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Il caso "Mirabile" anticipa nel 1997 uan politica da regime. Nessuno se ne è accorto.
Publie le giovedì 5 agosto 2004 par Open-PublishingIL CASO CLINICO GIUDIZIARIO DI GIUSEPPE MIRABILE - CAP 14
Il tribunale di Messina vede due medici imputati di "sequestro di persona e abuso d’ufficio" per avere ricoverato il signor Mirabile Giuseppe con TSO al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, essendo affetto da "psicosi a margine", perché viveva da solo, e perché rifiutava la terapia farmacologica. Il Presidente Mario Samperi del Tribunale di Messina il 6 marzo 2002 assolve il dr. Pietro Mondì con la formula "Perché il fatto non sussiste". Il 26 aprile 2002 il Presidente Luigi Faranda del Tribunale di Messina assolve il dr. Nicola Glielmi con la formula "Perché il fatto non sussiste". Pubblichiamo una serie di articoli a firma del Prof. Glielmi inerenti l’accaduto. L’uscita è mensile.
IL P.M. DOTT. PIETRO MONDAINI. IL PROCEDIMENTO PENALE A CARICO DEL DOTT. FRANCESCO POLI, VIRGINIO SOZZI E LUCIA DELLA VILLA (Abuso d’ufficio, calunnia e diffamazione). - Cap. 14
La denuncia riguarda il provvedimento di trasferimento all’ex Ospedale Psichiatrico per il dott. Nicola Glielmi, con rimozione dal posto di Primario del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura dell’Ospedale "R. Margherita", di Primario Coordinatore del Centro Salute Mentale di Via T. Capra e dalle funzioni di Capo Settore della Salute Mentale; per il dott. Pietro Mondì il trasferimento dall’USL di Messina a quella di Mistretta.
La Riforma Sanitaria del ministro Rosy Bindi, che ha istituito le Aziende Sanitarie al posto delle vecchie U.S.L., dà la facoltà al Direttore Generale di scegliere, a suo piacere, il Direttore Amministrativo e il Direttore Sanitario. Tutti gli altri posti, dai capi settori all’ultimo portantino, sono regolati dalle graduatorie dei rispettivi concorsi.
Pertanto il Direttore Generale per rimuovere il personale sanitario, infermieristico e amministrativo a lui poco gradito, non può che adottare una strategia di mobbing. Il fenomeno, dopo la riforma del ministro Rosy Bindi, si è generalizzato ed in nome dell’efficienza e della mobilità lavorativa si commettono atroci delitti verso i lavoratori che spesso non trovano ascolto neppure presso il Tribunale del Lavoro.
Nel caso specifico del capo settore della Salute Mentale dell’AUSL N.5, il Direttore Generale dott. Francesco Poli, per rimuoverlo dal suo posto di lavoro, ha adottato provvedimenti che si configurano nel reato dell’abuso d’ufficio secondo l’art.323 del codice penale.
Le vere ragioni della rimozione del capo settore dal suo posto di lavoro si possono intravedere nelle carte depositate presso il Tribunale di Messina. Il dott. Virginio Sozzi, infatti, interrogato dal giudice dr.ssa Daria Orlando, vi fa cenno dichiarando che il capo settore praticava "la vegetoterapia carattero analitica" di W. Reich, volendo significare che adottava una pratica medica "pornografico-sessuale", non riconosciuta ufficialmente dallo Stato Italiano. Questa accusa lo aveva da sempre accompagnato nella sua attività lavorativa con esposti agli Assessori Regionali alla Sanità della Regione Sicilia e all’Autorità Giudiziaria di Milazzo e di Taormina, ove egli aveva prestato servizio come Primario Coordinatore, con interrogazioni al Parlamento Nazionale.
La vegetoterapia carattero analitica di W. Reich, la potente tecnica reichiana per la terapia delle malattie mentali, infastidiva tutti ed anche le istituzioni universitarie se praticata in privato. In pubblico diventava oltraggiosa e rivoluzionaria, perché dire ad un ammalato intossicato con un massiccio dosaggio di luminale se epilettico, o di aloperidolo se schizofrenico, prescritti da famosi neurologi e psichiatri: "Va bene, da oggi smetta di prendere tutti i farmaci, anche il bicarbonato di sodio", equivaleva a fare una dichiarazione di guerra.
Alla fine la rimozione del capo settore dal suo posto di lavoro, è il tributo che egli ha pagato alla Scienza per la sperimentazione della vegetoterapia carattero analitica di W.Reich su ogni forma e tipo di disturbo neuropsichiatrico giunto alla sua osservazione.
Gli istituti universitari di psichiatria fanno un gran parlare di psicoterapia, ma non è un caso che essa, nei suoi vari indirizzi, sia sempre presentata e definita come un "sostegno" alla prescrizione farmacologica, mentre la vegetoterapia carattero analitica è stata presentata dal capo settore, a torto o a ragione, come la cura principe per tutti i disturbi psichici.
Va ricordato che una psicoterapia, perché sia efficace, deve sempre essere pagata. Nel pubblico il malato oltre a pagare il prezzo dell’esposizione del suo malessere psichico, per il semplice fatto di recarsi presso una struttura psichiatrica, esercita un suo diritto alla cura, pagata dalla società. Questi concetti, ricordati in tutte le conversazioni pubbliche nei vari circoli culturali, disturbavano anche gli psicoterapeuti di qualsiasi scuola.
La denuncia riguarda, inoltre, la diffamazione degli stessi, per essere stati accusati, attraverso la stampa, di sequestro di persona e messi pubblicamente alla gogna, come i sequestratori della Barbagia, con grave danno della loro immagine e del loro prestigio.
Nella denuncia la dr.ssa Lucia Della Villa è accusata di calunnia ed il dott. Virginio Sozzi di calunnia e diffamazione verso il capo settore.
Il dott. Virginio Sozzi è, inoltre, accusato di trasmissione di segreto professionale e violazione della legge sulla privacy.
Il P.M. dott. Pietro Mondaini, anziché accertare i reati denunciati dai due medici, svolgendo le necessarie indagini, contesta i loro capi d’accusa.
Non formula contro il dott. Virginio Sozzi alcun’incriminazione. Non solo, ma lo esclude anche dalla lista dei testimoni pur essendo, più d’ogni altro, persona informata sui fatti. Forse per evitargli, durante la testimonianza, d’essere chiamato a rispondere delle sue azioni criminose, che il Presidente del Collegio, dott. Attilio Faranda, annoterà nella sentenza d’assoluzione per il capo settore.
Il dott. Giuseppe Mobilia indicato come testimone dagli accusatori è, invece, incriminato: un modo per tappargli la bocca e fargli negare le minacce delle quali è stato latore.
Il P. M. dott. Pietro Mondani interpreta, distorce, ignora i fatti importanti e di rilievo, evidenzia particolari insignificanti, elude l’indagine dei reati denunciati, scambia le date, afferma più volte il falso.
Egli nel ruolo della Pubblica Accusa diventa la migliore Difesa del Direttore Generale dott. Francesco Poli e dei dottori Virginio Sozzi e Lucia Della Villa, e in data 12/05/99 chiede l’archiviazione della denuncia contro di loro.
Egli violenta in maniera inaudita e scandalosa la Giustizia, patrimonio di tutti da Eschilo in poi, da prima d’Eschilo, perché il Giudice è un archetipo nell’inconscio collettivo. Violenta con arroganza le coscienze di tutti, colpevoli e innocenti.
Sono i giudici come i dottori Niccolò Crascì e Pietro Mondaini e come le dr.esse Daria Orlando ed Eugenia Grimaldi che gettano disonore sulla Magistratura Italiana.
In questo capitolo si esamina la richiesta d’archiviazione del P.M. Pietro Mondaini frase per frase e periodo per periodo, che, scritti in grassetto, sono commentati con argomentazioni e prove tratte dal carteggio depositato in Tribunale. Esse denunciano la condotta di parte del P.M. dott. Pietro Mondaini.
Egli, viene meno al suo ruolo istituzionale di rappresentare l’Accusa e agisce una scandalosa partigianeria contro la verità dei fatti e contro ogni logica processuale.
Le espressioni del P.M. sono riportate integralmente, così come gli stralci delle conversazioni telefoniche e ci si scusa per le forme sgrammaticate e dialettali. Anche queste, però, denunciano la volontà del P.M., dr. Pietro Mondaini, di scrivere il falso. Egli, infatti, scrive come se volesse inconsciamente, con i suoi errori grammaticali, richiamare l’attenzione e mettere all’erta il GIP dr.ssa Eugenia Grimaldi, contro le bugie che sta scrivendo. Quest’ultima, infatti, se non fosse stata ella stessa "compromessa" avrebbe dovuto chiedere il chiarimento d’espressioni grammaticalmente erronee, e nel contenuto ambigue e poco chiare.
"N. 2853197 R. G. notizie di reato/ Mod. 21 Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Messina. Richiesta di archiviazione. Il Pubblico Ministero al G.I.P. - Sede
"Con esposto presentato il 14.10.1997, Glielmi Nicola e Mondì Pietro lamentavano una serie di abusi e altri illeciti penali che sarebbero stati posti in essere nei loro confronti e a loro danno da funzionari e medici della ASL 5 di Messina. Detti comportamenti traevano origine e occasione - in sintesi - da una difforme valutazione della patologia psichica dalla quale era affetto un paziente (tale Mirabile Giuseppe), nei confronti dei quale Glielmi Nicola, all’epoca Capo del Settore Salute Mentale e Capo Servizio Tossicodipendenze, decideva per la adozione di proposta di TSO, nonostante che il medico incaricato - tale Virginio Sozzi - fosse di parere contrario alla adozione di quel provvedimento"
Il P.M. dott. Pietro Mondaini scrivendo "nonostante che il medico incaricato - tale Sozzi Virginio - fosse di parere contrario all’adozione di quel provvedimento", conferisce esclusivamente al dott. Sozzi l’incarico di convalidare il TSO.
Secondo quanto egli scrive, si deve interpretare che il lavoro del dott. Virginio Sozzi consiste principalmente nell’assolvere l’incarico specifico di convalidare i TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori).
L’incarico di convalidare il T.S.O. per il signor Giuseppe Mirabile è stato conferito al dott. Sozzi, pro tempore, da un suo pari grado, il dott. Mondì, nel momento stesso in cui quest’ultimo, per legge, ha dovuto inviare il malato al controllo di un altro medico. Il dott. Sozzi, però, non gode di questo specifico privilegio o dovere.
Tuttavia il dott. Virginio Sozzi non ha assolto l’incarico ricevuto, non ha visitato il malato e non ha scritto il suo parere, negativo o positivo, sotto la proposta di ricovero (il documento richiesto dalla legge), presentatagli dal dott. Mondì.
Per dichiarazione del dott. Virginio Sozzi nel suo esposto inviato al Direttore Generale e p.c. al sindacato SNAOS, egli ha rinviato un suo preciso obbligo di legge conferitogli dal dott. Mondì -convalidare oppure no la proposta di ricovero - al "primario responsabile dott. Nicola Glielmi" , ritenendo erroneamente, che il primario fosse il solo abilitato a convalidare il ricovero ospedaliero, o a respingerlo. Bestialmente, ovvero schizofrenicamente, lo ha anche scritto! E il P. M., dott. Pietro Mondaini, non ha letto questo documento!
Non solo, ma per dichiarazioni di tutti i presenti, ha rifiutato di fornire al "primario responsabile" una diagnosi sul malato Mirabile.
Il dott. Pietro Mondani intende e fa intendere che il dott. Virginio Sozzi sia stato scippato di una sua specifica funzione perché scrive: "Il Capo del Settore Salute Mentale, decideva per la adozione di proposta di TSO, nonostante che il medico incaricato - tale Virginio Sozzi - fosse di parere contrario alla adozione di quel provvedimento."
Il dott. Virginio Sozzi, invece, o per un ordito complotto, o perché insubordinato, o perché egli stesso disturbato mentalmente, si è rifiutato, di scrivere il suo giudizio in calce alla proposta di ricovero.
Il signor Giuseppe Mirabile sarebbe potuto rientrare tranquillamente al suo posto di lavoro se il dott. Virginio Sozzi avesse scritto il suo no, in calce alla proposta di ricovero.
Il primario responsabile di qualsiasi Pronto Soccorso Generale ha il dovere di visitare il malato, di scrivere la sua diagnosi nel Registro del Pronto Soccorso e, in conseguenza della malattia accertata, rimandare il malato a casa oppure ricoverarlo, qualora un assistente, o un aiuto medico della sua equipe, a seguito di un banale colloquio di qualche minuto, ritenga di rimandarlo a casa senza scrivere uno straccio di diagnosi sul Registro del Pronto Soccorso, e senza, perciò, assumerne la responsabilità.
L’eventuale provvedimento disciplinare da adottare verso un medico tanto negligente, non libera il primario responsabile del Pronto Soccorso Generale dal dovere di visitare egli stesso il malato e di comportarsi, a quel punto, secondo la sua scienza e coscienza.
Questo è ciò che si è verificato con l’ammalato Mirabile e che il dott. Pietro Mondaini, non ha compreso per ignoranza, o per malafede. Forse più per malafede.
