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IN ENTRAMBI I CASI: BERLUSCONI E GRILLO

par Marco Marco Missaglia

Publie le sabato 30 marzo 2013 par Marco Marco Missaglia - Open-Publishing

C’è una evidente linea di continuità Berlusconi-Grillo. In entrambi i casi gli italiani hanno massicciamente premiato dei parvenues della politica: leader che non avevano alle spalle una storia di consigli comunali, banchetti, associazioni ed altre palestre di mediazione. Leader costitutivamente inadatti al confronto, vuoi perché abituati al comando della fabbrica (e, diceva Bobbio, “la democrazia si ferma ai cancelli della fabbrica”), vuoi perché abituati al monologo da palcoscenico.

In entrambi i casi alle piazze reali si sono preferite quelle televisive e virtuali. In entrambi i casi l’uso spregiudicato e selettivo della democrazia diretta e della “trasparenza”. Spregiudicato, per acclamare il leader al di fuori di qualsivoglia procedura formale (rituale da “vecchi partiti”); selettivo, perché certe riunioni vanno in streaming (e i gonzi se la bevono, convinti che il Grande Fratello sia realtà), altre no. In entrambi i casi il trucco semantico: alle categorie di destra e sinistra (roba vecchia!) si sostituiscono quelle di “moderato”, “vecchio”, “nuovo”, “comunista”.

Un trucco utilissimo, d’altra parte: serve a far credere che la questione sociale, l’immensa questione sociale che sta di fronte a questo paese, la si possa risolvere facendo ricorso o alla generosità compassionevole (Berlusconi) o alla battaglia sui “beni comuni”, come se il diritto all’acqua e alla biodiversità garantissero di per sè la tenuta dei salari reali. In entrambi i casi, dunque, l’eliminazione del confiltto sociale come categoria di lettura del reale: perché se vanno bene le imprese, andiamo bene tutti e perché invece di lottare per ciò che è mio, meglio rivendicare ciò che è nostro. In entrambi i casi, un’ignoranza disperante.

In entrambi i casi, tanto peggio tanto meglio. In entrambi i casi, fascismo. Che non è manganelli e olio di ricino, ma la somma di queste cose qui.
Mi intristisce vedere quanti intellettuali italiani, gente che gli fanno pubblicare i libri, non abbiano capito. Non che siano in malafede: non hanno proprio capito. Ci spiegano anzi che Grillo era uno dei pochi ad aver afferrato che Berlusconi rappresentava un pericolo per la democrazia, non capendo, appunto, che Grillo è una diversa manifestazione del medesimo fenomeno.

La sinistra italiana, da Bersani ad Ingroia, ha mille e gravi colpe (dal non aver immaginato una Europa diversa da questa orrenda versione che ci impoverisce sino all’essersi condannata al minoritarismo settario, poliziesco e sostanzialmente irrilevante); ma continuo a ritenerla un’orizzonte preferibile a questa desolazione. Tanto meglio, tanto meglio.

PS: poi magari Bersani adesso farà l’accordo col centrodestra, e scopriremo allora l’ennesima analogia tra Berlusconi e Grillo. In termini di strategia politica di breve termine, è gente che ci sa fare. Nel lungo termine saremo tutti morti.

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