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IRAQ: DUE GIORNALISTI FRANCESI PRESI IN OSTAGGIO
Publie le domenica 29 agosto 2004 par Open-Publishing
I due giornalisti francesi dispersi da piu’ di una settimana in Iraq sono stati rapiti da un gruppo integralista, l’ormai famigerato ’Esercito islamico in Iraq’, che ha dato 48 ore al governo di Parigi per revocare una nuova legge che bandisce il velo islamico nelle scuole pubbliche.
L’annuncio del rapimento e’ stato dato dalla televisione satellitare del Qatar Al Jazira, che ha mostrato due brevi sequenze nel quale compaiono i due giornalisti, Christian Chesnot e Georges Malbrunot. I due uomini affermano di essere stati presi in ostaggio dal ’Esercito islamico in Iraq’, il medesimo gruppo che ha assassinato il giornalista italiano Enzo Baldoni dopo averlo sequestrato.
Secondo Al Jazira, i rapitori esigono che ’’la Francia revochi, entro 48 ore, la legge che vieta l’uso del velo ’’islamico nelle scuole pubbliche’’, sottolineando che ’’tale legge e’ un’ingiustizia e un’aggressione nei confronti della religione islamica e delle liberta’ individuali’’. L’emittente non ha precisato se il gruppo ha minacciato di uccidere i due ostaggi se la Francia non accettera’ la loro richiesta.
Nel video uno dei due giornalisti, Christian Chesnot, che indossa una maglietta grigia, afferma in un arabo approssimativo. ’’Siamo con i fratelli dell’Esercito islamico in Iraq’’. ’’Io vorrei dire innanzitutto ai miei familiari che va tutto bene’’, ha detto dal canto suo in francese Georges Malbrunot.
A Parigi, un portavoce del ministero degli esteri francese ha dichiarato alla Reuters: ’’Non abbiamo nulla da dire. Stiamo cercando di analizzare le informazioni che abbiamo ottenuto nello stesso modo in cui le avete avute voi’’.
Chesnot, collaboratore delle radio pubbliche Radio France e Radio France Internationale (Rfi), e Malbrunot, inviato speciale del quotidiano Le Figaro e del giornale regionale Ouest-France, sono scomparsi il 20 agosto. Quel giorno dovevano trasferirsi da Baghdad alla citta’ santa sciita di Najaf, nel centro del Paese, dove erano in corso feroci combattimenti tra le forze americane e le milizie dell’imam ribelle Moqtada Sadr. Ma non e’ affatto certo che siano arrivati a destinazione: nessuna loro traccia e’ stata trovata nei due piccoli hotel frequentati dai giornalisti, nessun collega a Najaf li ha visti.
Ieri il redattore capo della cronaca estera di Le Figaro, Pierre Rousselin, aveva ipotizzato che i due fossero stati ’’rapiti per errore’’. ’’Forse i rapitori non sapevano che erano giornalisti e di nazionalita’ francese?’’, si era chiesto, alludendo al fatto che la Francia, a differenza della Gran Bretagna, dell’Italia e di altri Paesi alleati degli Stati Uniti, non ha inviato un contingente militare in Iraq.
Quando l’ ’Esercito islamico in Iraq’ ha rivendicato il rapimento di Baldoni, martedi’ scorso, ha imposto all’Italia un ultimatum di 48 ore per ritirare le proprie truppe dall’Iraq. Scaduto il termine, giovedi’ sera, Al Jazira ha annunciato l’uccisione del giornalista italiano.
Con i suoi cinque milioni di musulmani, la Francia e’ il Paese europeo con la piu’ vasta popolazione islamica. La legge sul velo islamico - approvata dal Parlamento francese nel marzo scorso- proibisce l’esibizione ostentata di simboli religiosi -non solo il velo islamico, ma anche grandi croci, kippah ebree, turbanti- nelle scuole pubbliche del paese, in nome del principio della laicita’.
Il provvedimento, che ha destato aspre proteste tra i musulmani - in Francia e in altri Paesi - sara’ applicata a partire dall’inizio dell’anno scolastico, in settembre.