Il magistrato dott. Pietro Mondaini non comprende la liceità formale e sostanziale della decisione del capo settore ed il conseguente abuso d’ufficio del Direttore Generale determinato da questo fatto. Neppure il giudice delle Indagini Preliminari dott. Eugenia Grimaldi comprenderà "i fatti", forse perché anch’essa direttamente, o indirettamente collusa con il Direttore Generale, così come è ipotizzabile, con le molte prove, per il dott. Pietro Mondaini.
"In seguito a quell’episodio - e, verosimilmente, pretestuosamente - sarebbero sorti forti contrasti in quanto i denuncianti appartenevano a un sindacato di categoria diverso da quello asseritamente preferito dal Direttore Generale della ASL 5, Poli Francesco. Tali contrasti - sempre stando a quanto è dato evincersi dall’esposto suddetto - sarebbero incominciati il 27 giugno del 1997 quando il citato Sozzi Virginio ebbe una "violentissima reazione" nei confronti del proprio capo-settore e del collega Mondì, che costringeva il dr. Glielmi a chiamare la forza pubblica" e, a seguito di ciò e a "complemento" il Sozzi scriveva un esposto al direttore generale Poli e al suo sindacato di appartenenza S. N. A. O. S."
Sui fatti accaduti si possono dare un’interpretazione politica, sindacale, psicologica, sociologica, etica, deontologica, e perfino religiosa: ma un giudice deve accertare i reati che gli sono denunciati e non può correre dietro alla loro interpretazione sindacale, o politica. Deve accertare se i fatti denunciati sono veri, o falsi.
Il P.M. dott. Pietro Mondaini doveva accertare se il Direttore Generale dott. Francesco Poli aveva compiuto, nei riguardi dei due medici, atti arbitrari ed illegali, con abuso d’ufficio, e se fosse vero che li avesse diffamati, con dichiarazioni alla stampa, prima ancora che essi fossero sentiti per le discolpe nell’audizione predisposta dallo stesso dott. Francesco Poli.
Su queste specifiche accuse il dott. Pietro Mondaini non svolge alcun’indagine.
Dai denuncianti sono stati citati i sindacati per evidenziare un’atmosfera a loro particolarmente ostile. Si riferiscono le divergenze di tipo sindacale per fare rilevare una diversità di trattamento che assume, da parte del dott. Francesco Poli, un carattere persecutorio che si realizza nel mobbing del capo settore e dei suoi collaboratori dottori Pietro Mondì, Aldo Valenti psicologo e del signor Francesco Catinello, trasferito dalla segreteria del capo settore al servizio di un’autoambulanza a Taormina.
Il complotto è la cornice del quadro. La tela, l’oggetto del reato, sono l’abuso d’ufficio e la diffamazione da parte del dott. Francesco Poli, la calunnia della dr.ssa Lucia Della Villa, la calunnia, la diffamazione e la trasmissione di segreto professionale da parte del dott. Virginio Sozzi. Non si possono annullare questi reati anche se si esclude il complotto.
"Tale fatto, secondo gli esponenti, integrerebbe, a carico di Poli Francesco, una ipotesi di abuso d’ufficio per non aver preso provvedimenti a carico del Sozzi il quale, nel modo descritto, avrebbe violato i propri doveri professionali e il diritto alla riservatezza del paziente."
Il dott. Pietro Mondaini opera uno spostamento dall’abuso d’ufficio da parte del dott. Francesco Poli ai danni del capo settore e del dott. Mondì, ad un ipotetico abuso d’ufficio in favore del dott. Virginio Sozzi. Il dott. Pietro Mondani viene meno ad un suo specifico dovere, quello di accertare l’abuso d’ufficio in danno del capo settore e del dott. Mondì da parte del dott. Francesco Poli, anche se i denuncianti hanno parlato, a torto o a ragione, per contrapposizione di comportamenti, dell’abuso d’ufficio in favore del dott. Virginio Sozzi. La denuncia di una diversità di comportamenti amministrativi, non libera il P.M. dott. Pietro Mondaini dall’obbligo di accertare l’abuso d’ufficio in danno del capo settore e del dott. Mondì, costituendo esso il primo capo d’accusa. Tutto ciò non lo libera il P.M. dall’obbligo d’incriminare il dott. Virginio Sozzi per violazione della legge sulla privacy, come da denuncia.
"E’ all’evidenza che tale comportamento difetta dei requisiti previsti dall’art. 323 c. p., posto che, nella fattispecie, non pare evincibile alcuna violazione di legge o di regolamento, stante il carattere meramente discrezionale delle iniziative disciplinari."
Non si comprende da quale codice trae questa tesi aberrante. Forse da una favola di Fedro. L’articolo 323 c. p., infatti, recita:
"Abuso d’ufficio - Salvo che il fatto non costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno un carattere di rilevante gravità".
L’art. 323 del c.p. invocato dal Pietro Mondaini, avrebbe dovuto fargli comprendere che il dott. Francesco Poli aveva arrecato "un danno ingiusto" al capo settore e al dott. Mondì. I vantaggi che hanno spinto il dott. Francesco Poli all’abuso d’ufficio, costituiscono materia d’indagine da parte del magistrato. Spetta alla magistratura accertare "l’interesse" del dott. Francesco Poli esaminando la corruttela presente nell’ASL, e se questa vi è stata.
L’art. 323, in ogni modo, non fa alcuna menzione al "carattere meramente discrezionale delle iniziative disciplinari". Questa è una fantasia che nasce direttamente dal "cranio" del dott. Pietro Mondaini.
Le iniziative disciplinari, seppure fossero "discrezionali" per il dott. Francesco Poli, non liberano il Pubblico Ministero dall’obbligo di perseguire un reato punibile dalla legge sulla privacy, a lui denunciato.
Il dott. Pietro Mondaini scrive formalmente e sostanzialmente il falso perché, nella realtà, il dott. Francesco Poli ha proceduto con sanzione amministrativa contro il dott. Virginio Sozzi, trasferendolo a Patti, per avere egli comunicato al suo sindacato le notizie dell’ammalato. Ciò si evince dall’informativa del Direttore Amministrativo dott. Di Martino, rilasciata all’ispettore di Polizia signor Salvatore Prestipino e presente agli atti. Il P.M., dott. Pietro Mondaini aveva il dovere di conoscere questo documento, ma egli….. non lo legge.
Sembra che per il dott. Pietro Mondaini non vi sia altro problema se non quello di escludere il dott. Virginio Sozzi da ogni addebito e finanche dalla lista dei testimoni perché, chiamato a testimoniare, avrebbe potuto correre il rischio di essere incriminato. Il sicario A. Dumini era stato escluso dalla lista dei testimoni nel processo per l’uccisione di Giacomo Matteotti. Nel paragone, la responsabilità e la colpa del P. M., dott. Pietro Mondaini, sono indirettamente proporzionali alla gravità dei crimini: lì un omicidio politico, qui una violazione della privacy.
Il guazzabuglio ed i comportamenti illegittimi ed irrituali del dott. Pietro Mondaini sono stati accolti, senza batter ciglio, dal GIP, dr.ssa Eugenia Grimaldi.
"Al di là di questo episodio, nella narrazione dei denuncianti, quattro sono i fatti sui quali si è concentrata l’attenzione nell’attività di indagine:
1 - Un esposto, presentato tra gli altri anche all’Ufficio in intestazione, a firma Lucia Della Villa - dirigente medico I livello psichiatra presso l’Ospedale Regina Margherita - avente ad oggetto minacce di trasferimento da parte di Glielmi Nicola poste in essere perché la stessa non aderiva a richieste e pressioni di modificare diagnosi, certificazioni e cartelle mediche. Fatto, questo, che imponeva di ipotizzare un delitto di calunnia a carico di Della Villa."
Il dott. Pietro Mondaini enuncia quattro fatti sui quali concentra l’attenzione e n’enumererà cinque. Ciò non ha molta importanza, ma segnala la confusione, la mancanza di lucidità, indispensabili per un’analisi critica, per dare un giudizio.
Non ha accertato se ci sono state le minacce alla dr.ssa Della Villa da parte del capo settore.
La dr.ssa Della Villa nella sua denuncia, facendo riferimento alle minacce, scrive: "L’incresciosa situazione ha coinvolto i medici del Pronto Soccorso Generale del Margherita".
Il P.M., dott. Pietro Mondaini, come un comune uomo della strada, che non conosce gli atti di un procedimento penale, scandalizzato dalla lettera della dr.ssa Lucia Della Villa non rileva questa importantissima dichiarazione.
Come tutte le persone bugiarde, infatti, la delatrice Lucia Della Villa, non si rende neppure conto che mentre da un canto accusa il capo settore, dall’altro lo scagiona perché "l’incresciosa situazione ha coinvolto i medici del Pronto Soccorso Generale". Perché, infatti, siano coinvolti i medici del Pronto Soccorso Generale, con minacce anche al loro indirizzo, deve collocarsi necessariamente "l’incresciosa situazione" nel momento del ricovero dell’ammalato e più precisamente intorno alle ore 14,30 del giorno 26 giugno. Solo il dott. Virginio Sozzi può averla determinata. Non si comprende, infatti, perché mai il capo settore avrebbe dovuto tempestare, con minacce, i medici del Pronto Soccorso di "stare attenti al ricovero del Mirabile" nel senso di non ricoverarlo, dopo averlo personalmente ordinato.
La dr.ssa Della Villa dichiara di avere ricevuto una sola telefonata. I dottori Valenti, Sozzi e Mondì presenti alla telefonata del giorno 27/06/97 smentiscono le dichiarazioni di presunte minacce che la dr.ssa Della Villa confida alla psicologa dr.ssa Rosita Gangemi ed al dott. Giuseppe Rao di aver ricevuto.
Il dott. Giuseppe Rao, infatti, a seguito delle false dichiarazioni rilasciategli dalla dr.ssa Lucia Della Villa, nella conversazione telefonica presente agli atti, come audiocassetta e come trascrizione, dice al capo settore:
Rao:
presumo che faccia riferimento agli infermieri, perché lei fa riferimento alle pressioni di quel pomeriggio [26 giugno]
Glielmi:
e chi le ha fatte quel pomeriggio le pressioni? Lei si contraddice.
Il dott. Giuseppe Rao, rappresentante sindacale della dr.ssa Lucia Della Villa, negl’interrogatori resi all’Autorità Giudiziaria, evita accuratamente di far cenno al fatto che si era recato presso l’ufficio del capo settore per accertare, de visu, che nel Registro Generale non v’era traccia del presunto trasferimento per la dr.ssa Lucia Della Villa. Nella conversazione telefonica con il capo settore fa riferimento a questa circostanza e certifica uno stato di delirio persecutorio di Della Villa. Egli dice: "Io ho anche litigato con qualche collega perché a un certo punto ho detto: "figghioli (figlioli), guardate che ho parlato io con Glielmi, ho visto il protocollo e non c’è l’ordine di servizio".
Senza quest’ordine di servizio non si comprende quali sono le minacce e quali gli atti persecutori. Stanno soltanto nella mente di un soggetto delirante in senso persecutorio, oltretutto spaventata dalle minacce subite nella sede della Direzione Generale, come riferito dal dott. Giuseppe Rao.
Rao:
Evidentemente, dottore Glielmi, a qualcuno qua le.., forse sono saltati i nervi, non lo so, non..
Glielmi:
Ma perché Della Villa,… tu dici, ha strutturato un delirio persecutorio?
Rao:
Mah, secondo me sì… Io ho.., io ho una mia valutazione di fondo su questa cosa:… ...che lei in questa vicenda è stata strumentalizzata, cioè lei è stata presa in.., come dire, in castagna su questa cosa. Io sono convinto che alla Della Villa in questi 20 giorni qualcuno - ho motivo di intendere o dalla Direzione Generale, o qualcun’altro - abbia, che ne so, inculcato quella famosa paura legata a quel fantomatico trasferimento a Mistretta
Glielmi:
...io ho sempre detto che se avessi minimamente spostato la Della Villa dal Servizio di psichiatria anche presso di me, anche al C. I. M. questa sarebbe impazzita; tu stamattina mi stai dicendo che ha strutturato un delirio persecutorio sul niente.
"2 - La conferma delle dimissioni spedite il 10.07.1997 dal dr. Glielmi da parte dell’Amministrazione in data di poco successiva (21.07.1997) e mancata eguale sollecita adozione del provvedimento contrario a seguito di una successiva richiesta di revoca delle dimissioni."
Troppi errori, che non fanno onore all’obbiettività e imparzialità di un giudice, ma diventano materia d’analisi psicopatologica. Il capo settore ha inviato la richiesta di quiescenza il giorno 21 luglio e non il 10 luglio come scrive il dott. Pietro Mondaini che, pertanto, scrive il falso.
