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Il Time e le due Simone

Publie le martedì 5 ottobre 2004 par Open-Publishing
3 commenti

Dazibao

Traduzione (grazie Sergio) dell’articolo del Time che porta in copertina una bella foto delle due Simone, nominate tra i 28 eroi dell’anno.

Oggi il papa ha ricevuto le due ragazze. Evidentemente la sua linea e’ alquanto diversa dalla linea Ferrara-Feltri- Belpietro-Giovanardi &compani. Ho ancora nelle orecchie gli applausi ipocriti che il parlamento fece al papa nella sua visita istituzionale.

Mi sono accorta con orrore che oltre alle diffamazioni per mezzo stampa, si sta facendo una bassa politica di diffamazione voce populi, che suona cosi’: "Ma hai sentito quanti soldi pigliano le due Simone? Una cifra enorme. Altro che i contractors! Altro che volontarie?!" Ricordo che commette il reato di diffamazione (art. 595 c.p.) chi offende l’altrui reputazione in assenza della parsona offesa. La pena è della reclusione fino ad un anno e della multa fino a € 1032,91.

La stessa sporca operazione e’ stata intentata in passato contro Gino Strada.

Sono lieta che almeno il papa si dissoci da questi intenti di bassa lega e sono ancora in attesa che il Presidente Ciampi dia un segno verso il mondo del volontariato e del pacifismo.

Continuo ad essere disgustata dal comportamento dei politici sia del governo che dell’opposizione, dalla mancanza di chiarezza dei confronti della pace, dalle dichiarazioni contraddittorie e della costante ambiguita’ se non addirittura della persistente volonta’ di non recedere dai passati errori. Non sara’ con queste posizioni ormai inaccettabili che i partiti politici costruiranno il loro successo alle prossime elezioni.
Anche il disinteresse totale della Farnesina (Frattini e Boniver) nei confronti dell’ostaggio italo-iracheno Ajad Anwar Wali ci ha profondamente offesi. Il dolore del presidente Ciampi arriva tardivo e inutile.

Viviana

P.S.
Possiamo notare vari errori nell’articolo americano. Del resto anche gli articoli della nostra stampa sono tutt’altro che precisi e spesso sono intenzionalmente falsi.

http://www.time.com/time/europe/magazine/article/0,13005,901041011-708939,00.html

Simona Pari e Simona Torretta

Rapite e temute morte, le due Simone - volontarie in Iraq - ricordano al mondo che la compassione non può mai venire tenuta in ostaggio

Di JEFF ISRAELY | ROMA

Domenica, 3 ottobre, 2004

Il mondo le ha conosciute attraverso il loro nome, le ha seguite con attenzione e per due lunghi giorni ha temuto per la loro vita. In un luogo di tanta morte e violenza, le due Simone - le cooperanti italiane Simona Torretta e Simona Pari, entrambe di 29 anni - si sono messe al servizio della vita. Sono andate in Iraq per ricostruire scuole, formare docenti e distribuire acqua e medicine.

Per questo, il 7 di settembre, sono state prelevate in pieno giorno dal loro ufficio di Baghdad e tenute in ostaggio, insieme a Mahnaz Bassam, 27, e Ra’ad Ali Abdul Aziz, 35, impiegati iracheni del loro gruppo con sede a Roma, Un Ponte per Baghdad. In tutta Italia hanno fatto la loro comparsa posters delle due Simone, ma dopo due settimane di speranze e preghiere, un sito militante ha detto che esse erano state decapitate. Il giorno successivo un altro sito web affermava che sarebbe stato distribuito un video dell’esecuzione.

