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«Il 20 marzo non cambia segno»

Publie le lunedì 15 marzo 2004 par Open-Publishing
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Parla Tom Benetollo, presidente nazionale dell’Arci: «La manifestazione ha una sua piattaforma ben chiara, le parole d’ordine sono: contro la guerra e contro il terrorismo»

«La manifestazione del 20 ha una sua piattaforma ben chiara, le parole d’ordine sono contro la guerra e contro il terrorismo». Tom Benetollo, presidente nazionale dell’Arci, risponde così a Piero Fassino. Il leader dei Ds, l’altro ieri sera dalla trasmissione "Ballarò", ha accolto la proposta di una grande manifestazione unitaria, a fianco del governo Berlusconi, per giovedì prossimo. (L’idea infatti era venuta al presidente dell’Anci e sindaco di Firenze, Leonardo Dominici). E in più, il segretario diessino, ha chiesto che la manifestazione per la pace del 20 diventi contro il terrorismo. La proposta di Fassino è stata accolta ieri dal segretario dell’Udc, Marco Follini e anche dal leader della Margherita Francesco Rutelli e il segretario Cisl Savino Pezzotta. Nei Ds c’è però chi prende le distanze, come Pietro Folena «Non condivido un appello al governo e alla maggioranza per una manifestazione bipartisan rivolto da Fassino». La priorità adesso - affonda Folena - è l’impegno per la grande manifestazione del 20 marzo perché solo dal rifiuto della logica della guerra e delle occupazioni militari può nascere una strategia efficace per la sconfitta del terrorismo. Su questo le distanze con il centrodestra sono abissali.

Fassino rilancia un corteo a fianco del governo e chiede ai pacifisti di connotare la manifestazione del 20 contro il terrorismo. Follini, Rutelli e Pezzotta accettano, ma Folena con ci sta. Benetollo che pensa?

Motivi in più per rilanciare con forza la manifestazione del 20. Giorno in cui noi pacifisti marceremo con l’Iraq e la Spagna nel cuore. Se poi qualcuno vorrà lanciare un’altra iniziativa, vedremo. Valuteremo i promotori e la piattaforma. La nostra è una posizione chiara, che viene da lontano, precisamente dal Social forum di Porto Alegre, dove il movimento si dichiarò contro la guerra e il terrorismo. E dopo Madrid la nostra piattaforma, le nostre parole d’ordine, non cambiano segno. Anzi assumono ancora più forza. Soprattutto se qualcuno pensa che essere contro la guerra significhi abbassare la guardia contro il terrorismo. Abbiamo dato mille volte prova del nostro impegno contro il terrorismo. Dispiace davvero che qualcuno avanzi il dubbio che i movimenti non siano contro la guerra e contro il terrorismo.

Ma è il proprio il dopo Madrid che ha permesso a Fassino di schierarsi con il governo. La guerra al terrorismo può motivare una manifestazione unitaria? I pacifisti posso dirsi tali, e marciare al fianco di un governo guerrafondaio?

L’unità contro il terrorismo si fa con chiunque si riconosca nei valori costituzionali. E il movimento della pace ha scelto di riconoscersi nell’articolo 11 della Costituzione. E’ soltanto su questo che si costruisce l’unità. Per questo la nostra battaglia contro il terrorismo non è la stessa di Bush. Lui usa la guerra preventiva per consolidare un indirizzo politico, economico e culturale che è esattamente ciò che noi combattiamo. E’ per questo che la nostra pace non è quella di chi uccide e mina la democrazia, blinda le persone nelle case, vieta di fatto le libertà tipiche di una società aperta, quella che noi difendiamo. Guerra e terrorismo sono inscindibili, almeno in questa fase. Non si può rimuovere il tema della guerra, nel momento in cui ci si batte contro questo terrorismo.

Paradossalmente gli orrori della guerra preventiva uniscono forze trasversali. La strage sul treno di Madrid è soltanto l’ultimo dei motivi. Come si ferma la macchina infernale?

Non possono pensare di far deragliare il treno, dal momento che il terrorismo c’è sempre stato. Solo che oggi, dopo Madrid, la macchina della guerra preventiva sta accelerando il motore. Gli alleati di Bush in nome della sicurezza invocano l’unità nazionale per preservate lo stato delle cose presenti. Non dimentichiamo che siamo in campagna elettorale. Queste politiche di connivenza, tra guerra e terrorismo, si battono con la partecipazione. Ripeto dobbiamo avere ben chiaro che quella del terrorismo è una linea d’orizzonte, assieme a quella della guerra, che sta strangolando la società civile. Per questo il 20 marzo dobbiamo spezzare questo assedio.

Sabrina Deligia

«La manifestazione giusta
è quella del 20 marzo»

Bertinotti

Il segretario del Prc sulla proposta avanzata da Fassino non ha dubbi: «C’è il giorno del lutto e quello della politica. Il giorno del lutto un intero popolo può sentirsi unito nel dolore e nell’indignazione. Ma nel giorno della politica è il caso di individuare le cause che investono l’umanità per poterle rimuovere. Il terrorismo non cancella la guerra. La spirale guerra-terrorismo è l’avversario da battere, per ciò non si può manifestare con chi sostiene e fa la guerra. Ha dtto Fausto Bertinotti - Del resto la manifestazione giusta c’è già: è quella del 20 marzo. La piattaforma su cui è stata convocata comprende bene anche le reazioni democratiche e pacifiste di questi giorni».

da Liberazione

Messaggi

  • A MIO AVVISO NON VI E DUBBIO, LA MANIFESTAZIONE DEL 20 MARZONON PUO ESSERE UN MOTIVI DI UNIONE CON CHI LA GUERRA PREFERISCE FARLA E NON EVITARLA OLTRETUTTO PENSO CHE IPOTETICAMENTE POSSA ESSERE GIUSTO UNIRE I CORI CONTRO IL TERRORISMO, MA COME DISSE BERTINOTTI SU LIBERAZIONE, NON CAPISCO LA PARTECIPAZIONE DI CERTE FIGURE POLITICHE CHE NON SI RENDONO CONTO CHE GUERRA E TERRORISMO NON SONO POI COSI DIVERSE.
    IN CONCLUSIONE , NON PERCHE SIAMO DELLA STESSA BANDIERA SU CERTE COSE DOBBIAMO PER FORZA ESSERE AMICI!!