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I pacifisti si incontrano a Roma: in carovana verso i luoghi di guerra
Publie le martedì 27 gennaio 2004 par Open-PublishingUna grande manifestazione contro la guerra, il 20 marzo, che si annuncia planetaria ma in Italia è
ancora tutta da costruire. Sullo sfondo, la ripresa di una campagna pacifista che negli ultimi
mesi ha segnato il passo nonostante le cattive notizie dai vari fronti bellici non manchino. Per
questo le diverse anime di quello schieramento che un anno orsono si preparava a scendere in piazza in
una delle manifestazioni più imponenti della storia sono tornate a rivedersi ieri a Roma.
Rispetto
ad allora, mancavano le Acli e la Cisl, e qualcuno, come la Tavola della pace, si è manifestato
scettico rispetto all’organizzazione di una manifestazione nazionale il 20 marzo («meglio tante
iniziative locali»), ma per il resto c’erano un po’ tutti, dalla Cgil alla Fiom, dal Prc ai Cobas,
passando per la Rete Lilliput, i social forum e l’Arci, Giovani comunisti e disobbedienti, la
sinistra Ds di Socialismo 2000 e la Sinistra giovanile, e il neocostituito Forum contro la guerra.
Discussione aspra su alcuni argomenti, in particolare sul binomio guerra-terrorismo, simmetrico per
alcuni, assolutamente asimmetrico per altri, ma anche tante buone intenzioni di voler fare un passo
indietro, abbandonando polemiche e divisioni e ritrovando l’unità perduta del movimento pacifista.
Sulle parole d’ordine dell’appello lanciato dai pacifisti americani qualche mese fa e approvato
dai social forum di Parigi e Bombay: ritiro di tutte le truppe d’occupazione dall’Iraq; diritto
all’autodeterminazione del popolo iracheno. Con sullo sfondo il conflitto israelo-palestinese e un po’
meno quelli in Afghanistan e in Cecenia, presenti nel documento finale del Forum sociale europeo
di Parigi e per ora assenti dal dibattito italiano. Per questo è stata nominata una commissione che
lunedì sottoporrà al comitato una prima bozza di appello di convocazione della manifestazione,
così come è stata costituito un altro gruppo che dovrà occuparsi dell’organizzazione di alcune
carovane di pace: quattro internazionali, con pacifisti che andranno in Iraq, Iran, Kurdistan e
Palestina; e due nazionali, una dal sud e l’altra dal nord, che dovrebbero partire agli inizi di marzo e,
incontrando nelle diverse tappe movimenti e comitati locali, arrivare a Roma in tempo per la
manifestazione del 20, anniversario dell’inizio dei bombardamenti in Iraq.
Altra tappa di avvicinamento dovrebbe essere il 15 febbraio, con iniziative però ancora tutte da
decidere. Anche in questo caso si tratta di una «ricorrenza», questa volta della discesa in campo
di quella che il New York times definirà come «la seconda superpotenza mondiale». Oltre cento
milioni di persone, il 15 febbraio di un anno fa, manifestarono contemporaneamente in diverse città del
mondo per fermare un attacco che in quei giorni appariva ancora evitabile. Il comitato incontrerà
anche i parlamentari dell’opposizione che lo scorso anno fecero un appello contro la guerra in
Iraq, anche se è proprio nel fronte parlamentare che appaiono le crepe maggiori, come dimostra
l’intervista rilasciata qualche giorno fa al Corriere della sera da Massimo D’Alema. Il presidente dei
Ds proponeva all’opposizione di astenersi sul voto al rifinanziamento della missione italiana in
Iraq. Attirandosi le critiche di correntone Ds, Pdci, Verdi e una cinquantina di deputati della
Margherita. Divisione che è riecheggiata nel movimento pacifista quando la Tavola della pace ha
chiesto di non inserire il ritiro delle truppe tra le parole d’ordine della manifestazione del 20,
perché sarebbero poco efficaci e non condivise da tutti.
Il Manifesto