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Mutamenti, conflitti, potere e non violenza in un dibattito a Milano con
Bertinotti
Milanonostro servizioLa scelta non violenta, il potere e le nuove
espressioni del capitale, il conflitto sociale. Questi solo alcuni dei
grandi temi di analisi sui cambiamenti della società, affrontati giovedì
sera alla Camera del Lavoro di Milano. Ai microfoni si sono succeduti
Augusto Rocchi, segretario provinciale di Rifondazione comunista; Tom
Benettollo, presidente dell’Arci; Daniele Farina, consigliere comunale
indipendente eletto nelle liste Prc; Vittorio Agnoletto, candidato alle
europee per Rifondazione; Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom e il
segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti.
La serata è stata un reale confronto su come deve procedere il Prc nelle
scelte future, cercando anche di analizzare i grandi mutamenti avvenuti nel
mondo globalizzato. «Il dibattito aperto da Bertinotti - ha sostenuto Tom
Benettolo - è di grandissima innovazione. Bisogna proseguirlo, visto che
nella società si registra in modo più evidente quello che Romano Prodi ha
voluto segnalare, parlando di un affaticamento della democrazia. La crisi è
più grave. Ma nel contempo rimane molta energia e il movimento dei
movimenti ha dato un grande impulso alla partecipazione». Il presidente
Arci ha poi ribadito che nel processo di civilizzazione in atto, il
percorso da seguire resta quello non-violento, come elemento principale.
Con differenti sfumature ha proseguito il discorso Daniele Farina, che
prima di tutto ha sottolineato come la cartografia mondiale sia cambiata in
modo irreversibile dal 1990, da Seattle in poi: «Il tema del conflitto
sociale - ha detto - deve rimanere centrale. Non si può pensare che le
lotte degli autoferrotranvieri di Milano o degli operai di Terni siano
delle lotte violente». L’esponente storico del Leoncavallo ha poi precisato
quanto il sistema capitalistico sia fondato sulla violenza: «Il punto
fondamentale, secondo me, rimane la capacità di coesistenza di diverse
forme di lotta». Secondo Vittorio Agnoletto - fondatore della Lila e
portavoce del Gsf nel luglio 2001 è necessario però aver presente quanto il
potere sia cambiato rispetto a trenta-quarant’anni fà. «E’ un potere più
globale, visibile e sempre più concentrato - ha spiegato il medico milanese
– che permea tutti gli elementi della società fagocitandoli.
La politica
viene messa in un angolo». Il rappresentate italiano nel consiglio
internazionale del Forum sociale mondiale ha poi ricordato una delle frasi
citate dalla scrittrice indiana Arundhaty Roy, all’incontro di Mumbai, che
in riferimento alla politica ha detto che rischia di diventare «come un
eunuco al servizio del mercato». Agnoletto ha precisato che la risposta
alla crisi della politica resta la creazione di spazi pubblici per
rispondere al potere. Anche perchè il movimento dei movimenti ha compiuto
una grossa operazione restituendo il valore dell’etica alla politica. In
questo passaggio poi Agnoletto ha poi ripreso la questione della
non-violenza: «In Occidente scegliere la pratica non-violenta non significa
scegliere la via moderata. La scelta del movimento a Genova di rifiutare la
violenza è stata una dimostrazione di maturità, per portare il confronto a
un livello più alto».
Gianni Rinaldini nel suo intervento ha approfondito
il discorso sulla centralità del mercato del lavoro sottolineando come si
stia di fronte a una fase storica che segna una rottura con il passato.
Attraverso il liberismo e il processo di globalizzazione, il capitalismo si
esprime a livello mondiale. Non vi sono più regole o vincoli, secondo il
leader della Fiom. «Uno degli elementi da cui passa la ricostruzione di un
soggetto sociale - ha insistito - è la democrazia. La non-violenza rientra
nel discorso democratico, e anche se la società è violenta il nostro
impegno è proprio questo: cambiarla».
Tutti gli elementi di dibattito emersi sono poi stati ripresi
dall’intervento di Fausto Bertinotti, durato poco più di un’ora. Il leader
di Rifondazione ha prima di tutto sottolineato quanto sia importante la
discussione politica avviata all’interno del partito: «Finalmente siamo
dentro un dibattito che riapre la connessione tra ciò che fai oggi e quello
che vorresti per il futuro». Il movimento dei movimenti, secondo
Bertinotti, è stato l’elemento propulsore dell’avvio del dibattito: «Ci si
è ribellati - ha spiegato - perchè è cambiato il clima culturale sia nei
soggetti sociali sia nella società civile. Prima di Seattle il pensiero
unico paralizzava il dibattito. Ora il terreno tra cultura e conflitto
riapre le questioni per il futuro». Bertinotti ha ribadito quanto il
mercato continui a funzionare basandosi sullo sfruttamento e procedendo
nell’abbattimento di qualsiasi vincolo, investendo qualsiasi principio
democratico. «Il mercato deve essere libero da ogni condizione. In questa
logica l’ascesa di Berlusconi - ha detto il segretario - così come il crac
Parmalat non sono l’eccezione.
E’ il mercato che produce questo. Anche il
bilancio ormai deve essere flessibile». Nella sua corsa verso l’assolutismo
il mercato, che non si basa certo sul consenso, crea un Impero. Bertinotti
abbraccia in pieno l’idea della non-violenza come mezzo per arrivare al
fine: «Dobbiamo pensare a rimanere nel terreno di conflitto sociale per
arrivare alla trasformazione della società».
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