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IN NOME DI PEPPINO
par Antonio Recanatini
Publie le martedì 14 maggio 2013 par Antonio Recanatini - Open-Publishing5 commenti

Saviano non mi è stato mai simpatico Saviano, forse per quell’esternazione fantasiosa sullo stato d’Israele, forse perché chi denuncia la camorra non dovrebbe evitare di raccontare le storie vissute dal padre, forse perché leggendo Maggiani, Baricco, Erri De Luca e altri intuisco la verve da scrittore italiano di questo tempo , “particolare” non avvertito leggendo Gomorra.
Fors...e perché quando fu incalzato da Vittorio Arrigoni in un video messaggio sulla realtà di Gaza, non rispose e forse perché pubblicare il suo “capolavoro” con la mondadori e lavorare in tv per la endemol, sempre di Berlusconi, si paventò come un conflitto di interesse arginato dal sospetto.
Logicamente in quest’orgia di attori improvvisati, travestiti da giornalisti, scrittori, attori, perbenisti, siam soliti sottovalutare il fenomeno Saviano, forzatamente in prima pagina, rimpinguando un concetto semplice e lungimirante: attaccare la camorra, specie i clan di terzo grado giova enormemente alle tasche. Parlare di poteri occulti o di sovranità monetaria come fa Barnard può lasciarti in mutande e poi, diciamolo chiaro, non abbiamo Moravia sul corriere, ma molto cani da tartufo.
Ma quando questi “fenomeni” si ergono a paladini della massa, allora è naturale non sminuire il posto occupato e guardare con attenzione l’evoluzione della realtà; infatti mio nonno ripeteva a memoria -il dubbio è rivoluzionario-.
Ogni volta, ve lo garantisco, io mi chiedo se il dubbio che ci poniamo è supportato da fatti, non da pregiudizi.
Allora, aggiungo ai fatti citati, l’ultima avventura dello scrittore, giornalista, presentatore …, (non aggiungo altre verità, il suo curriculum è invidiabile), si è consumata con una denuncia/querela ai nei confronti di Paolo Persichetti.
La denuncia di Saviano si basava su una verità svelata dal Persichetti, perché il fenomeno, sentendosi scoperto, ha puntato ad una rivalutazione straordinaria di una menzogna, come sfiorato da delirio.
Persichetti su Liberazione sconfessava un’ipotetica telefonata che Saviano millantava in un suo libro, tra sé e la madre di Peppino Impastato, Felicia.
Racconta Saviano nel testo: “Inviavo a Felicia gli articoli sulla camorra che scrivevo, così, come per una sorta di filo che sentivo da lontano legarmi alla battaglia di Peppino Impastato. Un pomeriggio, in pieno agosto mi arrivò una telefonata: “Roberto? Sono la signora Impastato!” A stento risposi ero imbarazzatissimo, ma lei continuò: “Non dobbiamo dirci niente, dico solo due cose una da madre ed una da donna. Quella da madre è stai attento, quella da donna è stai attento e continua”. Insomma, tutto inventato.
E lo scrisse il giornalista: “La madre di Peppino non aveva il telefono e faceva le telefonate tramite me. Non mi risulta che abbia telefonato a Roberto Saviano. Faccio notare che mia suocera è morta nel 2004 e il libro Gomorra è uscito nel 2006″, raccontava la moglie, Felicia Vitale.
E ora c’è la sentenza: Saviano si era inventato tutto, Persichetti aveva diritto di scrivere un articolo in merito. Ora non punterò il dito, sarebbe semplice, ma, ognuno di noi, deve rendersi conto della realtà che ci circonda, la malattia che colpisce i personaggi nostrani risulta indissolubile, inguaribile e infettiva, il delirio di onnipotenza rasenta la follia. Permettetemi di chiudere con una considerazione personale, non c’è mai stata una telefonata tra Felicia e Saviano, ma ammesso ci sia stata, non sarebbe da raccontare in un romanzo, sebbene i suoi abbiano un nesso con i fotomontaggi. Se proprio voleva avvalersi di una fandonia c’erano altri da scegliere, non di certo in nome di Peppino Impastato e denunciare Persichetti è stata una squallida trovata.
Messaggi
1. IN NOME DI PEPPINO, 14 maggio 2013, 10:16, di Peppino vive!
Dico che continuare a parlare di Saviano, anche in negativo, contribuisce a creargli pubblicità, come sempre quando si esagera con l’accanimento nei riguardi di qualcuno. Tanto chi lo idolatra non cambia opinione e chi non lo stima non ha bisogno di vittorie nei tribunali.....che non diventano vangelo solo quando ci danno ragione.
1. IN NOME DI PEPPINO, 14 maggio 2013, 13:30, di Antonio Recanatini
hai ragione e posso dirti che prima di scrivere ho pensato mille volte a quello che tu, giustamente, ricordo. Ho finito nel convincermi che per battere i falsi paladini bisogna sporcarsi le mani, almeno per quelli come me. Ciao
2. IN NOME DI PEPPINO, 16 maggio 2013, 12:52, di peppino vive!
Sulla falsità del paladino non concordo. Cosa pensi lui di se’ stesso e chi lo idolatra posso immaginarlo ed è eccessivo questo è certo. Ma credo sia sbagliato pretendere dalla gente che sia perfetta. Il "falso paladino" vive da anni con la scorta e è stato condannato a morte dalla camorra. Vuol dire che è un santo? No, vuol dire che le minacce nei suoi riguardi sono state ritenute credibili, vuol dire per la camorra è un nemico, e non è poco per un ragazzo. Anche Borsellino era di destra e faceva il suo lavoro di magistrato. Non mi sembra ci si accanisca con lui come ci si accanisce con Saviano. Quanto al paragone con Impastato....nessuno regge a quel paragone, Impastato era un compagno e non lottava solo contro la mafia ma anche per un mondo più giusto. Ciao
3. IN NOME DI PEPPINO, 18 maggio 2013, 22:41, di Antonio Recanatini
non possiamo parlare, hai ragione, paragonare Saviano a Borsellino è come paragonare un bue ad un agnello!
2. IN NOME DI PEPPINO, 14 maggio 2013, 14:37, di Glauco
Mi chiedo perchè questa notizia non si trova su nessun quotidiano, a parte qualcuno tipo Libero che la strumentalizza... ho cercato tanto un sito che desse la notizia in modo chiaro per poi poterla condividere sui social... alla fine ho pubblicato direttamente dal blog...
ma questa cosa mi fa veramente riflettere, è in atto una sorta di protezionismo nei confronti di Saviano, lui può parlare di qualsiasi cosa da santone e nessuno può parlare di lui (se non bene)... provate a cercare e resterete di stucco...
G