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G8: In comune e con l’inizio del dibattimento parte la diaspora di Rifondazione

Publie le mercoledì 3 marzo 2004 par Open-Publishing

Comincia il processo ai 26 manifestanti e si consuma la crisi nella giunta di centrosinistra
guidata dal sindaco ds Giuseppe Pericu, con l’uscita di Rifondazione comunista e uno strappo doloroso a
Genova all’interno del partito di Bertinotti. L’assessore Dante Taccani conferma che oggi o al più
tardi domani, dopo che il Comune avrà formalizzato nell’aula del tribunale la sua costituzione di
parte civile, rimetterà le deleghe alle politiche giovanili.

Valter Seggi, che contesta invece la
linea decisa dal comitato federale di Prc, non lo farà.
Addio al partito confermato anche per il capogruppo in Comune, Roberto Delogu: «Vado via, ho
deciso, non mi ritrovo più nella politica del gruppo dirigente. Non mi piace l’ambiguità della scelta
di uscire dalla giunta ma al tempo stesso di appoggiare la maggioranza, togliendosi dai piedi
assessori non più graditi. Il sindaco ha sbagliato a non discutere prima con la maggioranza la delibera
di costituzione di parte civile, ma è chiaro che se si chiede il ritiro dell’atto come condizione
irrinunciabile, ogni margine di trattativa è chiuso, mentre si sarebbe potuto dibattere sul
mandato da affidare al legale del Comune nell’obiettivo di fare chiarezza a 360 gradi».

A giudizio di
Delogu - che adesso potrebbe entrare a far parte, come indipendente, dei Comunisti italiani - sul
caso di Genova si sono giocate partite politiche nazionali.
Con Seggi e Delogu, ex Fgci e Pci, iscritto a Rifondazione dal ’96, capogruppo dal 2000, è atteso
l’abbandono da Rifondazione anche da parte di Giordano Bruschi, esponente storico del partito
comunista, Aldo Grasso, assessore di Cogoleto, e Agostino Gianelli, vicecapogruppo in Provincia.
Ieri mattina l’ultimo tentativo di mediazione, condotto da Giuliano Giuliani, padre di Carlo, con
il sindaco Giuseppe Pericu, non ha prodotto effetti politici sulla maggioranza di centrosinistra.

La segreteria del Prc aveva messo le mani avanti: solo il ritiro della costituzione di parte
civile avrebbe potuto riaprire i giochi. Ma così non è stato. Incontrando Giuliani e l’avvocato Guido
Buonamassa, estensore di un testo per l’eventuale integrazione della delibera diventata un caso
politico, il sindaco Pericu ha preso l’impegno a scrivere una lettera all’avvocato Giovanni
Salvarezza, legale del Comune, allegando anche l’ultimo documento politico approvato dalla giunta in cui si
afferma che «la decisione dell’amministrazione non ha significato accusatorio o di pregiudizio di
colpevolezza, ma mira alla ricerca della verità processuale, e alla tutela del patrimonio
collettivo della comunità».

Una parte del documento proposto da Giuliani e condiviso da Pericu è finito nella lettera, la
parte in cui si sottolinea come «gli interessi pubblici di cui è portatore il Comune comportano
necessariamente un ruolo attivo nel raggiungimento della verità, sia pure solo processuale, concorrendo
alla formazione della prova e all’accertamento dei fatti e alla loro valutazione processuale,
anche autonomamente rispetto alle determinazioni scelte dalla pubblica accusa, qualora si ritenga non
provata la responsabilità degli imputati».

«Quanto ci siamo detti nell’incontro - ha commentato Pericu - nasce soprattutto dalla volontà di
chiarire il senso vero delle iniziative e del ruolo del Comune. E ciò anche al di là del confronto
politico che si è aperto in questi giorni e gli sviluppi che avrà, ma soprattutto nel dialogo che
con la famiglia Giuliani, che non si è mai interrotto». Giuliani ha invece sottolineato di
«apprezzare ogni sforzo che ci porta più avanti nella ricerca della verità».

Andrea Plebe

dal secolo xix