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Giuliano Amato e le mie considerazioni personali

Publie le domenica 5 settembre 2004 par Open-Publishing

Pochi giorni fa, nella mailing list BSF, Franchi ha inoltrato un’e-mail relativa alle posizioni politiche espresse durante l’estate da Giuliano AMATO; che, come sappiamo, rappresenta attualmente la testa pensante più in vista nello schieramento nazionale del centrosinistra.
Quindi mi sembra utile e - con rispetto - anche divertente provare a ragionare, nei miei personali limiti, in merito a quanto da lui espresso.

Prima pagina di REPUBBLICA del 20/08/04 ­ articolo di fondo con titolo: LA SINISTRA ITALIANA CON IL MAL D’AMERICA.

Amato comincia con una premessa relativa al sistema politico che deve avere dei limiti da non valicare (bisogna cioè porre uno stop alla profondità del solco che viene scavato fra le due Italie e ai temi su cui si crea divisione). Tali limiti sono stati in buona parte valicati, e questa è una delle ragioni della diffusa insoddisfazione verso il bipolarismo - incentivata e amplificata dagli sgradevoli e rissosi dibattiti televisivi fra gli esponenti delle due parti -. ”Nell’interesse del paese, e del centrosinistra, vorrei almeno che non si andasse oltre e che fra i temi che dividono le due Italie non finisse la relazione fra noi e l’America”. Il centrosinistra non può lasciare la relazione transatlantica nelle mani della destra, come un‘arma da brandirle contro. Primo perché non sono solo di destra gli italiani che considerano un valore tale relazione ­ non si faccia quindi l’errore di ritenere schierati tutti contro l’America i tantissimi italiani che nei sondaggi si sono dichiarati per la pace e contro la guerra: non è così -. “Secondo, perché non è da posizioni antagoniste agli Usa che è possibile governare l’Italia, dove non c’è e non c’è mai stato nessun De Gaulle capace di dare loro una qualche dignità occidentale”.

Considerazioni personali:

Per cominciare, al di là della sua propria posizione politica, Amato se con la prima motivazione certifica una considerazione ovvia (si può supporre che saranno “soltanto” nella loro grande maggioranza gli italiani contrari all’attuale America), con la seconda motivazione dà un giudizio non lusinghiero sulle capacità di coloro che vengono in genere considerati gli statisti italiani dal periodo della Costituzione ad oggi; giudizio che non lascia prevedere nulla di buono anche per le eventuali nostre speranze relative al prossimo futuro (per quanto ha affermato, ci sarà in Amato un pizzico di autocritica?).

Amato continua:

con Kerry ci sarà un cambiamento, anche profondo, ma non sino al punto da trasformare il candidato democratico nel compagno Kerry e gli Usa in un nuovo alleato simileuropeo del duo francotedesco. “Se sarà eletto, sarà un presidente molto più disposto a interagire con noi e molto più aperto verso un ruolo forte e unito dell’Europa, ma sempre nel contesto di una missione per lui prioritaria, quella di garantire la sicurezza degli americani e di combattere i loro nemici”.
Quindi come reagire quando sarà Kerry, e non Bush, a rivolgere all’Europa “il suo appello alle comuni responsabilità? Ebbene noi dobbiamo rispondere a questa domanda e senza alcun imbarazzo. Più e meglio della destra, infatti, possiamo dare una risposta capace di fornire un nuovo vigore e nuovo sapore alla relazione transatlantica e di incontrare altresì le esigenze prioritarie non dei soli Stati Uniti, ma del mondo”.

Consid. pers.:

Beh, mi sembra che sia già Kerry di persona a ricordarci tutti i giorni che cambierà la forma ma che la sostanza è più o meno quella. Piuttosto, non capisco l’ultimo riferimento fatto da Amato: dobbiamo, a suo parere, essere pronti a dare una mano anche ad altri Paesi che non riescono a portare fino in fondo le proprie guerre (cos’è? una specie di par condicio delle guerre, cioè se diamo una mano agli Usa, la volta dopo dobbiamo darla alla Russia, poi di nuovo agli Usa e stavolta è il turno di Israele, e via ad andare).