Il capo settore ha ricevuto la lettera di recesso il 23 luglio. Per difendersi dalle gravissime e infamanti accuse ha ritirato subito la richiesta di essere messo in quiescenza. Ha appurato, poi, che la stessa sera del 21, con un’urgenza veramente straordinaria, era stata deliberata la sua messa in quiescenza. Non è condannabile la solerzia del Direttore Generale che poteva deliberare anche dopo mezz’ora d’aver ricevuto la lettera del capo settore. Nell’esposto alla Procura della Repubblica si fa riferimento alla "sollecita adozione del provvedimento" per descrivere l’atmosfera che, pare, il giudice ha ben compreso, decidendo da che parte schierarsi dal momento che fa le capriole per smontare una circostanza che lo stesso capo settore non considera come reato. Il dott. Pietro Mondaini, a proposito delle date, commette un errore freudiano che evidenzia l’esistenza di una psicopatologia che in pratica si traduce in un’acritica posizione di parte e in uno stile menzognero.
Infine il P.M. dott. Pietro Mondaini scrive e fa capire che "il provvedimento a seguito di una successiva richiesta di revoca delle dimissioni" sia stato adottato, ma non con "eguale sollecita adozione". Egli concentra la sua attenzione sulle sciocchezze e non è capace di scrivere il più semplice dei suoi pensieri, senza l’ombra della menzogna e dell’ingarbugliamento.
La richiesta di revoca delle dimissioni, ben motivata, sarebbe potuta essere accolta, a norma di legge e per consuetudine tra gentiluomini, ma fu respinta.
"La mancata adozione di un provvedimento contrario", non è una prova di colpevolezza del Direttore Generale, ma per un giudice attento ed imparziale, sarebbe stato un indizio importante per accertare le motivazioni che lo hanno spinto all’abuso d’ufficio.
"3 - L’inizio di un procedimento disciplinare a carico di Glielmi Nicola da parte dell’Amministrazione e il diniego della possibilità di difendersi in sede disciplinare".
Assolutamente falso. Non si trova alcun riscontro nelle carte processuali. Egli farnetica, o fantastica, o entrambe le cose. Confonde le acque, come un azzeccagarbugli d’altri tempi, quando la gente non sapeva né leggere, né scrivere e poteva facilmente essere gabbata. Questo è molto grave, perché denota un’inaudita arroganza che nasce dalla certezza dell’impunità, anche quando si dimostra, come nel nostro caso, che i comportamenti giurisdizionali di un giudice sono dovuti non all’errore, ma alla volontà ben determinata.
Il capo settore è stato sentito dal dott. Francesco Poli il 5 agosto 1997.
Dalle carte processuali si rileva che il dott. Francesco Poli ha sospeso il capo settore da tutte le sue funzioni e trasferito il dr. Mondì da Messina a Mistretta, denunciando alla Procura i due medici ben 14 giorni prima della loro audizione per le discolpe.
Forse il dott. Pietro Mondaini si riferisce a questa circostanza.
L’errore di prospettiva del dott. Pietro Mondaini, può trovare una spiegazione soltanto nel fatto che egli abbia individuato il malaffare, di stampo mafioso, di denunciare una persona prima che la stessa sia sentita per le discolpe; ma, nella sua ottica distorta, finisce per attribuirne la colpa al capo settore piuttosto che al dott. Francesco Poli.
E’ vero, invece, che l’ordine di recesso e la denuncia alla Procura della Repubblica sono stati determinati dalla farsa di un’indagine amministrativa, della quale il capo settore nulla sapeva e nella quale non è stato sentito. Farsa affidata al Direttore Sanitario, dott. Giuseppe Pracanica, ricattabile perché nominato direttamente dal Direttore Generale ( senza concorso) e pertanto dallo stesso licenziabile in 24 ore ad libidum, e sine causa, secondo la normativa della riforma di Rosy Bindi.
Il dott. Pietro Mondaini avrebbe dovuto porsi queste domande: "Perché il dott. Francesco Poli denunzia alla Procura della Repubblica il capo settore ed il dott. Mondì sulla base dell’esposto del dott. Virginio Sozzi, e della denuncia della dr.ssa Lucia Della Villa, senza sentire prima le ragioni dei due medici accusati? Con quale autorità medica il Direttore Generale parla pubblicamente di sequestro di persona senza sentire prima le ragioni cliniche psichiatriche dei due medici che hanno redatto il certificato di ricovero?"
Queste sarebbero state le domande logiche e azzeccate da parte di un giudice cosciente, lucido, imparziale ed onesto.
"4 - il preavviso di un nuovo procedimento disciplinare a carico del dr. Glielmi a seguito di dichiarazioni da lui rilasciate alla stampa inerenti i contrasti di cui sopra".
Non v’è stato alcun preavviso di un nuovo procedimento disciplinare a seguito di dichiarazioni rilasciate alla stampa. Non risulta dal carteggio. Il P.M., dott. Pietro Mondaini, scrive il falso.
Sorge, quindi, la domanda: da dove ha potuto trarre questa sua idea balzana?
Dallo stralcio della conversazione telefonica con il dott. Giuseppe Rao non si evidenzia alcuna minaccia o preavviso:
Rao:
fra parentesi loro si sono indispettiti moltissimo del fatto che (la televisione) di Piccione abbia fatto quel popò di pubblicità.
Glielmi:
eh, ma quella non l’ ho fatta io, quella l’ ha fatto l’avvocato.
Rao :
sì, sì, lo so.
"Loro si sono indispettiti moltissimo", non significa che essi hanno minacciato nuovi provvedimenti disciplinari.
Nell’intervista rilasciata a Teletirreno, il capo settore ha parlato di W. Reich, del I Bambino Gesù di Praga (in Praga) e del II Bambino Gesù di Praga (in Novi Ligure). Dichiarava che gli avevano regalato una statuina del I Bambino Gesù perché questi illuminasse il Direttore Generale. Egli illustrava la norma di legge che obbligava il medico a praticare un T.S.O., descrivendo i fatti senza fare il nome del malato, senza criticare la condotta né del dott. Sozzi, né di Della Villa perché ancora non conosceva i loro esposti.
Il dott. Pietro Mondaini ha appreso la notizia "del preavviso di nuovo procedimento" dalla denuncia del capo settore, che ha riferito le minacce del dott. Giuseppe Mobilia.
Non si comprende perché il P.M., dott. Pietro Mondaini, sia certo del "preavviso di un nuovo procedimento"; perché, poi, sia dubbioso sulle minacce, che giudica inventate dal capo settore. Il "preavviso", nel quale il P.M. dimostra di credere, è la prova che le minacce vi sono state.
Egli, dunque, è incoerente perché delle due cose l’una: o egli ritiene che le minacce vi siano state e che "il preavviso" faccia parte delle minacce, o se crede che queste siano un’invenzione fantastica del capo settore, non avrebbe dovuto dare per certo "il preavviso di un nuovo procedimento".
Più avanti scriverà: "Anche in ordine al secondo procedimento disciplinare sorto a seguito delle dichiarazioni rilasciate alla stampa".
Egli dà per certo l’insorgenza di un secondo procedimento disciplinare e sembra fissato su questo punto.
"5. Minacce gravi, profferite da Mobilia Giuseppe Francesco, a Glielmi Nicola, affinché lo stesso desistesse dalla sua attività di denuncia".
Si parlava del diavolo ed ecco comparire le corna. All’enunciato "preavviso" seguono immediatamente "le minacce gravi profferite da Mobilia Giuseppe". Nessuno può dubitare della tecnica freudiana della libera associazione davanti a questo esempio scolastico.
"A sostegno degli assunti, i denuncianti producevano audiocassette contenenti registrazioni di conversazioni tra Glielmi Nicola e altre persone (Mobilia, Rao, Valenti) interne all’ambiente nel quale sarebbero accaduti i fatti e dalle quali era possibile evincere la prova dei comportamenti delittuosi citati. In particolare e segnatamente, da quelle conversazioni si sarebbe dovuta trarre la prova della falsità della denuncia della Della Villla (e per la quale è sorto procedimento penale) la quale sarebbe stata indotta a presentarla solo a fine di screditare di fronte alla direzione generale perché intravvedeva il pericolo che il suo superiore Glielmi adottasse un provvedimento di trasferimento nei suoi confronti. Questo fatto sarebbe stato confidato dal dr. Rao al dr. Glielmi nel corso di conversazioni telefoniche di fine luglio 1997. La lettura delle trascrizioni in atti e, ancor più, dalla audizione delle 3 audiocassette, pare emergere, contrariamente a quanto affermato dai denuncianti, che il RAO non ha mai detto di aver appreso dalla Della Villa direttamente che le accuse da questa mosse erano false."
Il P.M., dott. Pietro Mondaini, è poco chiaro, è un confuso che confonde. Colpisce l’uso del militaresco, o più infimo vocabolo carcerario di "superiore".
Egli dimostra di non aver capito nulla. Si rimane sbalorditi perché un tecnico, diplomato in ragioneria, comprende la logica del discorso e racchiude tra virgolette le espressioni riferite dalla dr.ssa Della Villa al dott. Rao, mentre, invece, il dott. Pietro Mondaini, laureato in giurisprudenza, non le sa leggere. Si riportano necessariamente alcune parti più significative della conversazione:
Rao:
mah, io la storia che so, che lei mi ha detto è questa: che sostanzialmente lei fu chiamata da qualcuno della Direzione Generale...
Glielmi:
eh!
Rao:
dicendole che gli erano arrivati gli ordini di servizio per lei [Della Villa] e per Sozzi per Mistretta e allora lei..
Glielmi:
e chi li avrebbe fatti questi ordini di servizio?
Rao:
fatti da lei
Glielmi:
fatti da me !
Rao:
firmati Glielmi
Glielmi:
e tu lo sai che questo è falso
Rao:
e io questo lo so, difatti gliel’ ho detto...
Glielmi:
eh!
Rao:
...ne abbiamo parlato, lei dice: "Ma io non ho motivo di non credere a quello che mi avevano detto, che mi hanno detto in Direzione Generale. Quindi, susseguentemente a questo tipo di discorso io per difendermi mi sono dovuta cautelare"...
Glielmi:
eh!
Rao:
..."cautelandomi come? Facendo una sorta di denuncia cautelativa da eventuali ritorsioni da parte di Glielmi nei miei confronti", ci dissi: "Ma guarda, Lucia, io ti debbo dire che a me Glielmi non solo a me, ma abbiamo anche controllato"... [il registro del protocollo]
Glielmi:
eh!
Rao:
quello che mi sembra strano è questo discorso del trasferimento a Mistretta...
Glielmi:
eh!
Rao:
....che lei continua a insistere che dalla Direzione Generale gli hanno detto che era arrivato il trasferimento. Ora, siccome io non ho motivo di non credere a Lucia e credo anche a Glielmi, debbo dire che qualcuno allora si è messo tra Glielmi e Lucia, giusto?
Glielmi:
eh!
Rao:
chi è questo qualcuno?
Glielmi:
la Direzione Generale. Chi?
Rao:
certo, appunto
Glielmi:
...il direttore generale in persona, il direttore amministrativo ?
Rao:
e questa cosa non si è potuta capire, perché qualcuno si è messo tra Glielmi e Della Villa e ha detto a Della Villa: "guarda che c’è il trasferimento tuo a Mistretta". La Della Villa a questo punto spaventata prende carta e penna; 20 giorni dopo, attenzione... ...20 giorni dopo.., 10 giorni dopo...che erano successi i fatti.
Glielmi:
… 15 giorni
Rao:
15 giorni dopo che era successo il fatto, attenzione, quindi non domani o dopodomani... quando lei non aveva nessuna intenzione la Della Villa di scrivere niente, giusto?
Glielmi:
eh!
Rao:
ma 20 giorni dopo prende carta e penna e scrive quel popò di lettera, per cui debbo sicuramente pensare che qualcuno ha fatto spaventare la Della Villa..
Glielmi:
ma lei che ti ha detto?
Rao:
che qualcuno gli ha detto questa cosa qua e lei per cautelarsi ha fatto quella
denuncia
Glielmi:
ma ha indicato chi?
Rao:
no, non me l’ ha voluto dire
Glielmi:
ha detto genericamente: "della Direzione Generale"?
Rao:
sì, facendomi capire che veniva da là. Addirittura l’ hanno chiamata dalla Direzione Generale
Glielmi:
eh!
Rao:
ora non so se è Direzione Generale o Direzione Sanitaria, questo non me l’ ha voluto dire; però m’ ha detto: "guarda, mi hanno chiamato dicendomi che….., e mi hanno chiamato perché si sono insospettiti perché nonostante che a Glielmi fosse arrivata una disposizione che lo intimava a non fare più ordini di servizio.…. per trasferimenti, a loro colpiva il fatto che nonostante questa disposizione, questo divieto che lei aveva di fare trasferimenti, lei aveva proposto il trasferimento di Della Villa e Sozzi a Mistretta"
Glielmi:
quando mai!
Rao:
e quindi sostanzialmente dice: "ma che è successo?". La Della Villa appena visti ’sta cosa, dissi: "come mi stanno trasferendo a Mistretta?", e allora a ddu puntu scatasciau tutti cosi [ e quindi sostanzialmente dice: "ma che è successo?". La Della Villa appena vide questa cosa, disse: "come mi stanno trasferendo a Mistretta?", e allora a quel punto, esplose, impazzì]
Glielmi:
eh!
