Home > Il movimento torna in prima linea
L’occasione per ritrovarsi, tre anni dopo, è ancora una volta una
protesta: vogliono dire il loro no a chi ha deciso di processare 26
manifestanti, accusandoli di devastazione e saccheggio, durante i giorni
del g8. Processo che si aprirà martedì, ma da ieri il Comitato Verità e
Giustizia, torna "in prima linea" con una serie di manifestazione il cui
obiettivo è, per l’appunto, quello di non dimenticare. Perché quasi sempre
ricordare fa male, ma in certe situazioni è un obbligo.
Parte da queste
considerazioni il convegno "Mai più come al g8" tenutosi ieri mattina nella
Sala Rossa di Palazzo Turai che ha aperto la "due giorni" di appuntamenti
che avvicineranno il movimento al processo. I rischi, in questi casi, sono
essenzialmente due: superare quell’atmosfera di reducismo che aleggia e poi
non cadere nella retorica. Ad evitare questi ostacoli il fatto che le
ferite di quel luglio sono ancora vive, ed i punti da chiarire molti. Per
questo, la Sala Rossa è tappezzata di foto e di memoria: le immagini della
caserma di Bolzaneto, il sangue sul pavimento della Diaz, Carlo Giuliani,
la polizia in tenuta antisommossa.
Da una parte la memoria fotografica, dall’altra le testimonianze dirette,
come quella di don Alessandro Santoro, il sacerdote fiorentino che cita don
Milani, l’infermiere che prestò servizio a Bolzaneto e che poi ne ha fatto
un libro, la dottoressa di Trieste che, dopo anni come missionaria in
Africa, volendo dare voce alle tante vittime del terzo mondo, è finito
manganellata in piazza Manin"e con quella botta, mi è caduto in testa anche
lo Stato". E ci sono anche due madri: Enrica Bartesaghi, mamma di Sara una
delle ferite della Diaz, che ha tradotto in un libro tutti quei ritagli di
giornali, i referti medici e pure gli atti delle perquisizioni, ed Haidi
Giuliani che ricorda come, la sua ultima volta in Sala Rossa, risale a
qualche giorno fa "affianco di una trentina di terroristi, accusati di aver
violentato il consiglio comunale".
In questo Paese che, come; dice ancora
Haidi Giuliani "vive di memoria corta", il Comitato Verità e Giustizia per
Genova ripropone la raccolta di firme per chiedere la Commissione d’
inchiesta sui fatti del G8.del Genoa Social forum chiede che non passi
inosservato. "Non è mai accaduto nella storia italiana - dice - che per
decine di così detti tutori dell’ordine ci sia una richiesta di rinvio a
giudizio con accusa pesantissima di aver costruito prove false. false
contro i manifestanti Un atto che Vittorio Agnoletto, ex leader Per loro
chiedo una sospensione cautelativa". Un’ ombra, dicono i promotori del
convegno, la prima. ’E poi la seconda ombra: la costituzione in parte
civile del Comune di Genova al processo contro i 26 ragazzi. La terza
ombra, come detto, è il ricordo. Don Alessandro Santoro, Firenze, prete
nella dura periferia delle Piagge parla di un ritorno a Genova fatto "con i
passi appesantiti dall’amarezza.
Sono cambiato da,allora, ho provato
l’aggressione che tanti provano ogni giorno,. giorno dopo giorno. E cita
don Milani: "l’obbedienza è una subdola tentazione’.
Ombre che potrebbero venire cancellati, almeno in parte, da quella
commissione d’inchiesta parlamentare di. cui parlano Francesco Martore,
senatore verde, e Graziella Mascia; parlamentare di Rifondazione che
invocano questa "battaglia di verità", necessaria per abbattere il muro di
gomma ancora esistente.
Nessuna autocritica, invece, sulla violenza e sugli
scontri che pure ci furono e che per i no global sono solo colpa di polizia
ed agenti: i black bloc sono estranei al movimento, epperò ribadiscono che
quei 26 alla sbarra da martedì non appartengono al "blocco nero" e così,
uscendo dalla Sala Tursi, più d’uno rivela di essere curioso di vedere cosa
celano foto e filmati all’ordine del rinvio a gìudizio dei manifestanti se,
aggiungono, si tratta di episodi estrapolati da una realtà che ha visto il
movimento vittima e non protagonista di atti violenti".
MIRIANA REBAUDO
dal mercantile