Home > G8, agente accusa «A Bolzaneto botte organizzate»
G8, agente accusa «A Bolzaneto botte organizzate»
Publie le mercoledì 28 gennaio 2004 par Open-PublishingG8, agente accusa «A Bolzaneto botte organizzate»
I verbali di una guardia carceraria
Genova «L’avevano chiamato così: il "comitato d’accoglienza". Calci e pugni agli arrestati, appena
arrivavano a Bolzaneto». E’ uno dei passaggi più drammatici del racconto di due ispettori della
polizia penitenziaria. Con le loro testimonianze hanno rilanciato l’indagine sulle violenze avvenute
nei giorni del G8 nella caserma trasformata in carcere. Momenti duri. Ma non c’era solo, come
emerge dagli stralci deii verbali che pubblica oggi Il Secolo XIX, violenza fisica.
«Ricordo di avere visto qualcuno in piedi, con la faccia contro il muro, per cercare di riposare».
C’è stato anche il tentativo, da parte di alcuni poliziotti, di interrompere gli atteggiamenti più
estremi: «Ho visto agenti molto aggressivi, ho ritenuto di dover farli allontanare per prevenire
episodi spiacevoli». E chi ha cercato di rivolgersi ai superiori: «Un collega mi disse che aveva
assistito a un episodio di violenza su un detenuto, colpito con un calcio. L’ho accompagnato dal
capitano perché riferisse».
«Calci e pugni a Bolzaneto»
I VERBALI DEL G8 La deposizione dell’ispettore di polizia penitenziaria che ha rilanciato
l’indagine
«Così gli agenti si sfogavano sui no global fermati»
Genova Il "comitato d’accoglienza" esisteva eccome. «Gli arrestati venivano fatti passare tra due
ali di poliziotti e ognuno si sfogava su di loro. Calci, pugni, spintoni. L’avevano chiamato
proprio così: il comitato d’accoglienza». E’ uno dei verbali chiave da cui è ripartita l’indagine sulle
violenze nella caserma di Bolzaneto. Le rivelazioni di un ispettore della polizia penitenziaria,
che ha strettamente collaborato con i magistrati negli ultimi mesi, alla ricerca della verità.
Dichiarazioni che si saldano, e si confermano a vicenda con quelle di un altro ispettore, in
servizio nel carcere di Marassi. Indagato a sua volta: eppure disposto a vuotare il sacco e a
raccontare che cos’è veramente accaduto nei giorni del G8 tra le mura della caserma, trasformata in carcere
nei giorni del summit dei Grandi. Poi altri verbali (quello di un sovrintendente, quello di un
assistente alle scorte) che hanno reso ancora più nitido il quadro d’insieme.
A Bolzaneto si sono scontrate, in un drammatico crescendo di tensioni, di alterchi, di liti, due
visioni opposte di lavorare. Spuntano anche i verbali di tre manifestanti arrestati, che
ringraziano i carabinieri: «Sono loro - rivela un no-global fermato - che mi hanno letteralmente trascinato
via da chi mi stava picchiando». Un altro giovane: «Mi è andata bene, ero in una zona controllata
dai carabinieri e lì non è accaduto nulla. Altrove, invece, c’erano botte, urla, confusione».
Parla l’ispettore, interrogato dai magistrati del pool G8: «Ricordo di avere assistito all’arrivo
degli arrestati che dai mezzi venivano scortati dentro alla struttura dai colleghi della Polizia
di Stato. Io personalmente ricordo una volta in cui ho visto gli arrestati che venivano portati
nella struttura accanto, credo per essere fotosegnalati. In particolare poi ricordo un episodio in
cui ho visto un arrestato attorniato da molti poliziotti, che lo spintonavano».
E’ l’interrogatorio in cui l’agente penitenziario rivela il perché, quando in passato fu
interrogato come teste, non riferì molti particolari utili alle indagini: «Effettivamente non ho detto
subito queste cose nel corso delle mie precedenti audizioni, in quanto ero e sono a disagio nel dover
riferire circostanze che possono coinvolgere in responsabilità penali i miei colleghi».