Poi, come per miracolo, le due Simone sono riapparse la scorsa settimana, esauste ma raggianti al loro ritorno in una Roma giubilante in lunghi abiti iracheni. Anche i loro colleghi sono stati liberati. Non contenta di un benvenuto da eroina, orretta ha deciso di parlare: si è opposta all’occupazione guidata dagli U.S., vuole che l’Italia riporti a casa i suoi 2,700 soldati e ha suscitato scandalo dichiarando ad un giornale italiano che "la guerriglia è giustificata". In una intervista a Time ha chiarito la sua dichiarazione: "Saddam era un brutale dittatore - noi non lo volevamo al potere - ma ora che è caduto è ora che gli occupanti se ne vadano" ha detto "I protocolli di Ginevra dicono che i cittadini hanno il diritto di opporsi ad una forza di occupazione. Ma rapimenti, decapitazioni, attacchi suicidi come quello che ha appena ucciso 35 bambini sono brutali ed inumani e non hanno nulla a che vedere con la resistenza. Io sono una pacifista."

Si sia o meno d’accordo con le sue idee, bisogna rispettare le sue convinzioni. Le Simone sono eroine non perché sono state prese in ostaggio e liberate (si suppone dopo un riscatto di 1 milione di dollari pagato dal Governo italiano, sebbene esso abbia smentito questa circostanza), ma per il loro lavoro buono e coraggioso. Hanno dato ascolto ad una voce che ha detto loro: non preoccuparti del pericolo, vai dov’è la sofferenza. "Con pochissimo sforzo", spiega la Pari, "puoi aiutare a migliorare le cose".

In una intervista di un’ora a Time nella sede di Un Ponte per Baghdad in Piazza Vittorio Emanuele II a Roma, il caotico centro della comunità degli immigrati, le Simone hanno spiegato cosa le ha portate in Iraq - e perché sono rimaste mentre tanti altri se ne sono andati:. "L’ho fatto per due ragioni," dice Pari, una ragazza bolognese (?) dagli occhi chiari che ha lavorato con Save the Children in Afghanistan e nei balcani prima di spostarsi in Iraq nel 2003. "Mi diverto molto a farlo (?); e credo nei diritti umani. Ci sono moltissime persone alle quali sono negati i diritti fondamentali in cui tutti crediamo." Le persone che loro aiutano non sono astrazioni; sono amici. "E’ un lavoro che facciamo con loro e non per loro," dice Torretta, una romana che ha lavorato per la prima volta in Iraq nel 1994, ha passato là gran parte degli ultimi cinque anni e nel 2003 è diventata responsabile delle operazioni a Baghdad del suo gruppo, fondato nel 1991 per alleviare gli effetti dell’embargo economico sugli iracheni. "Parliamo con le famiglie, i leader religiosi e anche con i bambini per capire cosa pensano che dovrebbe essere fatto."

Torretta ha un fortissimo carisma. Pari, con i suoi grandi occhi blu e la figura snella, può sembrare ingenua ma sfodera una grande sicurezza. Nei sei mesi passati, dice la donna, hanno visto la situazione irachena scivolare verso il caos: "C’è una parte del paese che è ostile verso la ricostruzione" dice Torretta "il che rende il nostro tipo di lavoro molto più difficile. Ma c’è anche molta gente bisognosa. Essi si sono sentiti vicini a noi, e abbiamo sentito il loro affetto. Ecco perché siamo rimasti. Eravamo una parte della loro vita nel bene e nel male. Abbiamo corso gli stessi rischi coi quali gli iracheni convivono. Siamo diventati una parte del posto. Senza cadere nel sentimentalismo - avevamo il nostro lavoro da fare - abbiamo costruito relazioni e ci siamo fatti degli amici. Non è facile lasciare."

Quando il giornalista italiano Enzo Baldoni è stato rapito ed ucciso in agosto "è stato uno shock" dice Torretta "e stavamo cercando di capire lucidamente se fosse giusto restare. "Ma si sentivano ancora al sicuro. Noi non eravamo italiani od occidentali," dice Pari. "Eravamo Simona e Simona."

