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Forlì : 250 partecipanti al corteo

Publie le lunedì 20 settembre 2004 par Open-Publishing

Forlì : 250 partecipanti al corteo a sostegno della resistenza irachena -
per il ritiro delle truppe italiane.

Circa 250 partecipanti al corteo che ha sfilato Sabato 18 dal centro di
Forlì fino alla caserma "De gennaro". Caserma da dove partono i soldati per
le così dette "missioni di pace".

Una discreta partecipazione se consideriamo: i contenuti su cui era stata
indetta fuori dal coro "buonista"- politicamente corretto ; il clima
trasversale di una rinnovata "unità nazionale"; il silenzio della stampa
locale e il boicottaggio (più o meno velato) dell’arcipelago "pacifista" che
ha dimostrato, ancora una volta , la sua completa subordinazione ai partiti
del centro-sinistra. Da rilevare le dichiarazioni di Cossutta ,fatte il
giorno precedente sempre a Forlì, durante l’inaugurazione della nuova sede
del PdCI, dove ha definito la resistenza irachena < terrorista e barbara>
( il lupo perde il pelo ma non il vizio da quando sosteneva che gli studenti
in rivolta nel ’77 andavano schiacciati come "pidocchi"). Tutto questo pochi
giorni dopo il voto favorevole del Pdci e di Rif. Com al raddoppio del
locale inceneritore.

Durante il corteo slogan anche contro gli amministratori locali della
gloriosa "sinistra di governo" e tutto il suo codazzo di tecnocrati e
managers per la vergognosa e criminale vicenda dei rifiuti tossici (cesio,
mercurio diossina..) utilizzati nei campi come fertilizzanti e le varie
tangenti degli imprenditori.

Bella la partecipazione delle compagne e dei compagni di Food NO Bombs che
hanno inscenato una kermesse sulla guerra del petrolio.

Coraggiosa l’adesione dei verdi di Cesena in piena in contro-tendenza
rispetto al grigiore opportunista del ceto politico locale "new global".
Alla fine del corteo, davanti alla caserma "De gennaro", è stata bruciata
una bandiera tricolore italiana con il fascio. Un gesto simbolico contro il
ritorno di un neo-imperialismo italiano.

Associazione Pellerossa Cesena

Questi alcuni degli slogan gridati :

Tagli alla scuola tagli agli ospedali per pagare generali criminali

La loro pace è solo violenza ora e sempre resistenza

Silvio Corbari ce la insegnato la guerra partigiana non è reato

Ma quale pacifismo ma quale non-violenza ora e sempre resistenza

Dall’Iraq ai balcani via l’Italia e gli americani

Caro bertinotti non lo scordare le truppe dall’Iraq se ne dovranno andare

Camerata basco nero da Nassirya finisci al cimitero

Ma quali soldati professionisti carne da uranio per gli imperialisti

Bombardano e distruggono per il profitto resistere in Iraq è un diritto

Ma quale sinistra ma che democrazia Massimo D’Alema sei un servo della CIA

Bush Putin Berlusconi massacrano i popoli per contro dei padroni

Salari da fame affitti da rapina l’Europa dei padroni ci porta alla rovina

Ma quale esercito di professionisti scuola di assassini e di terroristi

L’unico vero terrorismo sono le bombe dell’imperialismo

Spese militari tagli ai servizi il Polo e l’Ulivo han gli stessi vizi

Bush -berlusconi banda di assassini la resistenza non ha confini

Bertinotti vuole governare in Iraq è pronto a restare

La resistenza in Iraq non è terrorismo ma lotta contro l’imperialismo

Guerra umanitaria Guerra infinita col Polo e l’Ulivo facciamola finita

La mafia dell’Ulivo la mafia diessina prendon le tangenti ci danno diossina

Mafia tangenti inceneritori in discarica gli amministratori

Cesio mercurio diossina mafia dell’Ulivo mafia assassina


"Bisogna portare la guerra nei luoghi del nemico: a casa sua, dove si
diverte. Renderla totale. Bisogna impedirgli di avere un solo istante di
respiro, un minuto di sosta, fuori e persino dentro le sue caserme:
attaccarlo ovunque sia. Farlo sentire una bestia braccata ovunque vada.
Allora il suo morale cadrà. Si farà ancora più bestiale, certo, ma si
noteranno i primi segni della inevitabile decadenza. [.] È una guerra lunga
e, lo ripetiamo una volta di più, una guerra crudele. Che nessuno si illuda
al momento di iniziarla, e che nessuno esiti ad iniziarla per paura delle
conseguenze che potrebbe portare al suo popolo. [.] La nostra azione è tutta
un grido di guerra contro l’imperialismo e un appello all’unità dei popoli
contro il grande nemico del genere umano: Gli Stati Uniti d’America.
E dovunque ci sorprenda la morte, sia la benvenuta, purché il nostro grido
di guerra raggiunga chi è pronto a raccoglierlo e un’altra mano si tende ad
impugnare le nostre armi e altri uomini si preparino ad intonare canti di
lutto con il tambureggiare delle mitragliatrici e nuovi gridi di guerra e di
vittoria."

Ernesto Che Guevara, La rivoluzione dei popoli oppressi, intervento per la
Tricontinental (1967)