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Il Prc dice sì alla Sinistra europea

Publie le venerdì 12 marzo 2004 par Open-Publishing

Ma la linea di Bertinotti passa con il minimo scarto, anche sull’alleanza con l’Ulivo

Passa di stretta misura l’adesione di Rifondazione comunista al partito della Sinistra europea che sarà lanciato l’8 e 9 maggio prossimi in un congresso fondativo che si terrà a Roma. Il documento proposto da Bertinotti è stato approvato alla fine della due giorni del comitato politico nazionale con 67 voti su 120 (56%). L’opposizione si è polverizzata su tre documenti contrapposti. Un risultato che se rappresenta un successo per Bertinotti non muta di molto i delicati equilibri interni e rispecchia la diversità di valutazioni politiche all’interno del partito. Approvato anche il nuovo simbolo di Rifondazione per le europee di giugno: rispetto all’attuale ci sarà una fascia rossa con la scritta «Sinistra Europea». Rifondazione è il primo partito del continente ad aver approvato la propria partecipazione alla lista unitaria «alternativa» e i delegati al congresso.

Su questo punto i bertinottiani ottengono 10 dei 12 delegati. Ma il gruppo italiano, guidato dallo stesso Bertinotti, avrà comunque un mandato imperativo, come richiesto e ottenuto non senza polemiche dal segretario. I delegati in sostanza potranno esprimere la massima libertà politica nelle dichiarazioni o negli emendamenti allo statuto ma dovranno votare a favore della nascita della Se. Una posizione che ha scatenato il rifiuto della minoranza di farne parte (soprattutto quella che fa capo a Claudio Grassi e Marco Ferrando). Mentre Bandiera rossa (che fa riferimento a Gigi Malabarba, capogruppo del Prc al senato, e al leader «storico» Livio Maitan), pur avendo votato contro l’adesione alla Se parteciperà al congresso mantenendo le sue perplessità e voterà come chiesto dal segretario. Tra i delegati ci saranno quindi, oltre a Bertinotti, il direttore di Liberazione Curzi, Malabarba, Imma Barbarossa del Forum delle donne, Flavia D’Angeli e Luigi Vinci (capogruppo a Strasburgo). Le europee saranno, secondo Bertinotti, «una sfida per l’esistenza» del Prc. Da qui il richiamo a una configurazione interna meno frammentaria.

Il voto infatti riproduce più o meno la stessa spaccatura registrata in direzione, quando dissero sì al partito europeo in 21 contro 18 (53%). Ferrando (trotzkista dell’area Progetto comunista) spiega così la sua contrarietà: «Non si è mai visto che un delegato non possa votare per la propria posizione. Il successo stentato della maggioranza conferma il disorientamento profondo che il partito vive da tempo intorno a questa e alle altre scelte all’ordine del giorno». E’ evidente, infatti, che il dibattito sulla lista europea risenta non poco della situazione italiana: dalla svolta «identitaria» promossa da Bertinotti (vedi dibattito sulla non violenza) alla prospettiva di alleanza di governo con l’Ulivo.

Ma su questo aspetto la linea di Bertinotti sembra più condivisa rispetto all’adesione alla Se: il comitato infatti ha approvato la sua relazione con uno scarto più ampio (82 voti), raccogliendo il sì dell’area dell’Ernesto.

L’alleanza con l’Ulivo, insieme alla scelta di essere accanto o dentro i movimenti, interpretati da Bertinotti come linea di confine per il rinnovamento della politica (con il corollario dell’abbandono del partito come avanguardia), non sembra quindi in pericolo. Anche se in funzione antiberlusconiana la minoranza del partito continua a pensare a un semplice accordo tecnico, non certo a un’alleanza compiuta: «Non c’è un solo punto su cui vedo una possibile convergenza con il centro liberale - commenta Ferrando - Margherita e maggioranza Ds sono le forze più vicine alle grandi famiglie del capitale italiano». Per questo i trotzkisti hanno convocato sabato prossimo a Roma, all’istituto Galilei, la loro prima manifestazione nazionale, aperta a tutti, che farà il punto su una strategia alternativa rispetto all’alleanza con l’Ulivo.

La nascita della Sinistra europea rappresenta un tentativo ambizioso di costruire un soggetto unitario della sinistra alternativa sulla base dell’opposizione alla guerra e la contrarietà alla globalizzazione neoliberista. Finora avrebbero detto sì i tedeschi del Pds, i francesi del Pcf, il partito comunista austriaco, e tre coalizioni: la sinistra unita spagnola, il Synaspismos greco, i lussemburghesi. Dall’est ci saranno slovacchi, estoni e i partiti della Boemia e della Moravia. Decisivo per la riuscita del progetto sarà comunque l’atteggiamento del Partito comunista francese, i cui militanti si esprimeranno con un referendum ad aprile. Sui nomi degli italiani da eleggere a Strasburgo i giochi sembrano ormai fatti. Oltre al segretario potrebbero esserci Vittorio Agnoletto, il responsabile ambiente Roberto Musacchio e la conferma della pacifista Luisa Morgantini.