Rao:
…ecco perché a questo punto la malafede ci sta, o dalla Direzione Sanitaria, o dalla Direzione Amministrativa, non c’è possibilità, perché qualcuno alla Della Villa è andato a dirle: "ti stanno trasferendo a Mistretta per punizione" e allora quella per difendersi ha fatto la denuncia.
Glielmi:
ma tu lo sai che quella è una persona che se io minimamente dicessi: "vai all’ospedale psichiatrico", si disintegrerebbe
Rao:
dottore Glielmi, io sono d’accordissimo con lei.……
Io ho anche litigato con qualche collega perché a un certo punto ho detto:"Figghioli [figlioli], guardate che ho parlato io con Glielmi, ho visto il protocollo e non c’è l’ordine di servizio", nessuno ci credeva perché diceva: "ma allora che fa, la Della Villa se l’è inventata questa cosa? Non può essersela inventata", anche perché che significato ha fare la denunzia, e io per questo io credo alla Della Villa, alla buona fede di Della Villa, perché la denunzia non è stata fatta il giorno dopo che è successo il fatto, ma 15 giorni dopo....quindi, la Della Villa che motivo aveva 15 giorni dopo di fare la denunzia? Tranne che qualcuno non l’avesse spaventata.
Glielmi:
senti, ma Della Villa è scritta al tuo sindacato?
Rao:
sì, Lucia sì, alla CISL
"Il Rao (probabilmente legato a Glielmi), in quelle telefonate, esprime sempre dei propri convincimenti circa la strumentalità di tali accuse ma non pare mai direttamente a conoscenza dei fatti;"
La dr.ssa Lucia Della Villa dichiara e ribadisce di essere stata chiamata dalla Direzione Generale e di "non avere motivo di non credere a quello che mi avevano detto, che mi hanno detto in Direzione Generale. Quindi, susseguentemente a questo tipo di discorso io per difendermi mi sono dovuta cautelare......cautelandomi come? Facendo una sorta di denuncia cautelativa da eventuali ritorsioni da parte di Glielmi nei miei confronti". Non si comprende cos’altro avrebbe dovuto confidare la dr.ssa Della Villa al dott. Rao, affinché per il dott. Mondaini le sue dichiarazioni siano credibili, significative e probanti di comportamenti illeciti che, poi, si sono tradotti nel reato di calunnia. Forse la dr.ssa Della Villa avrebbe dovuto confidare al dott. Rao il suo modo di masturbarsi?
L’investigatore dott. Pietro Mondaini, che probabilmente ha fatto carriera con questo processo penale, si è chiesto ed ha chiesto alla dr.ssa Della Villa: 1) se vi sia stato un colloquio con il dott. Giuseppe Rao sull’argomento, 2) cos’avesse voluto significare con l’espressione: "Facendo una sorta di denuncia cautelativa da eventuali ritorsioni da parte di Glielmi nei miei confronti".
L’esimio investigatore dott. Pietro Mondaini ha chiesto al dott. Rao di confermare quanto da lui dichiarato nella conversazione telefonica o piuttosto gli ha chiesto quando Cristoforo Colombo ha scoperto l’America, ponendo domande a cazzo di cane del tipo: "la dr.ssa Della Villa ti ha confidato di avere scritta una denuncia non veritiera?" (V, appresso).
Il dott. Giuseppe Rao è a conoscenza di molte cose e non esprime opinioni personali, ma legittimi e logici commenti ai fatti che conosce per confidenze spontanee della dr.ssa Lucia Della Villa, o per dichiarazioni della stessa perché interrogata - si suppone - dal dott. Rao, essendo egli il suo rappresentante sindacale. S’era, infatti, preoccupato di controllare il protocollo del capo settore e, per amore della verità, bisogna riconoscerlo, aveva "litigato con qualche collega perché a un certo punto ho detto: "Figghioli [figlioli], guardate che ho parlato io con Glielmi, ho visto il protocollo e non c’è l’ordine di servizio"..
Nel protocollo del capo settore non v’è traccia dell’ordine di trasferimento a Mistretta per la dr.ssa Lucia Della Villa, né per il dott. Virginio Sozzi. Agli atti del Tribunale di Messina manca la prova principale della persecuzione, la prova di quel "ti stanno trasferendo a Mistretta per punizione". Tanto di cappello al dott. Pietro Mondaini, se agli atti esistesse la prova, anche falsificata, dell’ordine di trasferimento! Senza questa prova, e senza testimonianze che confermino le dichiarazioni calunniose della dr.ssa Della Villa, si può soltanto dire che il P.M., dott. Pietro Mondaini, corre scioccamente, o forse per partito preso, dietro le calunnie della dr.ssa Lucia Della Villa, senza verificarle.
Il dott. Giuseppe Rao conosce molti fatti e circostanze, perché rimane "quasi un’intera giornata" a colloquio con il dott. Poli, apparentemente in difesa del capo settore, in realtà come consigliere che gli fa notare gli errori della sua strategia. Non si comprende, infatti, in che cosa consiste il suo consiglio al Direttore Generale di "chiudere questa cosa quà", dal momento che la comunicazione di recesso è datata 23 luglio, così come la denuncia alla Procura della Repubblica. Avrebbe dovuto, invece, come sindacalista battersi per il ripristino di tutte le funzioni al capo settore. Un lavoratore è chiaramente e pubblicamente perseguitato, denunciato ingiustamente alla Procura della Repubblica ed il suo rappresentante sindacale dichiara a proposito della denuncia: "si può anche essere, io questo non lo so ufficialmente".
Un giudice accorto avrebbe tratto più equilibrate conclusioni dalle dichiarazioni che si riportano di seguito, invece di scrivere "Il Rao (probabilmente legato a Glielmi) ", in una maliziosa parentesi. Avrebbe certamente preso in esame il reato di "abuso d’ufficio". Il P.M., dott. Pietro Mondaini, ancora una volta, non legge le carte e scrive fischi per fiaschi. Data la fonte di provenienza, qualsiasi giudice avrebbe preso in esame il paventato e discusso "abuso d’ufficio", ma come abbiamo visto innanzi, il P.M. dott. Pietro Mondaini lo rimuove e lo trasferisce altrove, discettando sull’abuso d’ufficio in favore del dott. Virginio Sozzi.
Rao:
Ma, dottore Glielmi, io sono convinto di una cosa, io sono più che convinto che se questa storia, e l’ ho detto anche chiaramente, tranquillamente a Poli, perché io l’altra volta con Poli sono stato quasi un’intera giornata a parlare con Poli di questa cosa, perché gli ho detto a Poli che lui su questa cosa ha fatto un grande errore di grammatica, perché Poli era convinto.., Poli era convinto che su questa cosa iniziasse un procedimento la Magistratura, e gli ho anche detto che qualunque decisione loro prendono, se è una decisione negativa, al 99,99999 percento, il pretore del lavoro darà ragione a Glielmi e a Mondì, per cui… io continuo a sostenere che da un punto di vista tecnico lui non poteva iniziare il procedimento del recesso, qua non c’è dubbio alcuno sulla motivazione addotta. E allora lui che cosa mi ha detto, dice: "no, ma c’era anche una denunzia alla Magistratura, alla Procura". Gli dissi: "sì, può anche essere, io questo non lo so ufficialmente, ma anche qualora ci fosse la denunzia alla Procura, e la Procura non ha iniziato un procedimento penale o un procedimento indagatorio, lei come si fa a sostituire alla Magistratura ordinaria? E quindi voglio dire perché qua l’unico problema, l’unico problema, tutto da dimostrare a mio modo di vedere, Glielmi lo può avere soltanto dalle eventuali minacce alla Della Villa. Punto. Perché su tutta la prima parte Glielmi è inattaccabile, perché il T.S.O. è un atto medico, lui lo ha fatto in scienza e coscienza, dovete andare a dimostrare che non era.., che non era valido; come fate a dire che praticamente ha ragione uno come Sozzi che ha 10 anni di esperienza e non uno come Glielmi che è primario da trenta…. da 20 anni."…Dico, voglio dire, tutte queste.., tutte motivazioni tecniche, allorché ho capito che Poli era entrato in un cul-de-sac.….cioè si è tuffato in una situazione che secondo me lui non ha potuto più gestire. A questo punto, siccome io conosco.., conosco Poli; Poli, grazie al suo disturbo di personalità di tipo narcisistico, perché è chiaramente un narcisista quasi con spunti deliranti, non può far la figura di quello che esce sconfitto da questa vicenda e allora che cosa è uscito fuori? Tant’è vero che io gli ho detto: "Guardi dottore Poli, lei.., le andrà bene, le andrà bene se questa cosa non va a finire in un’aula di tribunale, perché se va a finire in un’aula di tribunale io non lo so se per lei ci sono gli estremi dell’abuso, quindi questa cosa - ci dissi - a mio modo di vedere la dobbiamo chiudere qua".
Glielmi:
Eh
Rao :
...dottore Glielmi, le debbo dire che l’ho detto a Poli chiaramente [in successivo incontro sindacale] che è stata una carognata grande quanto una casa, quest’operazione è stata veramente una grande carognata, in maniera molto chiara.. . ..Io l’ ho detto molto chiaramente al dr. Poli, gli ho detto: "guardi dottore Poli che Glielmi nel momento in cui se ne va in pensione è un uomo libero e può essere una scheggia impazzita. Se lui decide di denunziare l’abuso in atti d’ufficio e il giudice gli dà ragione, guardi che lei passa guai terrificanti" ...
"lo stesso, pressocché costantemente, si limita a riferire a Glielmi quelle che erano sue considerazioni personali (arricchite da congetture non univocamente orientate, come, ad es. la distanza di tempo intercorrente tra la denuncia della Della Villa e il momento in cui sarebbe sorto il sospetto che la stessa venisse trasferita) nonostante gli evidenti tentativi di Glielmi di farlo convergere sulle sue tesi."
Il dott. Rao parla a ruota libera, perché non sa che la conversazione è registrata. Il capo settore commenta con un "eh" quanto gli è riferito ed il dott. Pietro Mondaini scrive "nonostante gli evidenti tentativi di Glielmi di farlo convergere sulle sue tesi".
Si evince, invece, dalle due conversazioni telefoniche e relative trascrizioni, che il capo settore, ahi lui! spesso interrompe una importante comunicazione e testimonianza perché irritato da quanto gli viene detto.
Il dott. Pietro Mondaini ancora una volta scrive il falso, in altre parole la sua interpretazione dei fatti non corrisponde alla realtà.
Il P.M., dott. Pietro Mondaini, anche per quanto riguarda "la distanza di tempo" scrive sostanzialmente il falso, perché il dott. Rao fa riferimento a 20 giorni dopo i fatti del 26 giugno [v. dialogo riportato innanzi] e non al momento in cui sarebbe "sorto il sospetto che la stessa venisse trasferita", che per via deduttiva si può collocare di pochi giorni, o addirittura di qualche ora, prima della denuncia, considerata l’impulsività di Della Villa ed il fatto che non si è consigliata con il suo rappresentante sindacale. Bisognerebbe, altrimenti, pensare che il dott. Giuseppe Rao sia stato un suo complice. Il che non è.
La considerazione di Rao sui "20 giorni", è un indizio. Confortato dalle confidenze ricevute da Della Villa, diventa una prova certa.
La descrizione dei tempi di un crimine, ha una rilevante importanza nella metodologia investigativa. E’ sulla "distanza del tempo dal fatto" (20 giorni), che il dott. Giuseppe Rao richiama l’attenzione del capo settore, per convalidare le confidenze ricevute dalla dr.ssa Lucia Della Villa. Il dott. Rao, logicamente, si chiede: "Perché la Della Villa denuncia il capo settore dopo 20 giorni dal ricovero del malato". La risposta, esaminando le carte, sembra essere la seguente: "Perché dopo il ricovero del malato, ma molto tempo dopo, la dr.ssa Della Villa è stata chiamata in Direzione Generale, ove probabilmente è stata minacciata ed indotta a fare una denuncia, ma sicuramente è stata "spaventata" e falsamente informata di un suo "fantomatico" trasferimento ad opera del capo settore".
La notazione del dott. Rao è congruente e logica e non "una congettura non univocamente orientata". A parte il fatto che non si comprende che cosa voglia dire il dott. Pietro Mondaini, se si considera che le dichiarazioni del dott. Rao sono chiarissime e si prestano ad una sola interpretazione.
Il dott. Giuseppe Rao esprime una sua logica congettura: la dr.ssa Della Villa, qualora fosse stata minacciata, come lui erroneamente crede per dichiarazione della stessa, avrebbe dovuto denunciare il capo settore subito dopo il ricovero del malato, e non dopo. Che cosa è successo alla Della Villa nel tempo che va dal ricovero del malato (26 giugno), fino al 10 luglio?
Il dott. Giuseppe Rao sa, per confidenze della dr.ssa Della Villa, che la medesima è stata chiamata dalla Direzione Generale, e che è stata "spaventata" con la minaccia "di un fantomatico trasferimento a Mistretta". Egli sa anche che il capo settore e la dr.ssa Della Villa non si sono mai incontrati tra il 26 giugno (giorno del ricovero), e il 10 luglio (data della denuncia), a causa di un diverso orario di lavoro, del quale lui è conoscenza essendo egli stesso un medico del Servizio di Psichiatria, interessato alla turnazione dei medici.