Il 7 settembre,alle 20, soldati armati hanno fatto irruzione nel loro ufficio di Baghdad. "Ho pensato: Sono arrivati," dice Torretta. Gli uomini le hanno costrette a salire nel retro di una macchina e hanno coperto i loro occhi e le loro bocche con nastro adesivo. Hanno viaggiato per tre o quattro ore. "Non sapevamo se volessero ucciderci subito o no," dice Torretta. Sono stati portati in una piccola casa e interrogati per ore, perché i loro carcerieri volevano sapere per chi lavorassero e se usassero fondi USA, cosa pensavano dell’Islam e dell’occupazione. Ad un certo punto, un uomo puntò un coltello alla gola di Torretta. Ma giorno dopo giorno il loro trattamento migliorava.

Non lo sapevano, ma i residenti di Baghdad stavano dimostrando a loro favore. Lentamente, dice la donna, l’atteggiamento dei carcerieri verso di loro si ammorbidì. Le Simone raccontarono all’uomo della scuola che avevano riparato vicino a Sadr City, e dei convogli organizzati per portare acqua agli abitanti sotto assedio di Fallujah e Najaf. Egli iniziò a dare loro più cibo, e di qualità migliore: "Abbiamo scherzato dicendo che era come stare in un hotel a cinque stelle," dice Torretta. Ma le donne non hanno mai cessato di pensare alle loro famiglie in ansia a casa, o a temere di essere uccise. "Non abbiamo mai conosciuto le loro vere intenzioni. C’è stata paura dall’inizio alla fine. Sempre."

Dopo 21 giorni di prigionia, i carcerieri hanno messo di nuovo le Simone in una macchina. Ma questa volta hanno capito le che stavano per essere liberate. Dicono di non sapere se è stato pagato un riscatto; se si, non approvano perché un riscatto alimenterebbe altri rapimenti. "Non sono sicura di sapere il motivo della nostra liberazione," dice Torretta. "Ma penso che il nostro lavoro sia stato di aiuto. Nella macchina ci hanno chiesto scusa, e hanno detto di essere spiacenti perché lasciavamo l’Iraq e il nostro lavoro." Le donne non ci hanno creduto fino a che il loro aeroplano non è decollato da Baghdad. "Eravamo felici di essere libere, ma era difficile lasciare l’Iraq e sapere che avremmo potuto non essere di ritorno per molto tempo."

Il loro amore per il paese è evidente in un video girato lo scorso aprile per la rai. In esso, le donne descrivono il loro lavoro e le loro speranze per il popolo iracheno. Pari, vestita in jeans e una giacchetta di pelle si aggiusta il velo giallo sui capelli mostrando il lavoro di ricostruzione della scuola. Torretta veste 100% occidentale ma parla con facilità con i locali e fa un allegro girotondo con i bambini nel cortile della scuola. In un momento di pausa, vien chiesto a Torretta dal reporter perché continui la sua missione mentre altri stanno tornando a casa.

La sua risposta: "Non lo facciamo perché ci sentiamo degli eroi. Semplicemente non vogliamo mettere muri tra noi e il popolo iracheno. Se ci accadesse di farlo, sapremo che è venuto il momento di andarcene." Ma non se ne sono andate e ora sanno di essere fortunate ad essere vive. Il loro rapimento "è stato un tentativo di convincere non solo l’Occidente ma anche gli iracheni dell’impossibilità del dialogo," dice Duilio Giammaria, il corrispondente della rai che ha seguito il loro lavoro nell’anno passato. Nonostante ciò, le donne sperano che la loro prigionia abbia aiutato ad aprire gli occhi sul bene che fanno i volontari.