Così affiora, nei suoi ricordi, anche il trattamento riservato a molti giovani ammassati negli
stanzoni. Ore in piedi, senza poter riposare. Tanto che l’ispettore racconta ai pm: «Ricordo di avere
visto qualcuno in piedi con la faccia rivolta contro il muro, come se appoggiasse la testa al muro
per riposare». Non tutti gli appartenenti alla polizia penitenziaria avevano atteggiamenti
violenti. Alcuni, però, sì. Violenti, sprezzanti: «Impedivano il passaggio dei colleghi della polizia di
Stato.
Ho visto che erano agitati e stazionavano davanti alle celle con un modo di fare
assolutamente non consono ai doveri della polizia penitenziaria: erano molto aggressivi. Ho ritenuto di
dover farli allontanare per prevenire episodi spiacevoli». Una cautela che non basta a evitare
conseguenze peggiori. E che sarà persino (vedremo tra poco) causa di un violento dissidio. «Ricordo -
prosegue l’ispettore - una volta che, credo fosse venerdì, mi trovavo davanti alla stanza del
materiale.
Sono
stato avvicinato da B., un collega, il quale mi disse che aveva assistito a un episodio di
violenza in danno di un detenuto, che era stato colpito con un calcio davanti alle stanze della Digos.
Nella stessa stanza era presente il capitano, davanti al quale ho condotto il collega e gli ho
detto di riferire quanto aveva appena detto a me».
Le cautele dell’ispettore per evitare i comportamenti più fanatici non hanno però sempre l’esito
sperato. Anzi, a volte si attirano l’ira e l’irritazione dei colleghi: «Appena uscito dalla
matricola nel corridoio ho visto un gruppo di colleghi della penitenziaria, credo del servizio centrale
di traduzioni, che facevano confusione. Sono uscito e l’ho subito riferito al colonnello che era
fuori, chiedendogli di far uscire questi colleghi. Il colonnello è entrato e li ha fatti subito
uscire».
Ma l’intimidazione è rimandata di poche ore: «Verso mezzogiorno più o meno mi trovavo davanti
alla mensa quando sono stato avvicinato da uno dei colleghi facenti parte del gruppo che ho detto.
Mi ha detto: impara a farti i cazzi tuoi». Attenzione: è lo stesso ispettore del servizio centrale
traduzioni indagato dai magistrati del pool G8 con un’accusa pesante. Un giovane no-global
arrestato punta il dito: mi ha fatto accucciare, racconta, e costretto ad abbaiare come un cane.
L’ispettore si
è avvalso, davanti ai pm genovesi, della facoltà di non rispondere.
Tra i poliziotti della penitenziaria genovese si è discusso, dopo quei fatti: «Tra noi colleghi di
Genova si commentava che noi lavoravamo in maniera diversa rispetto agli altri colleghi e che
eravamo meno irruenti ed aggressivi».
Le violenze a Bolzaneto, spiegano ora i magistrati del pool, non erano solo fisiche. C’erano anche
soprusi più sottili, come quelli contestati a due agenti penitenziari palermitani. Un esempio?
Firmare falsamente verbali in cui si diceva che gli arrestati rinunciavano al loro diritto di
avvisare i parenti o le autorità consolari. Diritti negati. Fatti che, secondo il loro avvocato Enzo
Fragalà, sono invece stati chiariti dopo l’interrogatorio all’Ucciardone: «La vicenda è stata
chiarita. Abbiamo dimostrato che quei "falsi" non esistevano, con un’abbondante documentazione. I miei
assistiti non hanno invece riferito di violenze o di percosse ai danni di manifestanti arrestati
durante i fatti del G8.
Erano addetti all’ufficio matricola e le loro dichiarazioni non potevano
concernere atti di violenza o percosse che non sono mai state percepite dai miei assistiti».
dal secolo xix