Home > G8: crisi in Comune e autogol
dal secolo xix
Inspiegabile autogol
Stupisce assai la durissima presa di posizione politica di Rifondazione,
contraria alla costituzione di parte civile del Comune di Genova contro i
26 presunti black bloc rinviati a giudizio per le devastazioni e i
saccheggi del G8. Sorprende che si ritenga «un fatto inaudito e gravissimo»
ritenersi offesi dalla violenza che si è abbattuta in quei giorni sulla
città. E’ singolare anche perché, politicamente, questa impennata rischia
di trasformarsi in un clamoroso autogol. Il processo che si celebrerà, non
riguarda il movimento no global nel suo complesso, ma 26 individui ben
identificati che si ritengono responsabili di atti precisi.
Giudicare «inaudito e gravissimo» il volersi costituire parte civile contro
i violenti equivale a volerli in qualche modo difendere. Comunque, a non
voler cercare i colpevoli di quanto accaduto. Peccato. Perché proprio così
si finisce per minare la credibilità complessiva dei no global, che
rappresentano invece un movimento politicamente importante e
manifestamente, nella sua generalità, non violento. Per mesi, i partiti del
centrosinistra hanno cercato di spiegare e distinguere la profonda
differenza che c’è tra un no global e un black bloc. Apparentamento su cui
invece il centrodestra ha spesso, più o meno strumentalmente, giocato.
"Legittimare", come sembra voler fare Rifondazione, i 26 rinviati a
giudizio, risulta alla fine incomprensibile per i genovesi che hanno
vissuto da vicino i giorni del G8. E per i tanti che hanno subìto anche i
danni.
R. On.
G8, Tursi sull’orlo della crisi
LA POLITICA La scelta della giunta di costituirsi parte civile contro i
black bloc scatena Prc: «Atto gravissimo»
Rifondazione ai suoi assessori: «Adesso autosospendetevi»
La decisione del Comune di Genova di costituirsi parte civile nel processo
che si aprirà il 2 marzo a carico di ventisei manifestanti, accusati di
devastazione e saccheggio nei giorni del G8, si trasforma in una bufera
politica per la maggioranza, che sconvolge Rifondazione comunista anche a
livello nazionale. Per Prc si tratta di un «fatto inaudito e gravissimo»
che rappresenta «uno strappo con la migliore cultura democratica». Il
segretario di Prc, Bruno Pastorino, ha appreso la notizia leggendo ieri "Il
Secolo XIX" e si è messo subito in contatto con i suoi assessori per capire
cos’era accaduto. Alla fine di una giornata convulsa, con telefonate anche
con i parlamentari Giuliano Pisapia e Graziella Mascia, Prc chiede il
ritiro della delibera e ai suoi assessori che l’hanno votata, Valter Seggi
e Dante Taccani, di autosospendersi dalla giunta (che si riunisce
stamattina, assente il sindaco Giuseppe Pericu, a Roma per le acciaierie di
Cornigliano), in attesa di un chiarimento politico. Oggi a mezzogiorno,
riunione congiunta di segreteria, assessori e gruppo consiliare di Prc: si
attende che quest’ultimo diserti la seduta pomeridiana dell’assemblea, dopo
che Laura Tartarini (che è avvocato di sette imputati) avrà letto una
dichiarazione. Della decisione della giunta non sapevano nulla nemmeno i
vertici politici dei ds, il segretario provinciale Mario Tullo e quello
regionale Mario Margini.
Presentata dal sindaco Giuseppe Pericu (che però a
quella seduta era assente, così come gli assessori Borzani, Castellano,
Gabrielli, Montaldo e Vincenzi), la delibera sostiene che «si rende
necessaria» la costituzione da parte del Comune «a tutela dei propri
diritti e legittimi interessi». Dal sindaco arriva una dichiarazione che
mira a circoscrivere l’argomento alla sfera amministrativa: «La
costituzione di parte civile riguarda solo i danni materiali, è un atto
dovuto, imposto da esigenze di tutela dei beni pubblici. Abbiamo ottenuto
7,5 milioni di euro dallo Stato per i danni che la città e i suoi abitanti
hanno subito: se non agissimo nei confronti di chi è accusato di averli
causati, la Corte dei conti ci potrebbe contestare l’omissione. Non è un
atto politico, mi rincresce che Rifondazione la pensi così».
Bruno Pastorino e Manuel Chiarlo, dei Giovani comunisti, invece non hanno
dubbi: «La scelta del Comune non è affatto obbligata, la Provincia che ha
subito a sua volta danni non ha infatti seguito questa scellerata decisione».
Secondo Prc l’atto si configura «come un sostegno all’impianto
accusatorio»: «Già timido sugli altri fronti di inchiesta, il Comune
aderisce all’idea che quelle giornate furono l’effetto di comportamenti
delittuosi completamente slegati da quell’autentica sospensione democratica
e dall’azione premeditatamente repressiva delle forze dell’ordine». Boccia
il provvedimento anche il capogruppo di Prc a Plazzo Tursi, Roberto Delogu:
«Un grave errore di valutazione politica». «Questa costituzione è un atto
con il quale il Comune prende parte al processo - attacca Laura Tartarini -
E’ una decisione vergognosa, l’amministrazione dovrebbe chiedere invece che
si faccia davvero luce sul G8 a Genova».
E proprio il Comitato verità e giustizia per Genova si associa, contestando
a Pericu di non aver proposto di fare della città nel 2004 non solo la
capitale europea della cultura ma anche quella dei diritti civili,
costituendosi «come parte civile nei futuri processi per i fatti di
Bolzaneto e della Diaz».
Tra i ds c’è imbarazzo. Massimiliamo Morettini, consigliere comunale e
presidente di Arci Liguria, parla «fulmine a ciel sereno»: «Speriamo che la
decisione sia arrivata perché atto dovuto. Le persone inquisite hanno già
accuse pesantissime. Non chiediamo certo una generica impunità, ma abbiamo
difficoltà a capire le ragioni intime della scelta che la giunta ha
compiuto di entrare così direttamente nella vicenda giudiziaria».
Franco Maggi, capogruppo dei Ds, chiederà spiegazioni, ma si dà già quella
del sindaco: «Conoscendo Pericu, so che non può essere altro che un atto
dovuto».