Ancora visibilmente esauste tre giorni dopo essere arrivate a Roma, si preoccupano del futuro dell’Iraq. "C’è più libertà, specialmente libertà di espressione, ma oggi come oggi non penso che l’Iraq abbia un futuro," dice Torretta. "La guerra è orribile, sempre" dice Pari "Tutti soffrono e nessuno ne è immune." Ma stanno già parlando di ritornare. Una volta che si saranno riposate con le loro famiglie "vogliamo ritornare in Iraq perché amiamo questo paese," dice Torretta. "Ma questo non vuol dire che faremo le valigie domattina." Tutti i volontari in Iraq sono eroi, e tutti stanno rischiando la loro vita. Le Simone sono giusto quelle cui ci è capitato di conoscere per nome.

Messaggi

  • Vorrei portare l’attenzione sul "dopo-liberazione".
    Perché il sistema politico italiano sembra già aver rifiutato le Simone.
    Troppo scomode, troppo sincere per i nostri politici doppio-giochisti.
    Ed il sistema sociale, purtroppo, è troppo frammentato per assumere adeguate iniziative di sostegno.
    Il Ponte tornerà a fare ciò che di ottimo faceva, ed io ciò che di modesto facevo.
    Ciascuno tornerà al suo posto.
    Una vittoria a metà, diciamo.
    Una vittoria di Pirro.
    Simone libere, ma ancora prigioniere.
    E noi prigionieri con loro.
    Ho chiamato questo messaggio, "Sono loro che hanno liberato noi":

    Non sarà facile dimenticare quegli Eneadi di sventura che profetizzavano: “sarà il nostro 11 settembre”, alludendo all’attesa esecuzione delle due Eroine della Pace, Simona Pari e Simona Torretta.
    Ma tanta ansia di rinnovare lo "scontro di civiltà" è andata delusa: piuttosto abbiamo avuto un “28 settembre” di cui andar fieri, il giorno in cui i nostri Angeli di Pace si sono librati dalle oscure manovre di chi avrebbe auspicato il sanguinario intervento di Al-Zarqawi, "l’Esecutore" della strategia della tensione in medio-oriente.
    Il 28 settembre dell’Italia è stato l’esatto opposto di quell’11 settembre: come quest’ultimo è servito a giustificare guerre indiscriminate e aggressioni a popoli innocenti, il nostro 28 settembre ha dato un forte segnale di speranza a quella società civile mondiale che non intende piegarsi alle logiche apocalittiche delle grandi lobbies internazionali, che lucrano su guerre ed instabilità politica.

    Tuttavia sembra già pronta la sordina per le nostre due "divisioni corrazzate" della Pace. Sta passando in questi giorni, da parte del regime politico consociativo, il seguente messaggio: “le abbiamo liberate, ora tornino al loro lavoro senza che osino sfruttare la loro notorietà" (insomma non devono turbare il teatrino della politica italiana con la loro quasi ingenua purezza d’animo).

    Però, cari politici, molti di voi sono stati eletti DOPO aver acquisito notorietà per fatti esterni alla politica.
    Sarebbe noioso richiamare i tanti giornalisti televisivi, le “star” della Tv, i calciatori, etc., che si sono avventurati in politica sfruttando un obiettivo vantaggio mass-mediatico. Ora però le due Simone non avrebbero il diritto di fare altrettanto. Chissà perché…

    Il punto secondo me è questo: la politica non è altro che rappresentazione di interessi, idee, sensibilità. E lo schema parlamentare è uno dei più importanti, ma non è il solo.
    Quello che è importante sottolineare è che è scattato un meccanismo spontaneo di rappresentazione di interessi, idee e sensibilità, di una parte cospicua della società civile italiana, che si è riconosciuta nella coraggiosa azione delle Sig.re Torretta e Pari, e dell’Ass.ne “Un Ponte per ...”. Giova rammentare che il ruolo delle due ragazze è stato non solo umanitario ma anche di coraggiosa testimonianza degli abusi dei belligeranti e delle condizioni di inaccettabile sofferenza del popolo iracheno, scarsamente rappresentati dagli Organismi internazionali a ciò preposti.

