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di Patrick MIGNARD
"LAVORO - REDDITIVITA’ - PROFITTO"
Si ha il diritto di domandarsi perché il MEDEF (la CONFINDUSTRIA francese, NdT)
ed il padronato in generale, in Europa, non é riuscito ad imporre questa divisa
che, per quanto sia il credo del sistema mercantile fin dalle sue origini, sta
per fondare une vera « etica sociale ».
La sottomissione a questo « imperativo categorico economico » diventa ormai la
regola e rende incongrua ogni rivendicazione sociale.
La politica di aumento della durata del lavoro senza aumento di salario, inaugurata dalla SIEMENS nel giugno 2004 in cambio della promessa di « non trasferire all’estero gli impianti », é probabilmente una tappa essenziale nel modo in cui il sistema mercantile conta di farsi carico delle sue contraddizioni e farle sopportare ai lavoratori dipendenti. Il ragionamento che porta a questa misura é implacabile per rigore e razionalità al punto da lasciare senza voce i sindacati che si trovano, almeno per quelli che si oppongono, completamente intrappolati.
I DATI DEL PROBLEMA
Possono riassumersi in una frase : si tratta per i lavoratori di « accettare » un aumento della durata del lavoro senza aumento di salario. Situazione inimmaginabile ancora qualche anno fa..
SIEMENS (Germania) - La direzione minaccia di spostare 5000 posti di lavoro (il gruppo occupa 170 000 dipendenti in Germania) in Europa dell’Est ed in Cina se in certi stabilimenti non vengono adottate delle misure di riduzione dei costi. Risposta del sindacato IG Metall di fronte a questo « ricatto » : manifestazione di 25 000 lavoratori il 18 giugno. Dopodiché viene firmato un accordo quadro fra le parti per : « preservare e sviluppare l’occupazione, la competitività e l’innovazione » - testo di compromesso che non regola nulla. Successivamente, un altro « accordo locale » permette di « salvare » la metà degli effettivi in due stabilimenti (a Bocholt e a Kamp-Linfort in Renania del Nord - Westfalia), cioé 2000 posti di lavoro che rischiavano di andare in Ungheria.
Il « prezzo da pagare » per questo « salvataggio » : passare da 35 a 40 ore settimanali, oltre alla soppressione dei premi a Natale e per le vacanze, sostituiti da un premo in base ai risultati... La riduzione della spesa salariale é valutata in un 30%. E la direzione spiega : « Questi stabilimenti sono ormai competitivi come quelli ungheresi, abbiamo colmato le lacune di produttività ». Le trattative continuano a proposito di altri 3000 posti di lavoro..
BOSCH (Francia) 10 700 dipendenti in Francia - Stabilimento di Vénissieux (Rodano). Un aumento di sei giorni di lavoro all’anno, senza aumento di salario, é proposto ai lavoratori e questo per « evitare » lo spostamento dell’impresa nella Repubblica Ceca. Ma già più della metà dei dipendenti ha accettato di passare a 36 ore. La direzione s’impegna da parte sua a « salvare » 190 posti di lavoro fra i 300 che dovevano essere soppressi entro il 2008.
La porta é aperta... il padronato si precipita nella breccia.
L’IMPLACABILE LOGICA MERCANTILE
Herder von Pierer, presidente della Siemens, ha qualificato l’accordo di « vittoria della ragione ». E’ duro da ammettere ma, in un certo modo, dal punto di vista del sistema ha ... ragione. Non si é più in effetti nella configurazione classica nella quale si puo’ soddisfare una rivendicazione operaia recuperando tutto in seguito mediante l’aumento dei prezzi o dei ritmi di produzione. La mondializzazione mercantile impone regole più drastiche ai produttori e permette soluzioni più radicali per mantenere i profitti. Il trasferimento degli impianti é l’arma quasi assoluta.