Il P. M. non ha considerato neppure questa circostanza che riguarda tempo e luogo delle minacce.
La logica accreditata di una prassi istituzionale fa aggiungere quest’altre domande: perché la dr.ssa Della Villa ha denunciato, senza alcuna prova, il capo settore direttamente alla Procura della Repubblica? Non sarebbe bastato, almeno in prima battuta, denunciare il capo settore alla Direzione Generale e al suo sindacato?
La regola nella prassi amministrativa, e tra gentiluomini, vuole che tanto il dott. Sozzi che la dr.ssa Della Villa avrebbero dovuto trasmettere i loro esposti attraverso il protocollo del capo settore, fatto salvo il loro diritto di rivolgersi direttamente, e non tramite il protocollo del capo settore, ai rispettivi sindacati in caso d’atti persecutori: la dr.ssa Della Villa, come abbiamo visto, non ha informato il suo sindacato di atti persecutori da parte del capo settore.
La regola amministrativa vuole anche che il Direttore Generale, informato di qualsiasi fatto illecito, si rivolga direttamente e subito al Responsabile del Servizio e non al primo sciacquino.
Queste sono le prime regole che saltano in un popolo incivile.
Sembrano queste osservazioni piuttosto cavillose, ma nel quadro investigativo acquistano molta importanza.
In un paese nel quale "la legge è uguale per tutti tranne che per gli amici", il non rispetto delle regole istituzionali è la logica conseguenza di una cultura giuridica mafiosa.
La logica suggerisce che la dr.ssa Della Villa ha potuto azzardare una denuncia senza alcuna prova, e in pratica calunniosa, perché coperta dalla Direzione Generale.
Ciò suggeriscono la logia ed i fatti.
"Solo in una occasione il Rao, in quelle telefonate, riferiva quanto avrebbe appreso direttamente dalla Della Villa (p.4 trascrizione prima conversazione del settembre 1997): la stessa avrebbe detto a RAO "Ma io non ho motivo di non credere a quello che mi avevano detto [circa l’ipotesi di un suo trasferimento ad opera di Glielmi - n.d.s], che mi hanno detto in Direzione Generale. Quindi, susseguentemente a questo tipo di discorso (sic!) mi sono dovuta cautelare (presentando la denuncia - n. d .s .)".
Va rilevato innanzitutto che il dott. Pietro Mondaini è caratterialmente bugiardo. Caratterialmente perché afferma il falso e fatti non corrispondenti alla realtà, anche quando non v’è alcun bisogno di travisarli. Egli, infatti, in precedenza ha scritto: "Questo fatto sarebbe stato confidato dal dr. RAO al dr. GLIELMI nel corso di conversazioni telefoniche di fine luglio 1997. La lettura delle trascrizioni in atti e, ancor più, dalla audizione delle 3 audiocassettee…"
Qui si scrive che la prima conversazione è avvenuta "nel settembre 1997" e che le audiocassette sono tre. Queste sono quattro: due riguardanti conversazioni telefoniche con il dott. Rao avvenute nel settembre 1997, la terza con il dott. Aldo Valenti e la quarta con il dott. Mobilia. Nei mesi di luglio e agosto non v’è stata alcuna conversazione telefonica con il dott. Giuseppe Rao.
Ci si chiede come possa affidarsi un procedimento penale ad un giudice tanto confuso e tanto caratterialmente bugiardo. Si ritiene che un assassino abbia il diritto di negare il suo crimine, ma soltanto una personalità psicopatica con delirio inventivo scrive il falso non v’è alcuna necessità o ragione.
Ciò premesso sembra che le dichiarazioni della dr.ssa Della Villa, riportate solo in parte dal dott. Mondaini, non siano sufficienti a fargli comprendere il raggiro di cui è stata vittima e che, in conseguenza di questo, abbia dovuto "cautelarsi". Come? Il brillante investigatore non se l’è chiesto. Del resto il come è cosi ovvio che lo comprendono anche i bambini di 5 anni.
Egli, anziché accertare la verità dei fatti, si lancia in affermazioni indegne di una giudice, perché non comprovate ma da lui soltanto sospettate. Così funziona la Giustizia in Italia?
"Tale tipo di affermazione, a ben vedere, anche qualora fosse vera, non sarebbe incompatibile con la verità dei fatti narrati in denuncia dalla Della Villa (in atti). Non è da escludere infatti, che la stessa - che in precedenza mai si era attivata per denunciare comportamenti vessatori posti in essere nei suoi confronti - abbia deciso di presentare la denuncia in questione, quando, dopo risalenti e frequenti dissidi, la stessa vedeva in pericolo la sua permanenza a Messina ad opera del suo superiore dr. Glielmi".
Il P.M., dott. Pietro Mondani, non ha accertato se i "fatti narrati in denuncia dalla Della Villa (in atti)" siano veri e non piuttosto falsi e calunniosi. La dr.essa Della Villa non ha indicato alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni. Non ha presentato le prove di un solo atto persecutorio, o diverbio indicando tempo, luogo, testimoni e l’oggetto del diverbio. Alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni. Alcun atto persecutorio documentato. Non ha indicato una sola cartella clinica contraffatta per scopi personali dal capo settore.
Trattandosi di materiale cartaceo, depositato in archivio, avrebbe dovuto indicare almeno una cartella clinica. Non poteva farlo perché il capo settore non si era mai occupato della diagnostica e della terapia degli ammalati, intervenendo soltanto in quei casi per i quali gli era richiesto un suo parere, essendo essi affidati ai tre aiuti medici, che supervisionavano anche il lavoro dei tre assistenti medici dello SPDC.
Il P.M. dott. Pietro Mondaini non ha chiesto né ha fatto chiedere alla dr.ssa Lucia Della Villa: "Quali sono state le cartelle cliniche contraffatte?".
Egli non ha esperito alcun’indagine per accertare la veridicità, o la falsità delle accuse della dr.ssa Lucia Della Villa.
Non ha esperito alcun’indagine per accertare "i comportamenti vessatori e i risalenti e frequenti dissidi" che, non trovando il benché minimo riscontro nella realtà, sono soltanto frutto di fantastiche ipotesi di reato, prodotte dalla sua mente, evidenziando con esse una personalità psicopatica con delirio fantastico e inventivo.
Non si comprende, infatti, quando, come, dove e perché la dr.ssa Lucia Della Villa fosse stata minacciata, poiché ella stessa dichiara di avere ricevuto dal capo settore una sola telefonata, quella del 27 giugno (interrogatorio reso alla Direzione Generale), alla quale hanno assistito i dottori Valenti, Mondì e Sozzi.
Il P.M. dott. Pietro Mondaini non ha letto neppure le dichiarazioni dei dottori Valenti, Mondì e Sozzi per accertare il contenuto della telefonata nella mattinata del 27 giugno 1977, con la quale il capo settore, per dichiarazioni degli stessi, invitava la dr.ssa Della Villa a stare tranquilla, a compilare la cartella clinica secondo scienza e coscienza e, dopo averla ultimata, di mandargliela al Centro di salute Mentale. Probabilmente, trattandosi di soggetto mentalmente disturbato, la sola richiesta di visionare la cartella clinica dovette metterla in agitazione, temendo un rimprovero per quello che solo la sua mala coscienza sapeva di aver fatto.
Tutti i medici del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale "R. Margherita", se fossero stati interrogati, avrebbero dichiarato concordemente che il capo settore si recava di rado all’ospedale "Margherita", per ordinare il servizio infermieristico e quello dei medici, e solo a loro richiesta, essendo troppo impegnato al Centro di Salute Mentale di Via Tommaso Capra per il lavoro d’istituto e per la vegetoterapia carattero analitica, collaborato dalla pedagogista dr.ssa Maria Grazia Saporito (volontaria), dallo psicologo dott. Aldo Valenti e dal dott. Pietro Mondì.
Se il P.M. dott. Pietro Mondaini avesse interrogato un solo medico dello SPDC avrebbe appreso ciò che tutti sapevano in città: che il capo settore non aveva alcun interesse di indirizzare gli ammalati presso il suo studio privato, ma al contrario li riceveva nell’istituzione pubblica avendo scelto di lavorare a tempo pieno, conferendo esso un maggiore punteggio per i concorsi e un maggiore stipendio.
Il P.M. dott. Pietro Mondaini ignora completamente le seguenti dichiarazioni del dott. Giuseppe Rao che avrebbero potuto illuminarlo:
Rao:
[al Direttore Generale] "Se Glielmi decide di denunziare l’abuso in atti d’ufficio e il giudice gli dà ragione, guardi che lei passa guai terrificanti" ...
Ora lui, spaventato su questa cosa, che cosa ha uscito fuori? Secondo me l’asso della manica che ha...
Glielmi:
Cioè?
Rao:
…e che è l’asso di Della Villa
Glielmi:
Eh! E chella [quella], Della Villa cade, cadrà l’asso Della Villa..
Rao:
Eh, eh, eh.. E la però, dottore Glielmi, là..
Glielmi:
Eh! Pippo, lì c’è un fatto: io per 2 anni non sono venuto al servizio di psichiatria...
Rao:
Sì, sì, però quello...
Glielmi:
...impegnato com’ero.
Rao:
No, no, no, ma lei.., io penso che lei faccia riferimento a quella vicenda, alla
vicenda del Mirabile
Il dott. Rao si riferisce al giorno 26 giugno. Chi ha minacciato la dr.ssa Della Villa il giorno 26 giugno? Chi ha minacciato i medici del Pronto Soccorso Generale dell’Ospedale "R. Margherita" il giorno 26 giugno? Chi ha comunicato al giudice tutelare, dott. V. Laganà, la notizia che si stavano commettendo delle irregolarità per il ricovero del signor Giuseppe Mirabile?
Queste legittime e doverose domande avrebbe dovuto porsi il P.M., dott. Pietro Mondaini. Ad esse non si può dare alcuna risposta. Si può dedurre, però, dalle circostanze descritte nel carteggio che il soggetto minacciante la dr.ssa Della Villa sia stato il dott. Virginio Sozzi.
Non è concepibile che un capo settore perseguiti un suo assistente medico con "risalenti e frequenti dissidi" e contemporaneamente conceda allo stesso medico una licenza di studio a spese dell’Amministrazione (contro il parere di tutti), per recarsi per un mese a Roma. Questa notizia il P. M. dott. Pietro Mondaini avrebbe potuto apprendere se avesse chiesto il fascicolo personale della dr.ssa della Villa, o se avesse interrogato i medici del Servizio di Psichiatria sui rapporti intercorsi tra il capo settore e gli stessi medici e nella fattispecie tra il capo settore e la dr.ssa Lucia Della Villa.
Appare chiaro che il P.M. dott. Pietro Mondaini non sa svolgere un’indagine e non sa dove mettere le mani. O, al contrario, la svolge molto bene, con una farabutta mentalità dialettica, perché nessuna domanda è stata posta alla dr.ssa Della Villa dall’ispettore di Polizia Salvatore Prestipino per chiarire le sue accuse contro il capo settore. Nessuna domanda è stata posta al capo settore per chiarire gli atti persecutori compiuti contro la dr.ssa Della Villa, o per discolparsi dall’accusa di aver manipolato a scopo personale e privato le cartelle cliniche.
L’inquirente, oltre a non indagare sugli atti persecutori e sulla manipolazione di cartelle cliniche, non ha posto alcuna domanda, in proposito, né all’accusato né all’accusatrice, perché sapeva che la dr.ssa della Villa era una calunniatrice e che la denuncia da lei compilata era falsa e costituiva l’asso nella manica del Direttore Generale da usare, come l’ ha usata, a scopo di mobbing.
Non v’è altra possibile spiegazione a quello che può apparire un’incauta leggerezza, mentre in realtà è una studiata malafede del dott. Pietro Mondaini.
Appare del tutto chiaro che il P.M. Pietro Mondaini, così come il P.M. Nicolò Crascì, cosi come i Giudici delle Indagini Preliminari dr.ssa Daria Orlando e dr.ssa Eugenia Grimaldi si sono prestati alla manovra del Direttore Generale.
Dal carteggio si evidenzia che la dr.ssa Rosita Gangemi ha dichiarato che, "al di fuori di questo caso (Mirabile)", non ha mai osservato un qualche dissidio tra il capo settore e la dr.ssa Della Villa. Del resto questa è anche l’opinione del dott. Rao, come s’è visto innanzi. Entrambi si riferiscono a dichiarazioni rilasciate loro dalla dr.ssa Della Villa e non per avere essi personalmente assistito a un litigio che, se vi fosse stato, sarebbe dovuto avvenire soltanto per via telefonica.