Amato prosegue:

“In un seminario organizzato da - ItalianiEuropei - con un gruppo ristretto di amici e consiglieri di Kerry, è emerso subito che la sicurezza e la lotta al terrorismo saranno in testa alla loro agenda. Ma è anche emerso che per loro avere noi come partner significa avere l’Europa unita come partner, perché quell’agenda, nell’ottica dei democratici e con la spinta di un’Europa che faccia la sua parte, non potrà non includere azioni politiche e impegni economici e culturali per lo sradicamento delle povertà, per la modernizzazione del mondo islamico e per il radicamento della democrazia, che solo la concentrazione delle nostre collettive risorse può mettere in campo”.

Consid. pers.:

Tali incontri mi ricordano quando soltanto due anni fa, insieme a D’Alema e Rutelli, dello stesso Amato i nostri quotidiani descrivevano l’irritazione per non essere stato invitato a riunioni indette dall’allora nascente astro politico europeo: Tony Blair.
Poi, Amato parte con l’includere azioni e impegni, senza prima escludere il ricorso alla guerra (piccolo particolare).
Ancora, suppongo che per avere una tale concertazione Usa/Europa bisogna che ci siano vedute non dico uguali ma almeno ­ di base - simili. Invece si può ben prevedere che anche per il futuro se in Usa c’è un Presidente democratico non è affatto detto che in Europa ci sia una maggioranza, per intenderci, di centrosinistra. Per non pensare a cosa può accadere quando i due alleati saranno contemporaneamente esponenti di governo conservatori. E quando avremo esponenti che esprimeranno politiche divergenti; allora si suppone che avremo schermaglie, attese e piccoli accordi.
Dicevo che Amato includeva degli obiettivi: lo sradicamento delle povertà, la modernizzazione del mondo islamico e il radicamento della democrazia. E qui facciamo uno pari!
Sì, perché sullo sradicamento della povertà penso che si sia tutti d’accordo. Includendole però - ovviamente - tutte: povertà in Italia, nelle altre nazioni o in viaggio.
Sulla modernizzazione del mondo islamico penso che si tratti di un autogol dovuto alla foga. A meno che non vogliamo rifarci direttamente a delle Crociate rivedute e corrette, magari fisicamente incruenti (ad esempio tramite Teleputer: televisione più computer). Oppure c’è chi sul serio pensa che dobbiamo modernizzare qualcun altro?
Sul radicamento della democrazia, in genere si legge che trattasi della forma di sistema politico, attualmente la meno peggio. Certo se facciamo riferimento alla situazione nel nostro Paese, con il nostro Pres del Cons, ci fermiamo seriamente a riflettere sulla democrazia in Italia e, (dopo aver pensato ad altre nazioni con governi esplicitamente dittatoriali) belli e contenti, ci diciamo: piuttosto che niente...
Pareggio, quindi.

Amato continua:

Per questi obiettivi noi europei dobbiamo assumerci responsabilità superiori a quelle che ci siamo prese finora. “Responsabilità di buon funzionamento dell’Europa e di fiducia in quella politica estera comune che è stata fino a oggi (e per colpa di tutti, Blair e Zapatero compresi) più una chimera che una realtà; responsabilità di una allocazione delle risorse più attenta alle priorità del mondo che ai nostri protezionismi; responsabilità di impegni per la democrazia fondati sulla coerenza dei fatti e non più sull’ipocrisia delle parole”.

Consid. pers.:

Da questo elenco dei desideri, tirerei fuori l’affermazione positiva relativa all’allocazione delle risorse che penso rappresenti - questa sì ­ un’autocritica e, nel contempo, un’apertura alle priorità del mondo.
Mi ha subito sorpreso, però, che, da parte di uno come Amato, arrivi un’affermazione chiaramente errata quando spalma in modo uniforme le responsabilità personali dei premier in politica estera europea, ponendo sullo stesso identico piano Blair e Zapatero. Al di là del perché si renda artefice di un simile accostamento (perché che lascio alla libera fantasia di ognuno), Amato compie un grossolano errore per il semplice fatto che Zapatero è stato al governo tanti mesi quanti anni più o meno c’è stato Blair. Senza parlare poi del peso differente delle due nazioni in Europa e nel mondo (vedere ad esempio la voce: ONU - diritto di veto).

