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Il grande orecchio

Publie le venerdì 27 febbraio 2004 par Open-Publishing

Taci. L’amico ti ascolta! Il governo di quel tale che avrebbe dovuto guidare il centro-sinistra
mondiale, è di nuovo nei guai per l’Iraq. Il suo ex ministro Claire Short gli ha messo tra le gambe
la notizia che i servizi segreti britannici e americani avevano riempito di «pulci» nientemeno che
il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Tony non smentisce e non conferma, perché - dice -
non può. Ma non può nemmeno chiamare in giudizio la signora Short. Troppo rischioso, mica è la Bbc.

E poi il suo governo poche ore prima aveva lasciato cadere l’accusa contro miss Khatarine Gun. La
quale aveva rivelato, via fax al The London Observer, che i servizi segreti statunitensi
ordinarono a quelli britannici di spiare, per conto loro, un certo numero di diplomatici stranieri delle
Nazioni unite. Perché? Per Kofi Annan come per la storia rivelata da miss Gun, si trattava
semplicemente di raccogliere quello che i russi chiamano «kompromat», materiali compromettenti. Si voleva
sapere, probabilmente tutto della loro vita, anche privata, in modo tale da poter influenzare i
loro comportamenti nel consiglio di sicurezza sulla faccenda della guerra irachena.

Per la precisione, oltre al segretario generale, gli oggetti di tante cure erano i diplomatici dei
«paesi di mezzo» del consiglio di sicurezza - Angola, Bulgaria, Camerun, Cile, Guinea, Pakistan -
quelli che sarebbero stati decisivi per raggiungere la maggioranza dei voti, e così costringere la
Francia e la Russia a cedere, o a usare il diritto di veto, o a rimanere isolati.

Scopriamo così che Blair e Bush stavano compromettendo l’intero processo democratico delle Nazioni
unite, torcevano il braccio a paesi sovrani, agivano al di fuori delle leggi internazionali per
preparare un atto a sua volta illegale. E forse è solo un piccolo spaccato di un agire
gangsteristico che pare essere diventato la norma.

Che quella guerra fosse, sotto ogni profilo, illegale. Che si trattasse di aggressione premeditata
senza motivi, o per futili motivi, come la pretesa di esportare laggiù la democrazia americana lo
sappiamo da tempo. Adesso sappiamo di più: che quei lestofanti non solo hanno massacrato migliaia
di civili e qualche decina di migliaia di militari (che sono persone anche loro) iracheni, ma
hanno attentato e stanno attentando alle nostre libertà democratiche. Perché sarebbe da ingenui
pensare che i vari Echelon in funzione da tempo si occupino soltanto di diplomatici del Camerun, una
tantum. Se sono andati così in alto da toccare Kofi Annan, chi altri potrebbero risparmiare?

Si occupano, evidentemente, di tutti i politici che possono prendere decisioni che riguardano,
direttamente o indirettamente, «gli interessi nazionali degli Stati uniti d’America».

Quindi è d’obbligo un avvertimento a tutti. Usate poco le comunicazioni elettroniche e fate come
si faceva a Mosca ai bei tempi del socialismo reale sovietico. Cioè, se dovete dire qualche cosa a
qualcuno/a, invitatela/o a fare una passeggiata nella via più rumorosa della città.

Così vorrei chiedere a quelli che non hanno votato per il ritiro dei nostri da Nassiriya, ma come
si fa a stare laggiù in quella compagnia? Non vi accorgete che in questo modo, dimostrate - tra
l’altro - un solenne disprezzo per l’intelligenza degli iracheni? Non vi passa per l’anticamera del
cervello che loro ci percepiscono laggiù esattamente per quello che Berlusconi e Bush hanno voluto
che fossimo? Cioè degli aggressori?

Non vi viene voglia, una volta ogni tanto, di fare qualche cosa neanche «di sinistra» (perché
quelli che vi chiedono di votare no sono molti di più di quelli «di sinistra»), ma semplicemente
qualche cosa che indichi che siete attenti ai sentimenti di una parte preponderante del vostro stesso
elettorato?

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