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IL CASO G8 Cresce la tensione politica. Anche i Verdi si dividono sulla costituzione di parte civil

Publie le domenica 22 febbraio 2004 par Open-Publishing

No global, Ds nella tempesta

IL CASO G8 Cresce la tensione politica. Anche i Verdi si dividono sulla
costituzione di parte civile del Comune

Domani resa dei conti fra maggioranza e correntone

La doppia anima dei Ds - la maggioranza fassiniana e il correntone di
Berlinguer - è dilaniata in queste ore tra l’urgenza di scongiurare una
crisi senza ritorno, con effetti dirompenti sul piano nazionale, e il
bisogno di difendere opposte vedute sulla decisione del Comune di
costituirsi parte civile contro 26 manifestanti del G8 accusati di
devastazione e saccheggio. Ieri, in casa della Quercia, è stata una
giornata campale. Tra puntualizzazioni, gridi d’allarme, richiami
all’ordine, velate minacce. Mario Tullo, segretario provinciale dei Ds, è
diventato suo malgrado il simbolo di una scissione strisciante. Mino
Ronzitti, vicepresidente del consiglio regionale ed esponente del
correntone, lo ha accusato di aver dato per scontato «una linea unitaria
mai decisa né in sede di gruppo consiliare né di segreteria provinciale».
Insomma, la richiesta della minoranza diessina di sospendere la delibera
sul G8, che ha già fatto scattare la minaccia di Rifondazione di uscire
dalla giunta, era sempre stata chiara. Su tutto, a incupire ancora di più
il clima politico, la Grande Paura: le dimissioni del sindaco.

«Qualcuno sta facendo il gioco del cerino - dice preoccupato Ronzitti - ma
noi non ci stiamo. Il senso dell’appello dei sei consiglieri comunali
dell’area Berlinguer (Casagrande, Delpino, Morettini, Lavagetto, Biggio,
Molfino ndr) nasce dalla consapevolezza che la situazione possa precipitare
irrimediabilmente e irresponsabilmente». «Sconcerta - scrivono in una nota
Ronzitti e Andrea Sassano, altro coordinatore ligure della mozione
Berlinguer - la posizione della Margherita e di quanti pongono diktat che
non portano da nessuna parte». Piena e totale fiducia a Pericu, come pure
è«fuori discussione la necessità che la magistratura accerti pienamente
tutte le responsabilità di chi ha violato i più elementari diritti umani».
Da parte sua, Tullo dà appuntamento a domani, quando la spaccatura interna
sarà all’esame del comitato politico. «Non sarà un processo alla minoranza
 sottolinea Tullo, che ieri si è febbrilmente consultato con i
parlamentari nazionali - Piuttosto cercheremo un chiarimento politico». Poi
apre uno spiraglio: «Se non si enfatizza politicamente questo atto, si
potrà adottarlo anche nei processi della Diaz e della caserma di
Bolzaneto».

Lo spunto sono le parole del segretario di Rifondazione
Comunista, Fausto Bertinotti che, nell’intervista al Secolo XIX pubblicata
sabato, aveva invocato un impegno dell’amministrazione a 360 gradi nei
processi del G8. Mario Margini, segretario regionale ds, ribadisce: «I
violenti vanno condannati a trecentossessanta gradi». E richiama la
minoranza del partito «a fare un passo indietro», stigmatizzando il
«pesante attacco a Tullo». «Non vorrei che il malcontento nazionale in seno
al centro sinistra - conclude Margini - si riflettesse sul caso genovese».
Anche l’assessore Marta Vincenzi, incaricata con il collega Borzani di
redigere il documento politico che dovrebbe accompagnare e "sanare" l’atto
amministrativo della discordia, teme «i troppi mal di pancia» e si dichiara
«sorpresa e molto amareggiata» per l’iniziativa degli ex compagni del
correntone.

Il sindaco ha ribadito ieri che la mediazione sarà cercata in
giunta. Base di partenza, la proposta politica di Borzani e Vincenzi. La
chiave? I processi per la Diaz e Bolzaneto. Contro la delibera si schierano
anche il senatore dei Verdi Francesco Martone e Gianfranco Bettin,
vicepresidente della Federazione del "Sole che ride". Marco Boato e
Cristina Morelli, leader del gruppo misto alla Camera e presidente dei
verdi liguri, si limitano invece ad auspicare un approccio soft del Comune
al processo.

Enzo Galiano

Secolo xix