Amato va avanti:

In merito a questi impegni e responsabilità: “Ma si tratta proprio di ciò che si legge nei programmi e nei documenti del Partito socialista europeo, di ciò che i nostri leader hanno detto in tante occasioni, di ciò che accusiamo la destra di non fare”. In nome di questi impegni tocca a noi progressisti europei pretendere dai nostri amici palestinesi di “porre fine alla corruzione e al disordine che la loro leadership attuale non sembra in grado d’eliminare, in modo poi da saperli governare davvero i territori che verranno loro restituiti. E tocca ancora a noi pretendere che ai loro bambini non si insegni più a odiare gli ebrei”.

Consid. pers.:

Ecco qui. Amato arriva a scoprire che detti impegni e responsabilità corrispondono proprio a quelli previsti nei programmi e nei documenti del Partito socialista europeo. Non arriva a citare se stesso ma ci va molto, molto vicino.
E attenzione, perché da questo momento la casalinga di Voghera comincia a pensare che potrebbe trattare anche lei di un po’ di politica internazionale; magari in televisione, se solo Vespa dedicasse finalmente una serata al tema. Infatti, fra i tanti problemi che affliggono da decenni i palestinesi e - io dico ­ anche una buona parte degli israeliani, colui che è stato il vice nella commissione incaricata di predisporre il Trattato dell’Unione europea (indicato e sponsorizzato a spada tratta da Berlusconi ­ ved. giornali dell’epoca), colui che ha avuto da Romano Prodi il compito di ideare il programma dell’Ulivo alle recenti elezioni europee, individua il problema cardine dell’area mediorientale: l’educazione dei bambini palestinesi.
Che dite. Ci organizziamo e si va tutti in Palestina - prima che finisca l’estate - a fare un veloce programma di aggiornamento agli insegnanti del luogo?
Amato si esalta nella sua profezia del 20 agosto 2004: “territori che verranno loro restituiti”.
E sulla profezia sto zitto come un pesce!
Sì, ma dopo un attimo riprendo.
L’ultimo Presidente del consiglio italiano espressione del centrosinistra (senza Rifondazione) non si chiede come, quando, da chi, quali territori verranno restituiti, ma si pone invece il problema se i palestinesi sapranno davvero governarli...

Amato continua il discorso precedente:

“Ci sono resistenze a sinistra a fare questo, visto che mai lo abbiamo fatto in modi men che riservati e sporadici?

Consid. pers.:

E devo dire a chi è arrivato a leggere fin qui che questa affermazione mi sembra andare diritta diritta verso il senso di colpa delle persone di sinistra. Noi abbiamo la colpa di non aver preteso che ai bambini palestinesi non si insegnasse più a odiare.
Di cosa si tratta se non di una critica fatta alla sinistra, che in fondo ­ si può supporre dal ragionamento di Amato - rappresenta essa stessa la causa dell’attuale situazione che i palestinesi sono costretti a vivere.

Amato prosegue:

“Ci potrà anche essere chiesto di concorrere ad azioni militari. Potremo opporre, in questo contesto, pregiudiziali obiezioni di principio? Potremo dire che neppure in un caso come il Darfur l’Europa intende intervenire? O che neppure su sua richiesta potremo fornire al governo iracheno assistenza militare, non alla spicciolata, ma su comune decisione europea?”

Consid. pers.:

Qui Amato ci fa la cortesia di non tornare indietro fino a Hitler e ai saraceni. Menziona però un Governo iracheno che sappiamo da chi è stato nominato e a quale scopo, oltre che da chi è composto. Dell’Iraq, Amato ci parla di assistenza militare a richiesta, ma della guerra che lì da mesi si combatte che vogliamo dire?
Facciamo tutti finta di.
Così come fa finta lui.
Kerry ancora non è stato eletto. Ma Amato e, con lui, tutti noi in Europa dobbiamo già pensare non dico all’ipotesi di dover fare qualche guerra ma impegnarci a dover dire sempre di sì, così a scatola chiusa. Ci mettiamo una pietra sopra e così di guerra non ne parliamo più. La facciamo, ma insieme.
Comunque ci può essere ancora qualcuno, anche discendente da una società come la nostra, che pensa che una guerra fatta da noi europei e con l’avallo del Consiglio di sicurezza - che nella sua composizione come sappiamo corrisponde a come azzeccare un terno al lotto - possa valere la pena di essere fatta e poi magari essere difesa dalla storia nelle sue giuste motivazioni.
Per quanto riguarda le “guerre giuste e necessarie”, cito a memoria Beniamino Placido che su Repubblica di oltre un anno fa le paragonava - in modo semplice - alla pratica dell’incesto.
Una pratica con la quale l’essere umano ha tranquillamente convissuto per secoli, e che oggi è diventata un tabù.
Ecco, invece di stare tutti a ragionare su come fare nei casi eccezionali ­ cazzarola - mettiamoci a dedicare le nostre energie su come fare a vivere meglio e bene con tutti, godendoci la pace.
Facendo così diventare la guerra un tabù.