    Ora mi sembrerebbe sciocco dire: “facciamo finta che niente sia successo, loro tornino al loro anonimato, noi al nostro”.
    Ciò che è avvenuto detiene un forte significato simbolico e sarebbe davvero un peccato non coglierne tutta l’importanza.
    Per la prima volta da molti anni, una parte degli italiani ha mollato calciatori, politici, e trasmissioni televisive demenziali, per abbracciare la causa di due Eroine moderne, e trepidare per loro "come fossero state nostre sorelle o figlie" (e lo sono!), così come è stato detto al Tuscolano di Roma dalle madri del quartiere nella festa di popolo dedicata alla Sig.ra Torretta.
    Diciamo la verità: molti di noi s’erano un po’ arresi; fiaccati dall’assoluta prevalenza di esempi negativi, ci eravamo sopiti e socialmente rassegnati.
    L’importanza del loro esempio è quindi enorme.
    Il legame che si è spontaneamente creato tra popolo e Simone ha del prodigioso, e probabilmente loro stesse debbono ancora interpretarlo, poiché non potevano vivere quei lunghi giorni di attesa dal nostro punto di vista, e non potevano immaginare quale livello di compenetrazione fosse stato raggiunto per la loro sorte, dopo anni di indifferenza, a volte crudele, da parte nostra (a causa anche della sfiducia di cui sopra).
    Ora naturalmente dobbiamo rispettare le loro scelte. Ma l’auspicio che mi sento di avanzare, e che per prima la rivista Carta sembra aver adombrato, è quello di continuare a riconoscere a Simona Pari e Simona Torretta, la nostra rappresentanza ideale.
    Lo strumento specifico potrebbe essere messo a punto da loro stesse, d’intesa con la loro Ass.ne.
    Può essere un nuovo partito, la medesima Ass.ne allargata e con un nuovo ruolo per loro due, un’Ass.ne parallela, un sito internet, etc.. Non è importante la forma dello strumento ma che il Movimento diffuso per la Pace possa ancora contare sulla loro forza, la loro intelligenza, il loro carisma, il loro cuore generoso.

    Non si tratta di snobbare i referenti istituzionali.
    In fondo, in questa vicenda tutti hanno fatto molto meglio del solito; e perfino il Sismi ha riconquistato parte della nostra fiducia. Anche se rimane enorme il dolore per la perdita di Enzo Baldoni, l’Eroe silenzioso.

    Ma è un fatto che a questi referenti tradizionali andrebbero affiancati nuovi tipi di rappresentanza sociale, civile, e meta-civile (direi spirituale); credo in sostanza che molti di noi vorrebbero continuare a riconoscersi in Simona Pari e Simona Torretta, e vorrebbero dare loro più forza e sostegno, senza per questo sottoporle a nessun rischio o sovraesposizione.
    L’entità della vicenda ha già un valore storico per il nostro Paese, per chi sa riconoscerlo.
    E’ una bella occasione. Rara e nitida. Non perdiamola.
    Che il sogno del 28 settembre si avveri in pieno.

    Salvatore Conte (Roma)

  • Carissimi tutti

    il mio disappunto, analogo a quello di molti italiani, sul comportamento delle due Simone sta nel fatto che al loro rientro avrebbero potuto avere un comportamento più ecumenico. Se proprio non volevano citare il Governo potevano ringraziare Ciampi, coloro che in han molto pregato per loro...la Croce rossa...ed invece nulla di tutto questo.

    Questi appunti sono così ovvii che mi stupisco del vostro stupore. Non è una questione di esser pacificfisti o meno e solo una questione buon senso.