Il P. M. dott. Pietro Mondaini, a parte le esaurienti ed "univoche" dichiarazioni del dott. Rao, innanzi riportate, avrebbe potuto evitare di scrivere "risalenti e frequenti dissidi" se avesse letto, o ascoltato il seguente stralcio di conversazione. A lume di logica, infatti, appare assurdo pensare che un primario ("il suo superiore dr. Glielmi") perseguiti un suo "inferiore", l’assistente medico dr.ssa Lucia Della Villa, nel mentre che incita, o invita la stessa a collaborare ad un lavoro scientifico, che serve ad aumentare il punteggio nei concorsi. Nessun Primario, nessun Direttore d’Istituto, non solo medico, incoraggia un suo assistente, o un suo collaboratore, a scrivere un lavoro scientifico nel mentre che lo perseguita. Sarebbe il primo ed unico caso in tutto il mondo scientifico.
Glielmi:
ma io gli ho fatto un lavoro a lei e pure a te, ci sta pure il tuo nome lì...
Rao:
si, sì, lo so, lo so
Glielmi:
…come si fa?.. E’ stata l’unica cartella clinica e ho detto: "falla così, allarga..."
Rao:
mah, io dottor Glielmi debbo dire che ho un’idea su questa cosa, io sono convinto che questa cosa è stata il pretesto per.., secondo me è stata una cosa pretestuosa, presa a balzo da Poli per.., per farla fuori come capo settore
Glielmi:
va bè, ma questa, Della Villa mi calunnia, hai capito qual è il discorso?.. Eh!
Non solo mi calunnia, lei scrive: "...a conoscenza di questo esposto, è disponibile ad ogni chiarimento che si dovesse rendere utile in presenza di testimoni, operare anche in presenza di testimoni - cioè - tali pressioni operate anche in presenza di testimoni", eh, chi sarebbero questi testimoni, i medici del servizio di psichiatria veramente possono..?
Rao:
no, presumo che faccia riferimento agli infermieri e a quel.., perché lei fa
riferimento alle pressioni di quel pomeriggio [26 giugno, giorno del ricovero del
Mirabile]
Glielmi:
e chi le ha fatte quel pomeriggio le pressioni? Eh! Lei si contraddice, tra le altre cose.
Rao:
no, no, ma dottore Glielmi lei sa che..
Glielmi:
le pressioni quel pomeriggio lì, il 26, non le ho fatte mica io
Rao:
dottor Glielmi, lei sa.., lei conosce la Della Villa; io sono convinto che qualcuno
ha giocato con la Della Villa; tant’è vero che, se lei ci fa caso, la denunzia di
Della Villa è notevolmente postecedente rispetto alla denuncia del Sozzi.
Glielmi:
E’ fatta il 10/7
Rao:
ecco, rispetto a quella del Sozzi che è fatta molto prima
Glielmi:
Ma tu l’ hai vista, ne hai preso conoscenza?
Rao:
no, "vista" non l’ ho vista
Glielmi:
vuoi che te la leggo?
Rao:
no, ma poco cambia, perché immagino chiddu chi c’è scrittu [quello che c’è
scritto]; tra parentesi io conosco.., conosco la Della Villa e so che quando
sostanzialmente Lucia praticamente è incavolata, è infervorata, no come dire..
Tenga conto di una cosa, cioè: nella sua mente in quel momento, quando Lucia
scriveva queste cose, le scriveva con lo spirito di una che è convinta che
qualcun’altro, cioè nella fattispecie lei, gli sta facendo una ritorsione, per cui..
Glielmi:
eh, ma la ritorsione dove sta? Io non l’ ho mai fatta questa (ritorsione).
Rao:
Ma difatti la rabbia che ho io in questa vicenda, vede dottore Glielmi, la
rabbia che ho io in questa vicenda….
Glielmi:
Pippo, io sto incazzato perché in effetti io il 21 avevo detto: "me ne voglio andare", io a Pracanica quando l’ hanno fatto (Direttore Sanitario).., sai che ho rapporti buonissimi di amicizia con Pracanica…..
Rao:
Sì, lo so
Glielmi:
...lo andai a salutare e gli dissi: "Pippo, se a te io non ti sto bene come capo settore me lo dici che io me ne vado", è chiaro
Rao:
Loro ora.. Comunque, io di questa cosa ho parlato sia con Poli che con De Martino (Direttore Amministrativo).
Glielmi:
E che dicono?
Rao:
Loro dicono sostanzialmente questo: i fatti dei 90 giorni sono una scusa per fare arrivare il giorno della pensione
Glielmi:
Rao:
"E infatti, il dr. Rao, sentito il 26/11/97, ha pienamente confermato queste conclusioni, dichiarando di non essere a conoscenza diretta di una strumentalizzazione di della dr.essa Della Villa da parte della direzione generale e di non avere mai detto al dr. Glielmi che la dr.essa Della Villa gli avrebbe confidato che quanto narrato nell’esposto non era veritiero; ciò, nonostante, probabilmente, il Rao non fosse a conoscenza del fatto che le sue conversazioni con Glielmi fossero registrate".
Il P.M. dott. Pietro Mondaini teorizza una nuova tesi investigativa che nella pratica si traduce nel non dare credito alle registrazioni telefoniche, perché i criminali, come le persone perbene, nelle loro conversazioni mentono, mentre, se sono interrogati da un ispettore di Polizia, dicono la verità come in confessionale. Egli dà un credito assoluto ad insignificanti e retoriche dichiarazioni del dott. Rao all’ispettore di Polizia, le quali " pienamente confermano queste [sue stolide] conclusioni". Non dà nessun valore alle dichiarazioni comunicate al capo settore per telefono, "nonostante il Rao, probabilmente, non fosse a conoscenza del fatto che le sue conversazioni con Glielmi fossero registrate."
Chi avrebbe dovuto parlare al dott. Giuseppe Rao della strumentalizzazione di Della Villa affinché egli ne avesse una "conoscenza diretta"? La Della Villa? Il Direttore Generale? Solo uno sprovveduto può pensare che la dr.ssa Della Villa abbia dovuto confidare al Giuseppe Rao, di essere stata strumentalizzata; solo uno sprovveduto può pensare che il Direttore Generale confidasse ad alcuno di avere strumentalizzato la dr.ssa della Villa. Fatti del genere non si confidano neppure al proprio partner, nel letto, per non averne una condanna morale, a meno che no si tratti d’una coppia di criminali.
La tesi della strumentalizzazione di Della Villa, sostenuta più volte dal dr. Rao, è una verità dedotta attraverso un procedimento logico in conseguenza delle confidenze di Della Villa e di quanto da lui appreso in una riunione di "quasi un’intera giornata" ed in altri colloqui con il dr. Poli nei quali si è deciso di "fare fuori il dr. Nicola Glielmi per fare spazio al dr. Gino Gennaro". (v. dopo Rao e Mobilia).
Par di capire che il dr. Pietro Mondaini ritenga che il capo settore abbia scritto il falso circa le accuse "veritiere" della dr.ssa Della Villa. Come prova di questa tesi riporta la testimonianza del dr. Giuseppe Rao, il quale dichiara "di non avere mai detto al dr. Glielmi che la dr.essa Della Villa gli avrebbe confidato che quanto narrato nell’esposto non era veritiero".
Il dr. Giuseppe Rao come avrebbe potuto fare una dichiarazione diversa e più ambigua? Assolutamente non avrebbe potuto, perché la dr.ssa Lucia Della Villa, per quanto isterica e/o oligofrenica, non avrebbe potuto mai confidare al dr. Rao di "aver scritto un esposto non veritiero". La dr.ssa Della Villa gli ha confidato che "era stata chiamata dalla Direzione Generale e che per cautelarsi contro un eventuale trasferimento a Mistretta aveva fatto la denuncia contro il capo settore". Che altro avrebbe dovuto confidare?
Dopo tanta difesa di Della Villa, senza cercare uno straccio di prova alle sue accuse, difendendo l’indifendibile, a costo di arrampicarsi sugli specchi, è difficile credere che il dr. Pietro Mondaini non si sia reso conto della sua strumentalizzazione da parte della Direzione Generale.
Tanta difesa è soltanto prova di disonestà e viltà, più che d’acutezza d’ingegno, o di perspicacia investigativa.
Il capo settore ed il dott. Mondì hanno la colpa di aver denunciato un potente Direttore Generale, mettendo lui Pubblico Ministero, di fresca nomina, nei guai. Si sente in un cerchio di fuoco e per uscirne, senza mettersi contro il potente manager, non trova di meglio che mettersi contro la legge, contro il ruolo, contro la verità dei fatti e contro la ragione. Egli mistifica sistematicamente tutti i fatti in maniera scandalosa.
Il procedimento penale contro i dottori Poli, Sozzi e Della Villa non può interessare alcuno, ma per la condotta del P.M. dott. Pietro Mondaini, interessa La Giustizia ed un certo modo di usare la Giustizia.
" Quanto al punto 2) sopra evidenziato, vale solo la pena di osservare che, avendo valutato la opportunità, la Direzione Generale, essendo venuta a conoscenza dell’esposto, ha avviato un procedimento disciplinare a carico dei dr. Glielmi ; tale comportamento, oltre a non consistere in abuso d’ufficio, non pare neanche collocarsi utilmente nell’ ipotizzato concorso della Direzione Generale o di chi per essa nella calunnia asseritamente commessa dalla dr.essa Della Villa nell’ ipotizzato concorso della Direzione Generale o di chi per essa nella calunnia asseritamente commessa dalla Dr.essa Della Villa".
IL P.M. dr. Pietro Mondaini è contorto, confuso e imbroglia i fatti, le carte e le leggi.
La Direzione di qualsiasi Azienda può, anzi deve avviare un’indagine su un suo dipendente, accusato di reati. Questa iniziativa non costituisce abuso d’ufficio. Però esistono norme procedurali di diritto civile e amministrativo, e una normativa sindacale a garanzia del dipendente indicato come "colpevole". Perché una cosa è avviare un procedimento disciplinare ed altra cosa è avviare il procedimento disciplinare per giungere alla condanna del dipendente senza avere prima sentito le sue ragioni. E’ un principio costituzionale il diritto al contraddittorio che in questo caso è stato palesemente violato. Se nel comportamento del dr. Francesco Poli non si ravvisa l’abuso d’ufficio, bisognerà riscrivere la Costituzione, i codici e le norme che regolano il vivere civile.
Il dr. Giuseppe Rao, segretario regionale della CISL Medici, così dice nella sua conversazione:
"gli ho anche detto [al Direttore Generale] che qualunque decisione loro prendono, se è una decisione negativa, al 99,99999 per cento, il pretore del lavoro darà ragione a Glielmi e a Mondì, perché io continuo a sostenere che da un punto di vista tecnico lui non poteva iniziare il procedimento del recesso, qua non ci sono dubbi alcuno sulla motivazione addotta [sequestro di persona N.d.A.]."
Ed aggiunge:
" e gli ho detto: "ma anche qualora ci fosse la denunzia alla Procura, lei come si fa a sostituire alla Magistratura ordinaria? perché l’unico problema, tutto da dimostrare, a mio modo di vedere, Glielmi lo può avere soltanto dalle eventuali minacce alla Della Villa. Punto. Perché su tutta la prima parte Glielmi è inattaccabile, perché il T.S.O. è un atto medico, lui lo ha fatto in scienza e coscienza, dovete andare a dimostrare che non era.., che non era valido; come fate a dire che praticamente ha ragione uno come Sozzi che ha 10 anni di esperienza e non uno come Glielmi che è primario da trenta, da 20 anni".
Per il provvedimento di recesso v’è, dunque, abuso di ufficio.
Qual’é l’interesse del Direttore Generale perché possano crearsi le condizioni previste dall’art.323 del c.p.? Su tale interesse avrebbe dovuto indagare la Procura della Repubblica. Comunque lo indica il dr. Giuseppe Rao:
Glielmi:
Rao:
Soltanto che a loro, qua ritorniamo al discorso originario, che cosa interessa a loro fondamentalmente?
Glielmi:
Mandarmi via
Rao:
Ma non tanto.., cioè che lei non faccia il capo settore
Glielmi:
Eh!
Rao:
:..Chistu è u discussu [questo è il discorso] Perché loro devono mettere come capo settore Gino Gennaro, che gode della totale fiducia di Poli; perché Poli ha l’interesse di avere Gennaro capo settore
Glielmi:
E che tipo di interesse può avere?
Rao:
Ma perché praticamente Gennaro gli garantisce sostanzialmente quella.., quel tipo di progettualità di cui Poli ha bisogno.
Glielmi:
Cioè?
Rao:
Mah, sostanzialmente tutta la parte organizzativa legata praticamente alla chiusura dell’ospedale psichiatrico, i piani di riconversione..
Glielmi:
Eh, ma io.., le avevo presentate anch’io queste cose.….Io il lavoro l’ho fatto, eccome
Rao:
Deve sapere che il paradosso, no?.. L’altra volta parlando con Poli, lui mi diceva, dice: "ma voi su questa cosa, voi che idea avete su questa cosa della chiusura..?", "guardi, dottore Poli, se noi vogliamo parlare seriamente bisogna cominciare tutto in maniera paradossale dalla relazione Glielmi, cominciamo dalla relazione Glielmi e da là possiamo incominciare a discutere"
Glielmi:
Eh!
Rao:
La verità è che, dottore Glielmi, iddi [essi] avevano bisogno di piazzare Gennaro,
non so.., non so neanche tra parentesi neanche quali...
