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Il 20 marzo in piazza per la pace, contro guerra e terrorismo di red.

Publie le domenica 14 marzo 2004 par Open-Publishing

Il mondo del pacifismo si prepara per il 20 marzo, la Giornata mondiale
contro la guerra in Iraq, indetta dai movimenti pacifisti americani
«United for Justice and Peace» e «Answer» le quali, solo negli Stati
Uniti, organizzeranno 175 iniziative in 150 città, tra marce, veglie di
preghiera, spettacoli teatrali. E dopo gli attentati di Madrid, le
manifestazioni di quella giornata avranno ancora più significato. Mai
come in questo momento, le conseguenze della guerra si fanno sentire in
tutto il mondo. «La manifestazione deve unire in un unico forte grido:
"mai più terrorismo, mai più guerra, mai più violenza"», ha detto Flavio
Lotti, coordinatore della Tavola della pace, l’associazione che
organizza la marcia per la pace Perugia-Assisi. «Questo grido - ha
proseguito Lotti - deve risuonare sempre più forte nelle coscienze di
tutti e per le strade di tutto il mondo. La condanna del terrorismo e di
tutti i terrorismi, insieme alla condanna di tutte le guerre, deve
essere ferma, netta e unanime, così come altrettanto ferma, netta e
unanime deve essere la reazione di tutte le donne e gli uomini amanti
della pace».

«Il movimento per la pace è argine e alternativa alle due barbarie:
guerra e terrorismo», ha affermato Alfio Nicotra, responsabile nazionale
del settore Pace del Prc. «Il 20 marzo a Roma, come in tutto il mondo,
scenderà in piazza l’alternativa alla guerra e al terrorismo. Perché -
ha sottolineato - soltanto sconfiggendo entrambe si può costruire un
futuro di democrazia, giustizia sociale e sicurezza per tutto il
pianeta». «La Spagna - ha aggiunto Nicotra - ha sicuramente un governo
di falchi irresponsabili che si sono schierati con Bush, ma ha anche uno
dei più straordinari e forti movimenti per la pace del mondo. Questo
movimento è la grande speranza per la Spagna e per l’Europa».

Se fossero confermate le notizie riportare da El Paìs secondo le quali
il governo Aznar avrebbe dato disposizioni agli ambasciatori di
accreditare le responsabilità della strage all’Eta, sarebbe un cinico
utilizzo a fini elettorali del «sacrosanto sdegno mondiale verso gli
autori del massacro di Atocha».

Secondo Vittorio Agnoletto, «la sconfitta del terrorismo internazionale
deve passare attraverso la ricerca della pace e della giustizia per le
popolazioni del pianeta e non attraverso guerre e conflitti militari».
«Possiamo isolare il terrorismo - ha affermato Agnoletto - se riusciamo
a vincere le battaglie di libertà e giustizia sociale come quelle sul
controllo del cibo e delle acque. Più vinciamo su questi temi, più
sottraiamo manovalanza al terrorismo. Noi ci opponiamo strenuamente al
terrorismo e siamo convinti che sia possibile spezzare questa spirale»
partendo dai messaggi contenuti negli striscioni esposti durante le
manifestazioni spagnole dopo gli attentati di Madrid «i quali recitavano
"Sì alla pace no al terrorismo"».

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=33715