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Genova: il senegalese arrestato scatena nuove polemiche

Publie le martedì 24 agosto 2004 par Open-Publishing

di Andrea Carugati

Il senegalese arrestato scatena nuove polemiche
IL CASO Sul movimentato fermo in via Pré (tre poliziotti sono finiti in
ospedale dopo avergli chiesto i documenti) ci sono testimonianze
discordanti

Manifestazione di extracomunitari davanti al tribunale, il pm rinvia il
processo per direttissima

Non si placano le polemiche scatenate dal fermo di Ndiawar M’Baye, il
senegalese sorpreso dalla polizia sabato scorso in via Pré, che secondo
alcuni testimoni è stato violentemente picchiato dagli agenti che lo hanno
fermato. Ad avere la peggio, però, sono stati gli agenti: trenta giorni di
prognosi e un polso rotto per un poliziotto, mentre un altro ha quasi
perso un dito dopo un morso inferto da M’Baye. Il giovane avrebbe dovuto
essere processato ieri per direttissima, ma il pm Valeria Fazio ha optato
per il rinvio del processo in attesa di sentire il giovane, ora in carcere
a Marassi, e di verificare due testimonianze presentate dalla difesa.

«Prima di convalidare l’arresto devo chiarire come stanno le cose: è un
mio dovere», ha detto il magistrato ieri mattina mentre fuori dal palazzo
di giustizia una piccola folla di senegalesi era giunta per manifestare
solidarietà al loro connazionale e chiederne il rilascio. Con loro anche
una rappresentanza dei centri sociali, accusati dal questore Oscar
Fioriolli «di strumentalizzare questa vicenda. La comunità senegalese non
c’entra - ha proseguito il questore - ma c’è un gruppo di senegalesi che
ha un rapporto stretto con giovani anarchici e dell’area dell’autonomia.

Si è trattato di un arresto convulso, ma in certi momenti davanti a una
persona che dà in escandescenze non si può che usare metodi coercitivi.
Inoltre siamo stati informati che alcuni amici del fermato hanno
minacciato altri stranieri perché testimoniassero a suo favore. Comunque
sarà l’autorità giudiziaria ad appurare com’è andata». Le versioni su
quanto accaduto abbondano. Ecco la testimonianza di Assane Wade, 25 anni,
senegalese che, in un italiano perfetto, sostiene di avere assitito alla
scena: «La gente urlava e piangeva, sei poliziotti hanno picchiato questo
ragazzo anche dopo averlo ammanettato.

Lo hanno tenuto con la faccia
insanguinata in terra per venti minuti, gli tenevano un piede sulla nuca e
lo hanno tempestato di calci. Sono arrivati i soccorsi e i poliziotti gli
hanno impedito di prestargli le prime cure. Una scena triste». Alla
testimonianza di Assane si è sommata anche la rabbia di Lamina,
senegalese, da 15 anni a Genova, dove lavora al mercato di Terralba: «La
polizia non ci rispetta, non rispetta gli stranieri, neppure quelli in
regola come me. Pago le tasse, ho gli stessi diritti degli altri ma loro
se ne fregano».

I poliziotti, reduci da un G8 che ha lasciato ferite
difficili da risanare, non ci stanno e, tramite Massimo Valeri,
rappresentante del Siap, uno dei sindacati della polizia, replicano: «Dopo
il G8 ci hanno spesso attaccato ingiustamente, anche in modo strumentale.
Noi siamo professionisti e stiamo cercando di promuovere una cultura della
legalità, facendolo con la massima correttezza e trasparenza».
Anche gli uomini della digos, veri fautori dell’arresto di Ndiawar M’Baye,
non concordano con quanto riferito dai testimoni: «Gli abbiamo chiesto i
documenti, come abbiamo fatto con altre centinaia di persone negli ultimi
giorni e lui ha iniziato a scalciare. Non si è trattato di un pestaggio,
ci ha aggredito».

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