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Il nuovo Iraq a scuola dal viceré Bremer

Publie le mercoledì 25 febbraio 2004 par Open-Publishing

Dearabizzazione, revisione dei testi, «aggiornamento» dei professori, ecco l’«insegnamento»
iracheno made in Usa
Indottrinamento La rabbia degli insegnanti: «Abbiamo lottato contro il regime di Saddam, ci
ritroviamo i programmi decisi a Washington»

STEFANO CHIARINI
INVIATO A BAGHDAD

La devastante guerra del 1991, dieci anni embargo, il sanguinoso conflitto Iraq-Iran, l’intera
vicenda del nazionalismo arabo e del partito Baath, la questione palestinese, il conflitto
arabo-israeliano, il ruolo di Washington in Medioriente, sarebbero eventi troppo «controversi» e come tali
sono stati cancellati dai nuovi libri di testo destinati alle scuole irachene. Se poi i ragazzi,
vedendo passare sotto le loro finestre i carri armati americani, dovessero chiedersi il perché di
quella strana visione, possono sempre chiedere spiegazioni ai loro genitori. Dopo la «distruzione
creativa» dello stato iracheno e della sua storia, con lo scioglimento delle istituzioni nazionali
laiche, l’introduzione del confessionalismo e delle patrie etniche, ora l’obiettivo
dell’amministrazione Bush ed in particolare dei neocons «likudnik» protagonisti della occupazione dell’Iraq,
sembra quello di «ricostituire» le menti degli iracheni con un brutale progetto di «dearabizzazione»
dell’Iraq. Siamo di fronte ad un furore ideologico-propagandistico che ha lasciato a bocca aperta
studenti, professori, scrittori, intellettuali che ogni venerdì, guerra o non guerra, ormai dagli
anni sessanta si ritrovano nel famoso suk dei libri di al Mutanabbi, nella parte vecchia di
Baghdad, non lontano dallo storico edificio dell’università abbasside della Mustanseria, la più antica
del mondo.

Il trovarsi qui, alla fine di una via Rashid irriconoscibile, terremotata, interrotta in più punti
dagli usuali muri in cemento, per gli scrittori iracheni è anche un modo per tenersi in contatto,
per vedere chi c’é ancora, chi é partito, chi é tornato. I sentimenti dominanti sono di delusione
e di indignazione. «Se l’occupazione é già umiliante di per se - ci dice Mohammed, professore di
liceo - il tentativo di indottrinare in tal modo i nostri ragazzi é veramente troppo. Soprattutto
per noi che abbiamo sempre lottato, pagando un prezzo assai alto, contro la propaganda e la
censura, per la democrazia e il dibattito delle idee. Non riusciamo a credere che un gruppo di fanatici
integralisti a Washington, con qualche vecchio arnese iracheno loro amico, e un certo Mr. Evers del
Dipartimento di stato, vero ministro dell’istruzione in Iraq, abbia preso gran parte della nostra
storia e l’abbia cancellata sostenendo: «non possiamo permettere che nei libri appaiano punti di
vista contrari agli Stati uniti o ad Israele». Ma con quale diritto? É questa la loro concezione
della democrazia?» «É mai possibile - aggiunge un professore alla facoltà di lingue straniere - che
un certo sig. Greg Sullivan, portavoce dell’ufficio del Medioriente al Dipartimento di stato a
Washington, decida cosa dovranno studiare o meno i nostri figli?» «In realtà - lo interrompe un
avvocato che ha appena acquistato un vecchio codice giuridico - gli Usa vogliono cancellare il nostro
sistema scolastico pubblico e laico, proprio perché era il migliore del medioriente, il primo ad
aver dato alle donne la possibilità di avere un’istruzione alla pari degli uomini. Gli americani non
possono tollerare che vi siano dei paesi arabi laici sviluppati socialmente, economicamente e
tecnologicamente, perché ciò renderebbe inutile la loro presenza e smentirebbe la favola di Israele
unico paese moderno del Medioriente».

