Home > Forze dell’ordine nei guai per Bolzaneto
Le dichiarazioni di alcuni agenti "pentiti" hanno modificato negli ultimi
mesi un’inchiesta che sembrava avviata verso l’archiviazione
Chiusa l’indagine sui presunti pestaggi ai no global arrestati Consegnati
39 "avvisi" per abuso di autorità e altri reati
Genova Ieri, per la seconda volta, la procura di Genova ha depositato
quelli che in termini giudiziari si chiamano "gli avvisi di conclusione
indagini" per i fatti successi durante il G8 nella caserma di Bolzaneto
trasformata in un "centro di prima accoglienza dei giovani arrestati". La
prima volta gli avvisi di fine indagine furono depositati lo scorso
settembre e riguradavano 43 indagati. Negli atti depositati ieri in via di
notifica, invece, alcune posizioni sono state archiviate e gli indagati
risultano ora 39. I nomi dei destinatari non sono stati resi noti dai
magistrati che hanno condotto l’inchiesta e che è sottoscritta da tutti i
cinque pm del pool G8: Francesco Albini Cardona, Francesco Pinto, Francesco
Ranieri Miniati, Patrizia Petruzziello ed Enrico Zucca.
La conclusione
delle indagini è stata riveduta e corretta dopo le dichiarazioni di agenti
"pentiti". Una traccia di alcuni dei nomi che potrebbero essere contenuti
nei nuovi atti depositati dai magistrati si può trarre dalla conclusione
delle indagini dello scorso settembre. Allora figuravano indagati, tra gli
altri, il vicequestore di Genova Alessandro Perugini, che risultava essere
il funzionario con il grado più alto che si era trovato a dar disposizioni
all’interno della caserma e il medico Giacomo Toccafondi, dirigente
sanitario del carcere, chirurgo in un ospedale genovese.
La seconda tornata di indagati ha coinvolto il generale Oronzo Doria e
alcuni graduati della polizia penitenziaria.
Dopo le rivelazioni dei
pentiti i magistrati genovesi avevano interrogato anche il pm di Firenze
Alfonso Sabella, 41 anni, ex braccio destro di Caselli, noto per aver
lavorato a lungo alla sezione antimafia di Palermo e che a Genova nei caldi
giorni genovesi del luglio 2001 era responsabile dell’ufficio Dap
(Dipartimento amministrazione penitenziaria). La sua posizione peròè stata
stralciata ed è in via di archiviazione e quindi il suo nome non risulta
tra i 39 indagati.
Genericamente le ipotesi di reato sono abuso di ufficio e abuso d’autorità
verso i detenuti. Dalle testimonianze sono emersi "presunti pestaggi" ai
danni di buona parte dei circa 300 giovani fermati che vennero condotti a
Bolzaneto. In alcuni casi i reati ipotizzati sarebbero anche altri: ad
esempio il medico Giacomo Toccafondi sarebbe accusato di comportamento non
deontologico. Un altro nome nell’avviso di conclusione delle indagini
depositato ieri dovrebbe essere quello di Antonio Gugliotta che all’epoca
dei fatti comandava la polizia penitenziaria all’interno della caserma.
Oggi Gugliotta è responsabile della polizia penitenziaria in servizio nel
carcere di Taranto. Due giorni fa l’ispettore è stato protagonista di un
atto intimidatorio: a lui era destinato un pacco bomba che è stato bloccato
all’ufficio postale dai dipendenti che, insospettiti, hanno chiamato i
carabinieri.
Le rivelazioni degli agenti pentiti sono state raccolte lo scorso gennaio.
Un pentimento giunto dopo due anni e mezzo «perchè non ce la facevo più a
tacere» ha detto uno dei due poliziotti. Hanno raccontato di violenze, di
prevaricazioni, di atteggiamenti da esaltati che sembra fossero una regola
nella caserma di Bolzaneto. Dalle loro rivelazioni sarebbero stati
coinvolti gli uomini del Sic: il Servizio Centrale di Traduzioni. Ma dalle
relazioni che erano state presentate ai pm da Alfonso Sabella il Sic
avrebbe avuto un ruolo limitatissimo. Dopo le dichiarazioni dei pentiti
sono stati indagati il generale Oronzo Doria e due capitani.