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Genova, piazza Alimonda. Sono le ore 17.20 del 20/07/2001
Publie le martedì 20 luglio 2004 par Open-PublishingLa sequenza fotografica dell’assassinio di Carlo Giuliani
Genova, piazza Alimonda. Sono le ore 17.20 del 20/07/2001

Una jeep dei carabinieri rimane incastrata in una stradina stretta, tra il marciapiede
e un cassonetto, e viene circondata da un gruppo di manifestanti. Il finestrino
posteriore non esiste più, perché è stato sfondato a colpi di anfibio da uno
dei militari presenti all’interno del mezzo per aprire un varco utile a colpire
i manifestanti: contro questi ultimi viene lanciato un estintore dall’interno
del mezzo.
Dietro sulla sinistra è possibile vedere due carabinieri chiamare rinforzi, che
da immagini a campo largo si vedono essere massicciamente presenti a meno di 30
metri. Quindi è una menzogna quella secondo cui i manifestanti avrebbero assaltato
una jeep isolata. Ma inspiegabilmente gli uomini della Celere stanno fermi, non
intervengono.

Il carabiniere sul retro punta la pistola fuori dal finestrino posteriore. Il
ragazzo con la felpa lo vede. Carlo Giuliani (il ragazzo in canottiera e con il
passamontagna) invece non se ne accorge perché sta guardando a terra, dove probabilmente
vede l’estintore che sta per raccogliere.

Il ragazzo con la felpa, impaurito dalla vista dell’arma, tenta di correre lontano
dalla jeep. Sembra che gli altri manifestanti invece non si siano accorti della
pistola puntata. Carlo Giuliani raccoglie l’estintore.

Carlo Giuliani ha ora l’estintore in mano, di fronte alla faccia del carabiniere.
Probabilmente solo ora si è accorto di essere sotto tiro di una pistola.

Questa inquadratura laterale permette di valutare le reali distanze della scena,
rivelando lo schiacciamento prospettico delle immagini scattate col teleobiettivo:
nel momento in cui Carlo solleva l’estintore e sta per partire il colpo che lo
uccide, si trova a circa quattro metri della camionetta.
Questo vuol dire che il carabiniere a bordo sta per sparare - mirando deliberatamente
alla testa di Carlo - senza essere particolarmente pressato da una aggressione
ravvicinata o da situazione di rischio immediato per se stesso.

La pistola punta direttamente alla testa di Carlo. E’ una spietata esecuzione.
Presa la mira, il carabiniere esplode due colpi, uno dei quali colpisce il ragazzo:
entra sotto lo zigomo sinistro e fuoriesce dalla nuca. Sono le 17.27.

Carlo cade a terra, colpito. Il rinculo del colpo lo fa sbandare prima di cadere.
In questo momento la jeep è ancora incastrata al marciapiede.

L’autista fa retromarcia sul corpo di Carlo. Il carabiniere che ha sparato si
copre il volto con le mani.

L’autista ingrana la prima: passando per la seconda volta sul corpo di Carlo,
il mezzo si muove di pochi metri in avanti, dove molti rinforzi stanno ad aspettare.
Se erano così vicini, perchè è stato necessario sparare? Il carabiniere sulla
sinistra si mette le mani sul casco, in stato di shock.
Quello che ha sparato è ora visibile, indossa un passamontagna di quelli in dotazione
da mettere sotto le maschere antigas. Ma non ha né maschera antigas, né casco.
Anche l’autista indossa solo un passamontagna.



Carlo rimane senza vita sull’asfalto. Alcuni manifestanti si precipitano a soccorrerlo,
cercando di evitare che si dissangui. Le forze dell’ordine ora intervengono in
massa, e con violente cariche e lanci di lacrimogeni proibiscono a chiunque di
avvicinarsi al luogo in cui lo Stato ha appena commesso uno spietato omicidio.
Gli scontri attorno al corpo di Carlo proseguono per molte ore. Nel frattempo,
con le prime dichiarazioni, le forze dell’ordine negano la responsabilità dell’accaduto.
I filmati televisivi mostreranno un celerino rincorrere un manifestante urlandogli
"lo hai ucciso tu, con una pietra!", e questa è la pazzesca versione che gli responsabili
di carabinieri e polizia tenteranno di accreditare, prima che queste immagini
inizino a fare il giro delle agenzie e chiariscano a tutti da che parte è la verità.