    Con stima

    Piero
    Milano

    • ma che stai dicendo, Piero? ma se le hanno sentite tutte ringraziare questo e quello! Appena liberate, sono state cinque minuti buoni a fare ringraziamenti a tutti !!!! ma dov’eri? Dormivi? Ma cosa altro dovevano fare? Ringraziare ogni italiano per nome? ma non li hai visti i filmati, come tutti? Ma sei stato solo a sentire cosa c’era scritto sui giornali di destra?
      Io trasecolo.
      Non lo sai quale campagna di stampa negativa hanno messo su la padania e sul foglio o il giornale?
      Addirittura si sono permessi di riempire l’Italia di calunnie passate di bocca in bocca per infamarle!
      E hanno riempito internet con questo messaggio:

      "Aderisci a una bella catena :
      Utilità delle 2 Simone stipendiate 8.000 (ottomila) euro al mese per far
      le volontarie (mentre i nostri poveri soldati percepiscono meno della metà)
      (tratto dal Corriere della Sera)
      la loro giornata tipo prima di farsi rapire:
      la Simona Torretta studiava per un esame all’università,
      la Pari insegnava la raccolta differenziata ai bambini iracheni (poteva farlo a Torre del Greco, Napoli, che di risolvere il problema della monnezza ne avevano più bisogno, mentre gli iracheni non hanno da mangiare); Costo delle Simone al Governo Italiano: ottomila euro al mese di
      stipendio (sì, sono i nostri cretini governativi che finanziano ste
      associazioni,
      almeno in parte) + 1.000.000 di euro di riscatto (oppure due milioni a
      testa, mah). Utilità zero.
      Tornano (purtroppo) indietro e ringraziano il governo? NO. ringraziano
      Scelli? NO. Ringraziano la resistenza irachena e elucubrano di ritiri
      delle truppe.
      Vogliono tornare in Iraq. (Tanto se si fanno rapire di nuovo paghiamo
      noi tutti)
      Domanda di Cossiga: ma non è che si sono rapite da sole?
      Domanda di altri: e non è che il milione di euro se lo sono intascate
      loro con qualche complice terrorista?
      Carriera di una Simona: dipendente del Ministero della Difesa (ESERCITO) con d’Alema; pubblicista dell’Unità; ottomila euro al mese per fare la volontaria e la "resistente". Un domani (già proposte ci sono state)deputata?
      Con questa catena che deve arrivare a tutti gli italiani chiediamo una
      colletta di 50 centesimi a testa da dare alla resistenza irachena perchè si riprendano le due Simone, a patto che stavolta se le tengano anche."
      — -
      Questo messaggio e’ finito anche sul corriere della sera e non solo e’ pieno di falsita’ ma e’ anche ignobile
      Non si era mai visto per nessuno una tale campagna di diffamazione!Il povero Fabio Alberti non riparava piu’ a dire che prendono solo 1200 euro al mese e ha pubblicato il bilancio del Ponte per.. ma non serviva a niente. Come fa la verita’ a servire a qualcosa se poi la gente come te parla come allocchi? Ti ci metti anche tu a ripetere cose false!?! Ad aumentare la diffamazione?
      Ma non ti rendi conto di quale campagna di falsita’ e’ stata messa su e tutto per difendere questa guerra da schifo, in cui appariremo di fronte alla storia come complici di un criminale? Ma non provi vergogna per questo?
      E oggi intanto il quarto alleato della coalizione, la Polonia, ritira le truppe dall’Irak. Alla fine resteremo noi, gli americani e gli ingesi. Sai che bel merito!
      Stai attento quando riferisci cose inesatte, perche’ fai il gioco di persone molto sporche e avvalli le loro diffamazioni.
      E intanto Berlusconi da’ pieni poteri a Scelli che doveva essere solo un supplente per sei mesi per la Croce Rossa Italiana e Scelli aumenta il numero dei dirigenti da 18 a 40, e porta i loro stipendi a 150.000 euro l’anno, riduce l’organico da 3300 a 3233 unità e riceve il potere di fare quello che vuole addirittura con effetto retroattivo, inbarba a tutte le norme e i principid ella Croce Rossa internazionale. Sai quanto prende il direttore dela Croce Rossa italiana? 200.000 euro. E questi hanno anche da infamare le due Simone!!! Ma si vergognino!!!
      Viviana