CALMA A NAJAF, MA NON NEL RESTO DEL PAESE
Dopo aver subito tre settimane di bombardamenti incrociati, Najaf e’ tornata oggi lentamente alla vita e ha ricevuto anche la visita di una squadra di ministri del governo Allawi, desiderosi di verificare gli enormi danni inflitti alla citta’ santa e programmare gli interventi necessari, ma anche di rendere omaggio al grande ayatollah Ali Sistani, il cui intervento ha evitato all’ultimo momento un bagno di sangue che ormai sembrava inevitabile. La grande moschea e’ tornata nelle mani delle autorita’ religiose, che hanno a loro volta iniziato una verifica dei danni e l’inventario dell’enorme tesoro custodito nei sotterranei del mausoleo dell’imam Ali, che si teme sia stato in parte trafugato.
Nelle strade, dove gli abitanti della citta’ hanno iniziato a rimuovere le macerie, non si sono visti i miliziani del giovane leader sciita ribelle Moqtada Sadr e anche i ministri giunti da Baghdad hanno confermato che di armi nella moschea - che il governo conta di riaprire al pubblico entro 10 giorni - non ce ne sono piu’. Guidata dal ministro senza portafogli Kasim Daoud, la delegazione di cinque membri del governo e’ giunta a Najaf a bordo di due elicotteri Black Hawk americani e ha attraversato la citta’ scortata da molte auto della polizia. ’’Siamo venuti a Najaf per consolidare l’accordo di pace che abbiamo raggiunto e per congratularci con il grande ayatollah Ali Sistani’’ per il successo della sua mediazione, ha detto Daoud. L’incontro con l’anziano leader spirituale sciita e’ durato una ventina di minuti, nel corso dei quali i ministri hanno assicurato a Sistani che ’’la ricostruzione di Najaf sara’ una delle priorita’ nel budget del governo’’.
Sistani ha oggi accolto nella sua casa anche la Marjaiya, la direzione religiosa sciita, che ha ribadito di essere contraria alla lotta armata contro l’occupazione americana, secondo quanto riferito un portavoce di uno dei quattro grandi ayatollah iracheni al termine dell’incontro. Ma se a Najaf e’ tornata la calma e si sono svolte riunioni finalizzate a rafforzare la pace, nel resto del Paese ci sono stati numerosi episodi di violenza e anche la crisi degli ostaggi ha registrato nuovi drammatici sviluppi. A Falluja, la turbolenta citta’ del triangolo sunnita, l’ aviazione americana ha compiuto la notte scorsa un ennesimo raid. Il bilancio, secondo fonti ospedaliere, e’ di cinque persone uccise e 32 ferite.
A Baquba, non lontano da Falluja, sei agenti di polizia sono stati uccisi e undici persone ferite, fra cui nove poliziotti, in un attacco armato contro un posto di blocco. Nella capitale gli scontri peggiori ci sono stati nel degradato quartiere sciita, Sadr City, dove cinque persone sono morte. Un colpo di mortaio caduto nei pressi della sede del comitato olimpico ha inoltre ucciso altre due persone. E mentre ancora permangono molti misteri sul rapimento e la tragica fine di Enzo Baldoni, un egiziano e’ stato ucciso e un altro rapito nella citta’ di Baiji, la stessa dove ieri sono stati rinvenuti i corpi di due lavoratori turchi sequestrati da un gruppo islamico. La ditta turca che dava lavoro a quelli che si ritiene siano i due uccisi, la Usluer-Sa/Ra, impegnata nella ricostruzione della rete elettrica irachena, aveva annunciato due giorni fa la fine delle sue attivita’ in Iraq.
Evidentemente non e’ bastato. Il sito internet di Ansar al-Sunna, considerato vicino ad al Qaida, ha inoltre mostrato un video nel quale si vedono 12 nepalesi tenuti in ostaggio che sostengono di esser venuti a lavorare in Iraq perche’ indotti in errore dalle ’’menzogne americane’’. Intanto, le perdite americane in Iraq dall’inizio della guerra sono salite ad almeno 971 militari e quelle della coalizione ad almeno 1098.