Il personale della Pubblica Assistenza riesce ad entrare nel cerchio che le forze
dell’ordine hanno eretto attorno al corpo di Carlo. China su di lui, un’infermiera
disperata si tiene la testa tra le mani. Non c’è più nulla da fare.
Dall’analisi di questa sequenza quindi ci si accorge che:
– La cosiddetta aggressione dei manifestanti alla camionetta poteva essere dispersa
con l’intervento delle decine di uomini (bardati di tutto punto) presenti a pochi
metri di distanza. Non si è trattato, come è stato fatto credere per giustificare
il ricorso estremo alla pistola, di una offensiva a una jeep isolata e a due singoli
militari.
– La situazione di rischio per i carabinieri presenti all’interno della jeep,
derivante dall’assenza del lunotto posteriore, è stata determinata dalla assurda
scelta dei militari stessi di infrangere il finestrino.
– Carlo si è avvicinato alla jeep a mani nude, e ha raccolto l’estintore dopo
averne subito il lancio da parte del carabiniere. La sua è stata quindi una reazione
a un gesto potenzialmente omicida compiuto dal militare.
– La scelta di ricorrere all’arma da parte del carabiniere è stata assolutamente
indipendente dalla sua preoccupazione per le possibili conseguenze del gesto di
Carlo, dato che il militare estrae la pistola e la punta sulla folla ben prima
che il ragazzo raccolga l’estintore e lo rivolga verso la camionetta.
– Il carabiniere aveva tutto il tempo di utilizzare l’arma in maniera meno drastica,
tentando un colpo in aria o - in ipotesi estrema - mirando a punti non vitali.
Invece il militare, quando Carlo è ancora a diversi metri dalla camionetta, sceglie
di mirare alla testa del ragazzo ed esplode due colpi.
Caro lettore, già che sei arrivato fin qui ragiona un secondo: tu sei un
carabiniere e ti trovi all’interno di una jeep chiusa. Hai dei facinorosi attorno,
che sono a mani nude. Che cosa fai? Rompi a calci il finestrino, scagli fuori
un estintore, estrai la pistola e la punti sulla folla, poi - quando un manifestante
raccoglie l’estintore - prima ancora che costui si avvicini alla jeep miri alla
testa (alla testa, cristo) e spari. E hanno il coraggio di chiamarla LEGITTIMA
DIFESA!!!

"Hanno ucciso un ragazzo nella piazza dove sono nato"
Per non dimenticare Carlo Giuliani, 23 anni, assassinato dal regime italiano
il 20 luglio 2001.
Questa è la testimonianza oculare di un amico di Carlo:
Ero piazza Alimonda il 20 luglio alle 17.
Ero con Carlo ed alcuni altri fratelli davanti al mezzo dei CC apparentemente
"bloccato" tra cassonetto e non si sa bene cosa.
Eravamo in pochi lì davanti, una dozzina forse, e la nostra attenzione non era
proprio rivolta verso il fuoristrada dei carabinieri bensì verso il plotone di
celerini che, maschera antigas indossata, lanciavano pietre e puntavano fucili
verso i manifestanti.
I secondi scorrevano istante per istante, fotogramma per fotogramma.
Mi ha fin da subito stupito che quella jeep e chi era rimasto dentro (ho ben chiara
l’immagine di un carrubba che ha il tempo di uscire e di raggiungere gli altri)
facessero "cose strane": prima ancora che un paio di compagni si avvicinassero
ai finestrini lato manifestanti, il carabiniere all’interno colpiva ripetutamente
a suon di anfibio il lunotto posteriore del fuoristrada cercando di romperlo.
Ho visto chiaramente l’anfibio del militare sfondare il vetro posteriore della
jeep.
E’ stato proprio questo gesto inconsueto, apparentemente non comprensibile che
mi ha fatto istintivamente allontanare e correre sul sagrato della chiesa.
Mentre correvo verso il muro della chiesa avevo gia’ la sensazione di ripararmi
da qualcosa che non erano pietre o lacrimogeni.
Ero appena rientrato dalla testa del corteo disobbediente che cercava di difendersi
dalla brutale e inarrestabile violenza dei celerini che caricavano la gente con
blindati, sassi e lacrimogeni e avevo gia’ visto quelle camionette CC che arretravano
in retromarcia con la portiera aperta e la pistola puntata ad altezza d’uomo verso
la folla.
Avevo gia’ sentito pochi minuti prima quei suoni "diversi", quegli spari secchi
e concisi che si distinguevano da quelli dei lacrimogeni. Ma non avevo ancora
realizzato.
Quando mi sono girato, spalle al muro, verso la strada ho visto il corpo che giaceva
immobile per terra. Il mio respiro e il mio tempo si erano fermati. Mi sono precipitato
sul corpo urlandomi dentro: "Non e’ possibile! Perchè??! Perchè??!!".
Mi sono fermato un’istante che non finiva mai guardando Carlo, poi mi sono girato
verso quegli assassini in divisa che indicavano il corpo coi manganelli e che
cominciavano a correre verso di noi urlando.
Sono corso via con le lacrime in volto, con la morte dentro e con quegli spari
che mi rimbalzavano nei timpani.
Ho visto la testa zampillare di sangue, e poteva essere la mia.
Ho visto un corpo trucidato dal piombo, e poteva essere il mio.
Ho visto un fratello cadere...era un mio fratello!!!
Carlo era uno di noi.
VERITA’ SULL’OMICIDIO DI CARLO.
VERITA’ SUI FATTI DI GENOVA.
http://www.avvelenata.it/g8/carlo.html