Non si é più nella situazione in cui i lavoratori potevano vedere soddisfatte le loro rivendicazioni imponendo al padronato una restrizione dei suoi profitti, una situazione in cui detto padronato non aveva scelta davanti alla mobilitazione dei suoi dipendenti, una situazione in cui non aveva via d’uscita. Oggi non soltanto il padronato puo’ far valere elementi di concorrenza totalmente esterni all’economia nazionale che gli sono imposti, ma ha anche gli strumenti per « aggirare » il rifiuto dei suoi dipendenti di accettare le sue condizioni trasferendo gli impianti all’estero.
I sindacati, come vedremo, non hanno nulla da opporre a questa logica, ed é dunque del tutto logico che l’impresa metta « le carte in tavola » mettendoli davanti ad una scelta che non é tale. Prendere o lasciare.
« Sono sicuro che riusciremo a concludere a livello locale nuove alleanze per il lavoro » aggiunge Dieter Hundt, presidente dell’associazione degli imprenditori, a proposito dell’accordo Siemens/IG Metall, e ha ragione... i sindacati non hanno più scelta.
I SINDACATI IN TRAPPOLA
Negli anni 90 lo stato britannico (governo Thatcher), per ottenere lo stesso risultato, era stato obbligato ad una guerra difficile contro i sindacati operai (lo sciopero dei minatori era durato un anno). Oggi gli stati francese e tedesco e quelli che seguiranno non hanno neppure più bisogno di “sporcarsi le mani” e di rischiare di pagare il prezzo politico di misure impopolari. I sindacati non saranno neppure distrutti, sarebbe un elemento di disordine nel paesaggio politico, ma diventeranno complici, spinti a questo dalla massa dei lavoratori ormai col “coltello alla gola”, oppure marginali per le loro posizioni che sembreranno irrealiste (salvare posti di lavoro “ben remunerati” di fronte alla concorrenza internazionale).
Quando il presidente di IG Metall dichiara: “Se qualcuno pensasse adesso di farne una regola generale, noi ci opporremmo » non si puo’ che essere scettici. « Se qualcuno pensasse »... ma tutti i dirigenti di impresa ci pensano, anzi non pensano ad altro... E’ una vera « autostrada » che si apre davanti a loro e non rinuncieranno ad imboccarla tanto più che i lavoratori non hanno più scelta. I sindacati protesteranno, é sicuro,...ma non andranno oltre... e il padronato lo sa.
I sindacati sono oggi completamente scavalcati dalla situazione. E quel che é peggio per loro é che in assenza di un’alternativa politica la massa dei lavoratori, per salvare il posto, é obbligata a cedere al dictat dell’impresa mettendo il sindacato davanti alla scelta fra seguire, e dunque collaborare, o essere sconfessato. Certi sindacati hanno ormai fatto la scelta della collaborazione, altri sono decisi a resistere, almeno a parole, sapendo molto bene che saranno portati prima o poi a capitolare.
Cosi’ il diritto al lavoro - vedi l’articolo « IL LAVORO IN QUESTIONE (1) - passa per i lavoratori per la sottomissione alle condizioni imposte dalla valorizzazione del capitale. Viene loro nettamente specificato che questo diritto é « condizionale », rimandando la palla nella loro metà campo ; il padronato ed i gestori del sistema mercantile intimano loro di scegliere essi stessi fra l’occupazione « al ribasso » o l’esclusione. Lo stato ed i poteri pubblici in generale sono cosi’ liberati da un compito pesante di conseguenze sul piano politico : il degrado delle condizioni di lavoro. Quanto ai sindacati, la scelta é fra collaborazione e sconfessione.
Ecco oggi i nuovi dati del problema. E’ evidente che la nuova situazione necessita da parte dei lavoratori di un’altra strategia rispetto alla vecchia strategia sindacale ereditata dal 19° secolo. Sapranno trovarla? La questione é tutta li’.
Tradotto dal francese da Karl e Rosa - Bellaciao