Amato conclude:

Affrontiamo queste questioni, discutiamole fra noi nel centrosinistra e arriviamo a posizioni e risposte chiare. E’ nostro dovere e interesse dimostrare agli italiani che “coltivare la relazione transatlantica non è dar ragione al presidente Usa qualunque cosa egli faccia, ma lavorare insieme per obiettivi concertati e con mezzi condivisi in un mondo che solo su tale relazione può costruire un futuro migliore. Sono convinto che c’è un largo consenso nel centrosinistra sulle posizioni che ho qui ricordato ed espresso. E se vi sarà chi dissente, non potrà non valere il nuovo senso di responsabilità di cui si è fatto interprete lo stesso Fausto Bertinotti nei giorni scorsi. Confrontiamo idee e programmi ­ ha detto ­ ma poi chi sarà in minoranza si adeguerà alle posizioni della maggioranza. E allora muoviamoci. Contrastiamo ostilità e pregiudizi, prima che sia troppo tardi”.

Consid. pers.:

Su Bertinotti dirò la mia opinione se e appena riuscirò.
Beh, Amato prova a chiudere il cerchio e a tirare su la rete.
E’ chiaro da ciò che ho provato a scrivere che io preferisco morire - con calma - fuori dalla sua rete. Ma Amato, chiudendo, fa anche finta che siano acquisite e condivise alcune certezze che si basano più sul comune sentire che sulla realtà dei fatti.
Innanzitutto, non è detto che è solo su una privilegiata relazione transatlantica che si può costruire un futuro migliore. Ci sono tante altre realtà che già oggi sono in grado di rappresentare di più e meglio il futuro. Penso ad esempio a quelle nazioni che si sono distinte al Wto a Cancun (Sì, lo so, è stato solo un inizio e magari si son fatti poi dei passi indietro. Ma comunque sappiamo che lì son successe per la prima volta delle cose molto importanti).
Poi, di certo il mondo non morirà con gli Usa.
Sappiamo tutti ­ anche chi fa finta - che è solo questione di tempo.
Lavoriamo allo scopo di limitare quanto più è possibile la durata dell’impero Usa oppure si fa un’alleanza così come ci viene proposto?
Sulla convinzione di Amato che le sue valutazioni nel centrosinistra abbiano un largo consenso, vabbe’. I partiti attualmente esprimono a maggioranza quello che lui dice. Ma fra la gente mi sembra che lo stesso Amato pensi che sia dura far digerire tali rapporti di fratellanza.
Quindi, quando si chiede “se vi sarà chi dissente” fa un piccolo torto anche alla propria intelligenza oltre che a quella di chissà quante persone.
Poi tira fuori lo scudo Bertinotti.
Devo sottolineare che Giuliano Amato conclude il suo ragionamento con un’affermazione pesantemente delicata. “Contrastiamo ostilità e pregiudizi, prima che sia troppo tardi”. Come a dire tutto ciò che non è con me...è ostilità e pregiudizio. E non diamogli a questi - che la pensano in modo diverso - il tempo di organizzarsi.
Quella di Amato è una frase pesantemente delicata perché lasciata cadere lì, in chiusura, affinché rimanga impressa nella mente di chi legge senza più soffermarvisi. Una frase che vuol sembrare scontata ma che invece - ragionandoci - risulta semplicemente agghiacciante. Fra l’altro detta da un uomo di centrosinistra e di cultura.
Per rispondere a pari livello, si potrebbe far riferimento a incarichi politici più o meno recenti.
I suoi.

5/9/4 - Leopoldo BRUNO