Home > Il nonno no global: "Ho ancora i segni"
"Ho visto tutta la mattanza. Se ci penso mi viene da piangere anche in
questo momento. C’erano ragazze e ragazzi che chiamavano la mamma e il
papà. I lamenti erano come quelli degli agnelli che vengono sgozzati".
Arnaldo Cestaro è uno dei simboli della Diaz. Sessantadueenne del
vicentino, in quella tragica notte del luglio 2001 era nella scuola quando
la polizia fece irruzione. "Il primo ad essere pestato, l’ultimo ad essere
trasportato all’ospedale", ricorda lui. Ieri, è tornato a Genova. E ci
rimarrà sino a martedì. Nel pomeriggio ha preso parte alla manifestazione
che si è svolta nel loggiato di piazza Matteotti.
Al collo il cartello in
cui erano raccontate tutte le torture che ha subito. "Arrestato numero 18,
colpito violentemente alla testa, gli venivano riscontrate diverse fratture
al braccio destro ed al costato e subiva indebolimento permanente
dell’organo della deambulazione". Operato al Galliera e poi lo scorso anno
a Firenze, Arnaldo, commerciante di materiale ferroso, prossimo alla
pensione, dovrà ora sottoporsi ad un nuovo intervento. Al sit-in di ieri,
però, non era il solo. Con lui un’altra settantina di uomini e donne che i
giorni del G8 li hanno vissuti sulla propria pelle.’ Giorni raccontati
attraverso i referti medici riportati su cartelli bianchi e che un ragazzo
ha poi letto a gran voce. -Testimonianze atroci: quelle di; pestaggi
avvenuti nell’infermeria della caserma di Bolzaneto, quelle di ingiure,
canzoni inneggianti al fascio ed a Pinochet.
"Ci hanno obbligato a gridare
"Che Guerava bastardo" e poi facevano squillare suonerie dei cellulari con
"Faccetta nera", ricorda la voce, mentre tra i giovani intervenuti non si
parla che della giornata di martedì. "Ci saremo sicuramente - dice, Angelo
Marsiotto 21 anni, studente’ universitario Ci saremo perché non deve
vincere lo stato di polizia". "Per non dimenticare": questo il sottotitolo
dell’iniziativa messa a punta dal comitato Verità e Giustizia. Per non
dimenticare il G8, ma anche la più recente guerra in Iraq, raccontata
mediante una lunga serie di fumetti e slogan. Poi i numeri: 330 giorni di
guerra, 544 militari statunitensi morti, 59 britannici, 41 di altre
nazionalità, tra i quali 17 italiani. È poi 15 suicidi e ben 500 marines
rimpatriati per distrurbi mentali. Il bollettino è affisso alle due colonne
centrali del loggiato del Ducale. Feriti: 2666. Morti civili: da 8245 a
10089. Deceduti dalla prima guerra del golfo ad oggi: 1 milione e mezzo di
persone.