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Il corteo di Roma Domani in piazza per la liberazione degli ostaggi e il ritiro delle truppe

Publie le sabato 18 settembre 2004 par Open-Publishing

di ANGELO MASTRANDREA

L’obiettivo è Palazzo Chigi, per urlare al «governo della guerra» le sue
responsabilità. Ma dalla questura hanno già fatto sapere che il corteo di
domani a Roma, centro inevitabile della giornata nazionale di mobilitazione
indetta dal movimento pacifista (partenza alle 17 da piazza Esedra) sarà
autorizzato fino a piazza Venezia e non fino a piazza Colonna come vorrebbero
i pacifisti.

Il punto di mediazione proposto dalla questura sarebbe quello
di far passare solo una delegazione per consentirle di arrivare fin sotto
la sede del governo. Ma la decisione finale arriverà oggi, dopo un incontro
con i rappresentanti del movimento romano che si è riunito ieri sera al
centro sociale ex Snia.

«Dobbiamo rimarcare le responsabilità di chi ci
ha portato in questa situazione e continua a mantenerci. E poi, siamo sicuri
che il governo la sta dicendo tutta? I punti oscuri, anche rispetto al caso
Baldoni, cominciano a crescere, e noi dobbiamo chiedere verità e trasparenza»,
sostiene il disobbediente Guido Lutrario, e per questo «la manifestazione
deve tirare dritto verso Palazzo Chigi».

Anche perché «se in tutto il mondo
si può protestare sotto le sedi del governo, non si capisce perché non possiamo
farlo anche in Italia. Perciò mettano tutte le protezioni che vogliono ma
ci facciano arrivare fin lì», conclude. Superata la prima settimana di sequestro,
comincia a montare l’insofferenza nei confronti del governo. I pacifisti
si sentono in un angolo e non intendono affatto stare zitti, anche se si
terrà conto delle indicazioni che arriveranno da Un ponte per, in modo da
non pregiudicare le possibilità di liberazione dei quattro ostaggi.

«Se
il governo chiede il silenzio noi non dobbiamo per niente stare zitti, anzi
dobbiamo incalzarlo», dice Franco Russo, e come lui Sergio Cararo del Comitato
per il ritiro delle truppe dall’Iraq, che auspica per domani una «manifestazione
popolare di massa». Piero Bernocchi dei Cobas aggiunge: «Gran parte del
movimento non ha accettato l’idea di abbassare i toni. Se sabato la manifestazione,
che deve arrivare a Palazzo Chigi, sarà forte, sarà poi inevitabile un appuntamento
nazionale».

La partecipazione alla manifestazione dell’altro ieri a Cinecittà,
il quartiere di Simona Torretta, ha dato fiducia ai pacifisti, che puntano
su una grande mobilitazione di piazza, domani a Roma ma anche in altre città
d’Italia, per rilanciare la campagna per il ritiro delle truppe, nonostante
le pressioni contrarie che arrivano anche da una parte del centrosinistra,
oltre ovviamente che per la liberazione degli ostaggi. Per cui il prossimo
appuntamento, fatta salva la manifestazione di Londra contro la guerra che
il 17 ottobre chiuderà il Forum sociale europeo, dovrebbe essere una giornata
nazionale sul tipo di quelle del 15 febbraio 2003 e del 20 marzo scorso.

Un altro punto importante è la «costruzione di rapporti con la società civile
irachena», a maggior ragione dopo le tante testimonianze di solidarietà
e gli appelli arrivati per la liberazione degli ostaggi, anche da Falluja,
e le centinaia di persone che hanno sfidato la situazione di guerra a Baghdad
per scendere in piazza.

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