lavoratori e lavoratrici appartenenti anche ad altri gruppi che si stanno alleando con la Asotraexdan.
In questo momento si contabilizzano quasi 6 mila persone a Managua, cosa che da una parte aumenterà la pressione sul presidente Bolaños affinché accetti di affrontare pubblicamente la problematica e dall’altra aumenterà le difficoltà di gestione di una massa così grande in termini medici e di alimenti. Diventa sempre più difficile trovare parole per descrivere la forza e il coraggio di questa moltitudine di persone ammalate che ormai hanno ben poco da perdere.
4. Acqua in svendita
Alla fine sono usciti allo scoperto. La Red Nacional de Defensa de los Consumidores ha denunciato il bando per la gara di appalto che l’impresa statale dell’acqua, ENACAL, ha reso pubblico in questi giorni per la privatizzazione dell’amministrazione della parte commerciale dell’impresa stessa. Il programma "per il rafforzamento imprenditoriale" é finanziato dalla Banca Mondiale (Prestito 1049/SF-NI) ed é rivolto a sei imprese (che sono già presenti in tutto il territorio centroamericano) che dovranno esprimere pubblicamente il loro interesse. Con questo bando si offrirà l’acquisizione di tutto quanto riguarda le "prestazioni di consulenza tecnica in tutte le aree dell’impresa, il disegno, l’implementazione e l’amministrazione della gestione commerciale, il disegno e il rinnovamento totale del sistema informatico, l’elaborazione di un piano strategico di investimenti" che sono funzioni proprie di ENACAL. Il timore quanto mai fondato é il passaggio di tutta la parte amministrativa-commerciale in mano di consorzi stranieri, per poi preparare le basi per una privatizzazione attraverso i soliti meccanismi delle concessioni. La Red ha annunciato dure reazioni di protesta ed ha invitato il Parlamento a mettere mano su quanto sta avvenendo. Ha inoltre denunciato la vergognosa situazione di oltre 30 quartieri di Managua che vivono con continua scarsità di acqua ed ha intimato alle corporazioni straniere che si apprestano a rispondere al bando di ENACAL di non farlo perché, ad ogni azione che perseguirà la privatizzazione dell’acqua farà seguito un ricorso in tribunale per bloccare questa manovra. La Red ha infine invitato la popolazione a boicottare l’acqua purificata prodotta e venduta da imprese come Parmalat, Coca Cola e Compañia Cervecera Nicaraguense (in mano a consorzi stranieri) che viene estratta illegalmente da pozzi scavati appositamente da queste compagnie.
5. Si consegna nicaraguense "obiettore di coscienza" che faceva parte delle truppe nordamericane in Irak
Camilo Mejia Castillo, figlio del cantautore nicaraguense Carlos Mejia Godoy, ha prestato servizio nelle forze armate nordamericane in Irak e una volta tornato negli Stati Uniti in licenza, si é poi rifiutato di tornare sul fronte di guerra. Ora su di lui pende l’accusa di diserzione e nella giornata di oggi, 16 marzo, si é consegnato nella caserma di Hanscom AFB di Boston ed é stato trasferito in un carcere militare a Miami, nella base militare di cui faceva parte.
Al momento di costituirsi ha presentato una lettera in cui raccontava i motivi del suo rifiuto e faceva uso del suo diritto all’obiezione di coscienza. Al collo portava un ciondolo che racchiudeva un brandello del vestito impregnato del sangue di Monsignor Oscar Arnulfo Romero, martire del Salvador ucciso dalle forze oscure della destra militare foraggiata per anni dagli Stati Uniti.
Camilo, che era entrato nell’esercito per poter ottenere la cittadinanza statunitense come hanno fatto migliaia di latini, ha spiegato in una conferenza stampa che la sua scelta di non tornare in Irak era dovuta a quanto aveva visto laggiù e al fatto che non condivideva nella maniera più assoluta i motivi di questa guerra e di questa invasione fatta solo per il possesso del petrolio. Al momento di consegnarsi alle autorità militari, Camilo era accompagnato da centinaia di persone, dalla famiglia e dai suoi avvocati e tutti hanno minacciato di installarsi davanti alla base militare se non verrà concesso un processo giusto e non verrà ascoltata la sua decisione di obiettare a quella che Camilo ritiene una guerra ingiusta e crudele.
6. Si ricompongono le attività dei poteri dello Stato
Sembra che l’incarcerazione di Alemàn abbia calmato le acque a livello delle istituzioni dello Stato. Il massimo potere giudiziale, la Corte Suprema de Justicia, ha potuto finalmente eleggere le sue cariche più alte e ricominciare i suoi lavori bloccati da più di 4 mesi. La nuova presidentessa della CSJ é Yadira Centeno (di affiliazione FSLN) e il vicepresidente Carlos Guerra (di affiliazione PLC). Gli altri magistrati liberali hanno dovuto ingoiare il boccone amaro, ma alla fine hanno votato per la nuova formula. Ora resta da risolvere l’elezione dei magistrati per la Corte d’Appello di Masaya e Granada, anche qui in disputa tra i due partiti.
Anche la Asamblea Nacional sembra vicina alla ripresa dei lavori, dopo due settimane di boicottaggio da parte del FSLN e Azul y Blanco che non hanno permesso la formazione del quorum di legge per poter sessionare.
La protesta, come si ricorderà, derivava dal tentativo illegale di far passare alla Commissione per i Diritti Umani del decreto di amnistia che avrebbe liberato Arnoldo Alemàn. Dopo le minacce sandiniste di destituire il presidente e il primo vicepresidente della Direttiva, il presidente Bolaños, con l’ennesima intromissione dell’ambasciatrice nordamericana Barbara Moore, é riuscito a convincere almeno 4 deputati Azul y Blanco a non seguire questa strada per non ridare forza ai sandinisti in parlamento a soli 7 mesi dalle elezioni municipali.
7. Anche in Nicaragua contro la guerra
Nella giornata del 20 marzo anche in Nicaragua si manifesterà contro la guerra in Irak.
Il Movimiento Social Nicaraguense ha organizzato dal 9 alle 13 un presidio di protesta nella Rotonda di Metrocentro in cui parteciperanno vari artisti nazionali e si spera una grande quantità di gente.