Home > G8, il processo resta a Genova
Venticinque no global devono rispondere delle devastazioni compiute nel luglio 2001
Respinta dalla Cassazione la richiesta di trasferimento
Genova. Il processo sul G8 resterà a Genova. Secondo la Corte di Cassazione il procedimento nei
confronti dei 25 imputati che devono rispondere delle devastazioni e dei saccheggi che sconvolsero
le strade genovesi il 20 e il 21 luglio del 2001, può continuare nella sua sede naturale.
I giudici
romani hanno quindi respinto la richiesta presentata da alcuni difensori di trasferire il processo
a Torino, sede che in questo caso sarebbe stata competente.
La sentenza è stata depositata ieri mattina e anche se non si conoscono ancora le motivazioni
della decisione, il verdetto ha suscitato subito una certa soddisfazione negli ambienti della procura
genovese.
Il magistrato Andrea Canciani, che nel dibattimento rappresenta la pubblica accusa
insieme alla collega Anna Canepa, ha detto di aver preso atto che la Cassazione ha accolto le loro
motivazioni affinché il processo fosse celebrato nella sede naturale. Del resto, ha aggiunto, non
c’era ragione per trasferirlo in una sede diversa da quella in cui si sono svolti i fatti. Comunque il
pm ha sottolineato che prima di rilasciare commenti, vuole conoscere le motivazioni dei giudici
della Corte di Cassazione.
Anche la decisione del Tribunale giudicante, presieduto da Marco Devoto, di continuare comunque il
processo in attesa che la Cassazione decidesse, risulta oggi più che mai essere stata quella
giusta.
I fatti sono quelli del G8 genovese e riguardano le violenze di strada nell’ambito delle quali si
svolse anche l’assalto alla camionetta dei carabinieri in piazza Alimonda dove morì Carlo
Giuliani.
Alcuni legali, già durante l’udienza preliminare nel corso della quale il gip Roberto Fucigna
aveva disposto il rinvio a giudizio dei 25 imputati, avevano detto di volersi appellare alla legge
Cirami sul legittimo sospetto. Avevano sottolineato di ritenere che i giudici di Genova, città teatro
degli scontri e delle devastazioni, non fossero sufficientemente sereni per affrontare il
giudizio.
Un’opinione, però, che ha trovato conferme tra i legali di altre città, ma non ha visto concordi
gli avvocati del Foro genovese e che creò una spaccatura tra i difensori.
Non è detto, a questo punto, che chi aveva chiesto il trasferimento del processo non possa
presentare un’altra istanza di remissione per motivi diversi da quelli già elencati. A chiedere per prime
il trasferimento a Torino erano state Annamaria Alborghetti e Aurora D’Agostino del Foro di Padova
e, all’apertura della prima udienza nell’aula bunker del palazzo di giustizia di Piccapietra,
avevano fatto loro eco altri legali.
«La nostra richiesta - ha commentato ieri a caldo la decisione della Cassazione l’avvocato
D’Agostino - non era certo stata mossa dalla mancanza di fiducia nei confronti della corte giudicante
che, tra l’altro, mi sembra che si muova con assoluta serenità e sul cui operato non abbiamo, per
ora, nulla da eccepire. Ci è sembrato giusto, all’inizio del dibattimento, porre il problema alla
Corte di Cassazione perché la stessa si esprimesse sull’opportunità o meno di svolgere il processo
nella stessa città in cui avvennero gli scontri. Dobbiamo ancora leggere le motivazioni.
Non credo
comunque che presenteremo altre istanze: la nostra decisione era maturata a bocce ferme, prima che
il processo iniziasse. Ora per ripercorrere una strada simile dovrebbero presentarsi situazioni
esterne tali da farci ritenere che possano influire negativamente sulla serenità del procedimento e
quindi del giudizio»
secolo xix