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G8, nel mirino altri violenti

Publie le giovedì 26 febbraio 2004 par Open-Publishing

Presto la richiesta di rinvio a giudizio per i giovani che devastarono
le scuole della Provincia

E sul Comune parte civile è scontro D’Alema-Bertinotti
Genova Il botta e risposta è secco, sul filo di una polemica ancora
rovente. Massimo D’Alema e Fausto Bertinotti s’incontrano sul palco del
Maurizio Costanzo Show e il tema sul piatto è quello che da settimane
tormenta la vita politica genovese: la costituzione parte civile del
Comune contro i 26 black bloc italiani sotto processo per gli scontri al
G8. Processo al via il prossimo 2 marzo.

Parla il segretario di Rifondazione Comunista: «Trovo profondamente
ingiusto che il Comune - spiega Bertinotti - si costituisca parte civile
contro i manifestanti e non come parte lesa nei confronti del governo e
delle forze dell’ordine che hanno scatenato la repressione e le violenze
nei giorni del G8».

Di tutt’altro avviso Massimo D’Alema: «Il sindaco Giuseppe Pericu -
incalza il presidente della Quercia - è stato sempre una persona che si
è comportata ottimamente, sia in quei giorni che nelle vicende che
seguirono quelle violenze. Credo che anche il movimento no-global
dovrebbe costituirsi parte civile contro i black bloc che si resero
protagonisti delle devastazioni».

Ancora: «Il sindaco di Genova non si è presentato parte civile contro il
movimento dei no global, ma solamente contro degli individui, i black
bloc, che si sono resi responsabili di violenza e distruzione"
Lo scontro interno alla sinistra sul caso-Genova non si placa. E’ così
imminente l’addio di Rifondazione e dei suoi due assessori alla giunta
Pericu, mentre l’evoluzione giudiziaria delle inchieste rischia di
gettare nuova benzina sul fuoco delle polemiche.

Dai corridoi della Digos, in questura, trapela l’indiscrezione: tutta
l’indagine, tutti gli accertamenti sugli scontri di strada del luglio
2001 sono ormai conclusi. I risultati saranno consegnati ora alla
magistratura. Conseguenza: si profila nei prossimi mesi una serie di
richieste di rinvio a giudizio per altri manifestanti, protagonisti
degli scontri che fecero da contrappunto al vertice dei Grandi.

«Ci sarà - conferma il procuratore aggiunto Giancarlo Pellegrino - un
processo-bis contro i violenti del G8». In quanti finiranno sotto
processo? Cinquanta-sessanta giovani. Una parte di loro (anche se a
piede libero) per gli stessi reati contestati ai ventisei alla sbarra
dal prossimo 2 marzo: devastazione e saccheggio. Altri per singoli
episodi di resistenza o di danneggiamento. Gruppi eterogenei. Alcuni
furono fermati dalla polizia e dai carabinieri mentre si allontanavano
dalla città dopo i due giorni di scontri; altri fanno parte della
compagnia dei teatranti austriaci del Volks Theatre Karavane; altri
ancora sono stati riconosciuti dalle immagini riprese da macchine
fotografiche e telecamere.

Richieste di rinvio a giudizio in parte già stilate e chiuse nei
cassetti della procura. Per più motivi: non alimentare nuove tensioni
alla vigilia del processo e giungere a una sola, complessiva richiesta
di rinvio a giudizio. Così, tra i documenti già pronti, ce n’è uno in
particolare che rischia di mandare di nuovo in fibrillazione il mondo
politico e amministrativo locale.

I pm genovesi chiedono infatti di mandare alla sbarra cinque giovani del
centro sociale torinese Askatasuna di Torino. Sono indagati per la
devastazione delle sedi della Provincia a Quarto. Erano state concesse
come basi logistiche per l’ospitalità dei no- global che manifestavano
contro il G8. Divennero invece fortilizi nelle mani dei gruppi più
radicali e oltranzisti e vennero distrutte.

La Provincia non ha seguito la decisione del Comune, nel processo che
inizierà il 2 marzo, di costituirsi parte civile. Il nuovo procedimento,
però, toccherà episodi di gravi danneggiamenti di strutture di proprietà
della Provincia stessa, per cui sono già giunti i risarcimenti.

http://www.ilsecoloxix.it/Secolo_notizia01OK.asp?IDNotizia=168222&IDCategoria=583