Glielmi:
Ma per motivi di imbrogli forse di cooperative, di cosa...
Rao:
Ma questo non lo so, questo non lo so e non ci credo...perché non penso che Gennaro si presti a questa cosa. Non lo so. Tenga conto che lei è il primo della lista, perché a ruota verranno Armellini, Martelli, che ora c’è questa sorta di meccanismo...
Glielmi:
Pigneri si salva?
Rao:
Mah, la Pigneri ha il vantaggio di essere giovane, ecco...tranne che se non
combina qualche cosa di eclatante.. Viene molto più facile dire ad Armellini:
"vattene in pensione, sennò ti succede.., ti finisce…"
Glielmi:
Pippo, ma se mi dicevano "vattene in pensione", avrei detto: "okay"...
Rao:
:...lo so, io guardi su questa vicenda, ripeto, a Poli l’altro giorno ho detto chiaramente: "lei su questa cosa ha preso una cantonata, tranne che, tranne che - gli ho detto in maniera provocatoria - lei con la scusa della cantonata si è voluto fare fuori Glielmi e allora qua il discorso, voglio dire, cade. Attenzione che però a mio modo di vedere su questa cosa Glielmi si può prendere qualche bella soddisfazione..."
L’informatissimo dr. Rao è attendibile in tutte le sue dichiarazioni telefoniche per le sue funzioni di sindacalista. Egli anticipa la cacciata dei dottori Candido Armellini, Claudio Martelli e Francesco De Natale, con minacce, ricatti e mobbing.
Il dr. Pietro Mondaini per queste gravi dichiarazioni avrebbe dovuto avviare un’indagine sul Direttore Generale e sulla psichiatria messinese.
Non v’è alcuna prova che il dr. Rao tenga un comportamento "amichevole" verso il capo settore, secondo l’opinione del Pubblico Ministero. Sembra piuttosto ch’egli, essendo segretario regionale della CISL Medici abbia favorito la nomina del dr. Gennaro a capo settore per essere quest’ultimo il segretario provinciale della CISL medici.
A riprova di questa tesi si riporta dalla conversazione del dr. Giuseppe Mobilia, segretario regionale SNAOS, con l’avv. Giuseppe Mondì:
Mobilia:
… io sono sindacato; al sindacato si va al problema.
Mondì:
Mh !
Mobilia:
Millenovecentonovantacinque circa...
Mondì:
Mh!
Mobilia:
... posso sbagliare, più o meno (...) -, era stato deciso che doveva venire a Messina un certo Gennaro..
Mondì:
Nel ’95 era stato deciso
Mobilia:
Sì, nel ’95. Un certo Gennaro (...), da allora in poi hanno cercato tutte le scuse
possibili per fare fuori Glielmi, amministrativamente
Mondì:
Posso farle una domanda? Perché - io non capisco - perché questo Gennaro doveva venire a Messina?
Mobilia:
...lei fa l’avvocato e sa..
Mondì:
Cioè il discorso che Glielmi.. Secondo me, anche per il fatto che Glielmi è una persona onesta e ininfluenzabile e magari..
Mobilia:
Conosco però che esiste la politica, perché da quando sono (...) negli ospedali (....) c’è la politica, c’è la mafia, c’è la massoneria..…. è stato in carcere Poli
Mondì:
Sì. Per esempio io so che lui fa capo a Ferrarello che è un personaggio un po’ discusso
Mobilia:
C’è Totò Riina alle spalle
Mondì:
Totò Riina. E’ un nome un pò grosso
Mobilia:
[alle spalle ] di Ferrarello.
Il dr. Pietro Mondaini non ha indagato su questi aspetti, pur avendo avuto chiare indicazioni. Basterebbe, infatti, questo stralcio di conversazione per avviare un’indagine sulla penetrazione della mafia nella pubblica amministrazione per aggiudicarsi opere, appalti, contratti di ogni genere, posti di lavoro dati agli amici e agli amici degli amici, senza ch’essi abbiano le necessarie competenze.
"Né pare degno di rilievo quanto emerge dalla telefonata intercorsa tra Glielmi e Valenti, essendo evidente che, vi sono contenute unicamente considerazioni di natura personale".
Nella telefonata tra Glielmi e Valenti è chiarissimo il tentativo di subornazione di testimonianza, che andrà in porto. Il P.M. dr. Pietro Mondaini definisce tale tentativo "unicamente considerazioni personali".
Il dr. Valenti quando sarà interrogato dall’Ispettore di Polizia Salvatore Prestipino, dopo la subornazione, confermerà tutte le dichiarazioni contenute nella relazione sui fatti del 26 e 27 giugno, ma aggiungerà una falsa testimonianza sullo stato di salute del signor Mirabile. Il commissario di Polizia dr. Mario Gaggeggi sottolineerà la falsa testimonianza che è la seguente: "secondo me il paziente Mirabile non meritava di essere ricoverato". In un procedimento penale nel quale il capo settore è accusato di sequestro di persona per il ricovero di un malato, una tale dichiarazione sembra essere decisiva per una condanna.
La dichiarazione sottolineata dal dr. Gaggeggi è doppiamente una falsa testimonianza: primo perché uno psicologo non è abilitato a dare un’opinione diagnostica e a porre una diagnosi, che per essere sottolineata significa che in questi termini, con molta malafede, è stata recepita dall’inquirente; secondo perché il dr. Valenti non era presente alla visita del malato e durante tutto il tempo della durata della visita era in un’altra stanza a telefono con sua moglie.
Quale è il prezzo pagato per ottenere tale falsa testimonianza?
Il dott. Aldo Valenti ai primi di luglio era stato sottoposto a mobbing dal Direttore Sanitario, dr. Giuseppe Pracanica, con un ordine di trasferimento da Messina a Barcellona Pozzo di Gotto, trasferimento che, il dr. Giuseppe Pracanica non avrebbe potuto fare senza una proposta del capo settore.
Il dr. Valenti abita a Reggio Calabria e lo spostamento tutti i giorni da Reggio a Barcellona comporta una fatica e un spesa che si possono augurare solo ai nemici: un’automobile al porto di Reggio Calabria per tornare a casa, un automobile al porto di Messina per recarsi a Barcellona, il tempo impiegato per il viaggio di andata e ritorno e permanenza sul luogo di lavoro minimo 10 ore.
Il beneficio promesso, dunque, per la falsa testimonianza è il rientro a Messina e successivamente il trasferimento a Reggio Calabria, come in realtà accadrà.
Si può comprendere il dramma di una persona che per guadagnare quattro soldi, rientra disfatto la sera a casa, ma questo non giustifica la falsa testimonianza. Questa, la calunnia, i ricatti ed altri fatti intimidatori sono all’ordine del giorno nella pubblica amministrazione. Questi fatti la Giustizia dovrebbe punire esemplarmente perché una persona è distrutta giornalmente, poco alla volta, giorno dopo giorno, ma spesso l’esasperato lavoratore quando ricorre dalla Giustizia è anche punito.
Ma adesso vediamo la subornazione.
Il signor Lorenzo Alosi, ausiliario presso il Centro di salute mentale di Barcellona Pozzo di Gotto invita il Dr. Valenti ad "aggiustare le cose", e lo incita a chiedere scusa al signor Miano, capo del sindacato cui è iscritto il dr. Virginio Sozzi al quale, a dire dell’Alosi e del Miano, avrebbe dato delle percosse. Lo sollecita, nel "suo interesse", a riappacificarsi con il Sozzi.
Ma, nessun litigio, neppure verbale, è mai avvenuto tra il dr. Sozzi e il dr. Valenti. Non c’è che da inventarlo.
Il signor Alosi non chiede al dr. Valenti di testimoniare contro il Capo Settore il quale non è neppure nominiamo, ma di riappacificarsi con il dr. Sozzi: "basta una semplice telefonata di scuse al signor Miano".
Dire "devi rappacificarti col dr. Sozzi", significa avere l’anima candida del paciere. Questo è un messaggio mafioso classico.
Il P.M. dr. Pietro Mondaini ed il GIP dr. Eugenia Grimaldi non lo hanno saputo o voluto cogliere.
La minaccia larvata è quella di restare a Barcellona. "Il suo interesse", compenso dell’avvenuta riappacificazione, il benevolo accoglimento della domanda di trasferimento da Barcellona Pozzo di Gotto a Messina.
Chiunque avesse avuto famiglia a Reggio Calabria, e costretto a viaggiare tutti i giorni si sarebbe piegato alle richieste del manager, che non giungono direttamente da lui, ma tramite un ausiliario, iscritto allo SNAOS, e attraverso una lunga fila di squallidi personaggi, con un linguaggio mafioso perché la richiesta non è di commettere un crimine, ma addirittura di riappacificarsi.
Giacché il dr. Pietro Mondaini con molta leggerezza racchiude l’intera conversazione in due righe:"essendo evidente che, vi sono contenute unicamente considerazioni di natura personale" si riporta stralcio della stessa.
Glielmi:
Che ti diceva Alosi?
Valenti:
che lui aveva parlato con Miano......siccome è amico, diciamo, tra virgolette di Miano gli ha confidato tutto…. tutta la manovra…. che dice che a me mi hanno buttato fuori di là perché io mi ero permesso di alzare le mani a Sozzi.
Glielmi:
Alzare le mani a Sozzi?…E quando mai?
Valenti:
Eh, lo so. Dice che loro appunto mi hanno attaccato [trasferito a Barcellona], per questo
fatto, e poi perché ero il tuo fedelissimo collaboratore….Però se io faccio una
telefonata chiedendo scusa per quello che ho fatto, loro mi avrebbero diciamo
perdonato [e fatto rientrare a Messina]
Glielmi:
Perdonato !
Valenti:
Sì
Glielmi:
E niente di meno, tu dovresti telefonare a Miano?
Valenti:
Sì, sì
Glielmi:
io so che Miano è stato ricevuto con Sozzi e con la Mangano dal direttore generale
Valenti:
Sì, questo lo sapevo io
Glielmi:
(Miano) si vantava che era molto amico del segretario del direttore generale.
Valenti:
Sì, di Toscano…Lei si ricorda che allora avevano cominciato a chiedere di me?
Era perché lui ( Miano) praticamente stava aizzando ….L’attacco era contro di lei
diretto, e poi di conseguenza mi hanno detto: siccome io ero là..
Glielmi:
si, ma io il discorso lo vedo un poco diversamente, cioè nel senso che l’attacco è
stato rivolto contro di te...
Valenti:
Eh!
Glielmi:
...perché Sozzi che cosa scrive nella sua.. [denuncia] ?
Valenti:
Scrive che io là facevo… compiti "prettamente amministrativi"
Glielmi:
Prettamente amministrativi, laddove tu facevi tutt’altro, facevi altro che compiti
amministrativi! ...era un attacco contro di te perché praticamente tu occupavi il posto
di Mangano......perché la Mangano adesso fa.., svolge lei tutte le funzioni
Ho parlato con Catinello, il quale mi ha detto che non gli fanno fare niente, manco le
fotocopie. Senti, ma non pensi piuttosto che Miano abbia mandato avanti l’Alosi per
far... ...per farti la comunicazione?.. E scusa, chilla è ’na comunica...
Valenti:
Sì, l’hanno utilizzato pure in questo senso qua
Glielmi:
Eh, difatti la comunicazione che se tu telefoni......e chiedi scusa...
Valenti:
Sì, sì, sì. Perché Alosi mi ha detto.., siccome io gli ho detto a Alosi: "va bè, Alosi, io
comunque non ne faccio di queste cose [dichiarare il falso]; io quando sarà il caso, ci
sarà l’occasione, chiarirò tutte le calunnie, le diffamazioni che mi sono state fatte",
allora Alosi mi ha detto: "ma lei che fa, invece di risolvere i problemi - dice - li vuole
inasprire? - Dice - Qua basta una telefonata - dice - e sistemiamo tutto", ci dissi: "io
telefonate non ne faccio" ci dissi
Glielmi:
"Sistemiamo tutto" in che modo?
Valenti:
In che modo?.. Che avrebbero ritirato le accuse contro di me [e quindi fatto rientrare
a Messina]
Glielmi:
Ah!
Valenti:
Eh! Questo è quello che mi ha detto Alosi
Glielmi:
Eh, ma noi da.. Diciamo, uno dalla parte dell’accusatore diventa accusato?
Valenti:
Esatto. Io sono stato calunniato, questa è la mia....Sono stato calunniato e diffamato da queste persone
Glielmi:
soprattutto dalla Mangano, la quale ha detto che tu..
Valenti:
Esatto, eh, "che io gridavo". Sozzi, gli ha detto tutte quelle cose là......che io poi l’ho
tirato per il braccio, non mi dovevo permettere: ma quando mai queste cose! Io
spero, guardi, che ci sia.., ci sarà l’occasione e vedremo poi
Il significato della conversazione è chiarissimo, solo il dr. Pietro Mondaini non lo comprende.
Non si ha notizia di una telefonata del dr. Valenti al signor Miano perché egli "non fa di queste cose", che Andrea Camilleri chiamerebbe "vastasi" e che in lingua italiana significano prendere accordi per una falsa testimonianza, per "essere perdonato" e, quindi, rientrare a Messina.
C’è da supporre che il Miano o un suo messaggero gli abbia detto: "puoi confermare i fatti come li hai descritti, ma è necessario che nell’interrogatorio della Polizia dichiari che secondo te il malato non meritava di essere ricoverato. In compenso per questa dichiarazione tornerai a Messina"
"Anche in ordine al secondo procedimento disciplinare sorto a seguito delle dichiarazioni rilasciate alla stampa valga solo la considerazione che trattasi, nella fattispecie, di valutazioni di opportunità e merito, non essendo evincibile alcuna violazione di legge; tale fatto deve più propriamente inquadrarsi in ambito, civilistico, di rapporto d’impiego"
Assolutamente falso: non vi è stato alcun secondo procedimento disciplinare contro il capo settore, come ampiamente dimostrato innanzi. Il dr. Pietro Mondaini ha le traveggole.
Si chiede, piuttosto, al P. M. dott. Pietro Mondaini: "Perché non ha indagato e perché non fa alcun cenno sull’accusa formulata contro il dott. Francesco Poli per avere egli diffamato pubblicamente a mezzo stampa i dottori Glielmi e Mondi, accusandoli di "sequestro di persona" e prima che gli stessi fossero da lui sentiti?". Il P.M. dott. Pietro Mondaini andrebbe processato al Tribunale di Strasburgo per tutte le menzogne che scrive e per le omissioni d’ufficio
"Perde consistenza, infine, anche la denunziata minaccia: il dr. Glielmi ha dichiarato di essere stato gravemente minacciato dal Mobilia; la minaccia sarebbe stata posta in essere al fine di acquietare il dr. Glielmi sulle posizioni della Direzione generale (che, secondo lui, favoriva il sindacato S.N.A.O.S. al quale non apparteneva) e sarebbe consistita nel prospettargli quanto accaduto a tale dr. Oteri. Quest’ultimo, sentito, ha dichiarato che l’incidente occorsogli è avvenuto ad opera del figlio di un suo carissimo amico (implicitamente sostenendo la natura non dolosa di tale fatto) e di non avere avuto alcun tipo di minaccia, né velata né palese, sul posto di lavoro né altrove".
Il primo mercoledì del settembre 1997, una macchina di grossa cilindrata strinse il capo settore in una curva per spingerlo fuori strada. Dopo due giorni sulla stessa strada l’autista di un camion-betoniera, che viaggiava in senso contrario e in discesa, manovrò per andargli addosso. Evitò lo scontro frontale, inerpicandosi nella stradina che, dal suo lato immetteva, in salita, in una villa privata, per fortuna, priva di cancello e d’altro sbarramento.
Probabilmente, questi due scampati pericoli furono accidentali, non voluti dagli imprudenti e ignoti guidatori. Rispondevano, però, assai bene agli "avvertimenti" che, la domenica precedente, gli erano stati fatti dal dr. Giuseppe Mobilia, segretario regionale del sindacato medico SNAOS, al quale il dr. Virginio Sozzi aveva mandato il 27 giugno 97, per conoscenza, l’esposto sul caso Mirabile.
Il capo settore era tornato da qualche ora dalle vacanze ed il dr. Giusepe Mobilia, gli aveva telefonato dicendo che doveva comunicargli notizie urgenti. Il dr. Mobilia fu invitato a cena ed il capo settore ebbe il piacere di rivederlo insieme alla di lui moglie.
Il dr. Giuseppe Mobilia affermava in presenza della moglie e di altre persone che in una riunione con il dr. Francesco Poli, manager dell’AUSL n. 5, con altri tre sindacalisti di cui non volle fare i nomi, era stata decisa la sua "eliminazione" per far posto ad altro medico. Diceva che a tale decisione egli aveva aderito malvolentieri e solo alla condizione che "si scippasse la testa al nuovo capo settore al suo primo errore". Un bel modo di difendere una persona che si dichiara di stimare!
Lo, invitava, quindi, perentoriamente, a starsene tranquillo, attendendo il pensionamento e mettendo da parte eventuali propositi di denunce penali contro il manager, perché diversamente "avrebbe potuto avere un infarto o un incidente automobilistico, come accaduto al primario del suo reparto di ginecologia, dr. Oteri". Di costui il capo settore nulla sapeva, se non il fatto, riferitogli, nell’occasione, che era costretto su una sedia a rotelle in conseguenza di un incidente automobilistico.
Il capo settore ebbe paura. Denunciare le minacce? Sarebbero state smentite, correndo il rischio anche di essere, a sua volta, denunciato.
La cosa migliore che potesse fare, per disinnescare il pericolo minacciato, era quella di incontrare il medico sindacalista dello SNAOS, dr. Giuseppe Mobilia, in presenza dell’avvocato Giuseppe Mondì, affinché il Mobilia rendesse noto alle persone da cui provenivano le minacce, che gli "amichevoli" consigli erano stati riferiti a persona che aveva prerogative testimoniali pressoché notarili.
L’avvocato Giuseppe Mondì, fratello del dr. Pietro, registrò la conversazione avvenuta, dopo qualche giorno, nell’ufficio medico del reparto di ginecologia dell’ospedale "R. Margherita".
Il capo settore apprese così l’utilità della registrazione delle conversazioni che non aveva mai usato per i suoi pazienti e trovò che il metodo poteva essergli utile per la difesa del suo onore, considerato che gli amici gli voltavano le spalle, tanto facilmente, pretendendo addirittura di essere ringraziati e di meritare un invito a cena.
Queste le ragioni, in un ambiente a mentalità fortemente mafiosa, che hanno spinto il capo settore a registrare alcune conversazioni telefoniche.
Il P. M. ha condotto un’indagine, interrogando il dr. Oteri il quale ha dichiarato la sua esclusiva responsabilità nell’incidente. Non spetta al capo settore dubitare di queste dichiarazioni.
Ma il P.M. dr. Pietro Mondaini ha concluso che se le dichiarazioni sull’incidente del dr. Oteri sono false, altrettanto lo sono le accuse di minacce.
Il dr. Giuseppe Mobilia ha rappresentato l’incidente come causato da vendetta, senza dirne i motivi e senza illustrarne la dinamica. False risultano le dichiarazioni del dr. Mobilia al capo settore, ma non le minacce. La rappresentazione di un incidente automobilistico dovuto a motivi di vendetta è prova della minaccia che assume forma inquietante. Non si comprende, infatti, il motivo per il quale il dr. Giuseppe Mobilia avrebbe dovuto parlare dell’incidente del dr. Oteri "dovuto a ritorsione e vendetta", se non rientrasse nel quadro di una grave minaccia.
L’indagine condotta sulle cause dell’incidente del dr. Oteri, anche se necessaria, diventa il tema principale e si assiste allo spostamento dell’oggetto che è, e doveva essere, il sequestro di persona per quanto riguarda il lavoro dei giudici dr. Niccolò Crascì e dr.ssa Daria Orlando; la calunnia, la diffamazione e l’abuso d’ufficio, per quanto riguarda il lavoro dei giudici dr. Pietro Mondaini e dr.ssa Eugenia Grimaldi. Vediamo ora la conversazione del dr. Giuseppe Mobilia con l’avv. Giuseppe Mondì, dalla quale si rileva che le minacce ci sono state e nei termini denunciati dal capo settore, anche perché il dr. Mobilia si mette in guardia davanti alle domande dell’avv. Mondì che acquistano un valore inquisitorio.
Mondì:
Ora è successo.., io questo volevo chiarire: mi sono convinto a venire qua perché è successo un piccolo incidente al dottore Glielmi, cioè ieri gli hanno.., lo hanno stretto con una macchina targata Catania Siccome sappiamo che lei aveva fatto un discorso
Mobilia:
No, io non ho fatto nessun discorso, io ci ho detto: "Dopo, (...), non ti lamentare (....)"
Mondì:
Siccome mi ha detto questo, ho detto: "Chissà se ci può aiutare il dottore Mobilia" perché qua la cosa sta prendendo una piega diversa...
Mobilia:
(...)?
Mondì:
...se ci può dare qualche dritta per uscire da una situazione che sta diventando pesante
Mobilia:
...dottor Mondì, Stancanelli è l’attuale capo di Catania
Mondì:
..Mi deve ascoltare. Lui mi ha riferito (...) dice: "A me, me l’aveva detto Mobilia che mi volevano fare fuori", cioè, c’erano delle minacce
Mobilia:
Fare fuori amministrativamente, non "fare fuori" perché l’ammazzavano; fare fuori amministrativamente.
Mondì:
Siccome lui quando l’ ha riferito, lei (...) nella frase che gli ha detto, lei ha detto: "Che (...) fare fuori come quando uccisero a (...)"
Mobilia:
Ma questi sono discorsi così, diciamo, campati in aria; (...) le prove di quello che..
Mondì:
(...) l’aveva sentito (...)
Mobilia:
No, no, no, l’unica verità che è stata detta (...), perché io sono onesto con me stesso e con gli altri, ho detto: "Vedi che ti devono fare fuori", ma fare fuori amministrativamente (...) [La considerazione che il dr. Mobilia sia intervenuto dopo che il dr. Glielmi "era stato fatto già fuori amministrativamente" avendo egli letto la delibera esposta all’albo dell’Ospedale Margherita, è la prova più certa che egli sia intervenuto con minacce per farlo desistere dal proposito di azioni legali contro il dr. Poli.(n.d.a.)]
Mondì:
Dunque, il discorso che lei aveva riferito..
Mobilia:
No, era metaforico, ho detto solo: "Non spingerti oltre nelle denunce penali, perché tu hai la tua età, ti stressi col cuore, (...), ti stressi con la psiche, ti crei inimicizie che ti potrebbero cagionare dei danni gravi, danni gravi che potrebbero essere, un licenziamento, un arresto.."...Sì. ..."un licenziamento, un arresto, o un incidente", ma l’incidente...
Mondì:
Ma l’incidente..
Mobilia:
Ma "l’incidente" (...) l’ ho detto, l’ ho detto in buona fede senz’altro, non in mala
fede. Siccome ho detto (...) che hanno investito il primario che gestisce… Oteri, il
dottor Oteri…..Il dottor Oteri è sulla sedia a rotelle
Mondì:
E questo, secondo lei, è stato fatto apposta?
Mobilia:
Non lo sto dicendo io, lei lo sta dicendo
Mondì:
(....)
Mobilia:
(...) ora non sanno più chi è (...), ci fannu l’incidente di macchina
Mondì:
Ho capito. Va bene (...)
Mobilia:
Ci dissi: "Stai attentu quannu cammini ommi quacchi machina.. (...)", ma l’ho detto affettuosamente e scherzosamente, non è che io quando (....) ho detto: "Avemu ammazzari a Glielmi" (...) [Gli dissi stai attento quando cammini che qualche macchina…", ma l’ ho detto
affettuosamente e scherzosamente, non è che io quando (…..) ho detto: "Dobbiamo
ammazzare Glielmi.]
( rivolto a Glielmi ): Secondo me tu devi fare una sola cosa: vivere calmo e
tranquillo questi due.….questi 60 giorni che ti mancano alla pensione; non
attaccare nessuno, non denunciare nessuno, non fare incazzare a nessuno e pigliarti
la buona uscita e andartene. Questo è il mio consiglio (...). Quannu tu fai (...), puoi
rischiare un infarto, puoi rischiare l’angina pectoris, puoi rischiare un ictus, puoi
rischiare (...) Secondo me rischi (...), (...)
Mondì:
Perché uno se ne deve andare..
Mobilia:
Dalla guerra cosa può venire?
Mondì:
Niente. E allora tanto vale, come dice lei, di farlo investire dalla macchina.
Mobilia:
Loro volevamo portare Gennaro qua……
P.Q.M.,
Letti gli artt. 408 c.p.p. e 125 att. c.p.p., trasmette con richiesta di archiviazione perché gli elementi acquisiti non sono idonei a sostenere l’accusa in giudizio.
Messina, lì 12/05/99 Il sost. Procuratore della Repubblica Dr. Pietro Mondaini.
Quando non si rispettano il principio di realtà dei fatti, le leggi, i codici, i ruoli e le funzioni che la civiltà giuridica ha prodotto, si apre nel giudice la porta del farabuttismo dialettico adolescenziale inconscio, perché a causa della sua scelta professionale, può essere fermo inconsciamente nella condizione di soldato o soldata di cristo in difesa delle proprie e altrui verginità e castità. In Italia più che altrove manca un rituale di iniziazione sessuale, eccezion fatta per quello cresimale, un tempo immediatamente seguito dalla frequentazione delle "case chiuse" che alla mancanza di detto rituale supplivano. La loro abolizione è stata determinata, farabuttisticamente, dalla confusione tra iniziazione sessuale e sfruttamento della prostituzione che sono due cose diverse anche se strettamente collegate tra di loro.
Da un punto di vista storico non si può escludere che il farabuttismo dialettico adolescenziale inconscio abbia determinato la santa inquisizione gestita da un giudice, che era soprattutto un soldato di Cristo.
E’ bene precisare che il FDAI agisce inconsciamente e può determinare a livello di coscienza perfino il rifiuto del rituale cresimale.
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