A scandalizzare professori e studenti c’è’, inoltre, il fatto che il tentativo di indottrinamento
americano sia giunto ancora prima della promessa riabilitazione del sistema scolastico distrutto
da dieci anni di embargo e da due guerre devastanti. La Bechtel Corporation alla quale il
Pentagono, tramite la Us Agency for International Development (Usaid), ha affidato la ricostruzione di
tutte le strutture del paese, si é infatti limitata a dare una imbiancata alle pareti e a cambiare
questo o quel campanello, mentre i marines hanno distribuito penne e quaderni nella scuole e nelle
università. Per non parlare delle pesanti conseguenze sulla scuola del quadro generale del paese
senza legge, senza esercito, senza sicurezza, senza istituzioni. Dai rapimenti di studenti delle
elementari e delle medie mentre vanno a scuola che hanno spinto molti genitori a non mandare più a
scuola i loro figli al fenomeno dei bambini di strada, prima sconosciuto in Iraq. Sintomi
preoccupanti per tutti in Iraq ad eccezione delle autorità di occupazione dedite esclusivamente, come nuovi
dottor Frankestein, a creare un modello inedito di iracheno lobotomizzato, felice di non essere più
parte del mondo e della cultura araba.

L’«operazione indottrinamento» non riguarda solamente i libri di testo ma anche il personale della
scuola. Il compito é stato affidato con un budget di 62 milioni di dollari, per quest’anno, ad una
società privata Usa , la Creative Associate di Washington Dc che dovrebbe convincere gli iracheni
della superiorità della visione americana del mondo. I corsi di rieducazione per gli oltre 33.000
insegnanti di scuola superiore sono iniziati alla metà di febbraio. Naturalmente alla luce dei
generatori visto che mentre vengono spesi fiumi di soldi per cantare le lodi del capitalismo Usa, le
forniture di energia elettrica sono sempre saltuarie. Come ci dice un insegnante di scuola
superiore i nuovi professori de-arabizzati devono imparare «i quattordici punti per un efficace
insegnamento» e convincersi della importanza «di un approccio creativo», continuando comunque a guadagnare
pochi dollari al mese con classi di cinquanta bambini, spesso denutriti e scioccati dalla guerra.
Naturalmente la democrazia ha i suoi limiti e la partecipazione degli studenti al dibattito con
gli insegnanti é possibile fino a quando non si parla di Stati uniti, Israele, Palestina,
occupazione, Baath, comunismo... Durante le sedute di rieducazione vengono proiettati dei video nei quali si
vede, invece, l’idillico funzionamento di classi modello negli Stati uniti (senza ovviamente alcun
riferimento ai metal detector all’ingresso delle scuole) nei quali vengono spiegati i principi
della «democrazia al lavoro».

Molti insegnanti sono furiosi per le lunghe prediche a cui devono sottoporsi da parte di
presuntuosi giovani esperti americano-iracheni mai vissuti in Iraq e che arrivano tutte le mattine
supernutriti dalle loro caserme per insegnare loro come comportarsi. «Io vengo qui solo per tenermi il
posto -ci dice una professoressa all’uscita del posto di blocco davanti al Palestine hotel - e sapete
quel che dirò ai miei ragazzi appena tornata a scuola? Che i terroristi sono gli americani non la
resistenza e che se vogliamo la democrazia dobbiamo farcela da soli e cacciare, con ogni mezzo,
questi ignoranti privi di storia che, con mezzi diversi, vogliono cancellarci come fecero i mongoli
nel 1258. Siamo di fronte a dei nuovi barbari, che non vogliono solo i nostri corpi da riempire di
hamburger e il nostro petrolio per le loro macchine, ma anche le nostre menti«.

La drammatica situazione creatasi nelle scuole e nelle università irachene ha spinto in queste
settimane numerosi professori di Baghdad a dare vita ad un nuovo sindacato degli insegnanti per
difendere il sistema scolastico pubblico contro i progetti di privatizzazione, le ingerenze delle
autorità di occupazione in materia di programmi e di insegnamento e, naturalmente, per difendere le
condizioni di vita e di lavoro del personale docente. Il professore Saad Al Tai, dell’Accademia di
belle arti, uno dei dirigenti della nuova lega, sostiene che «per dare vita ad un risveglio
democratico dopo tanti anni di regime é necessario che tutti siano chiamati a dare il loro contributo
nella elaborazione e modernizzazione dei programmi e che vengano respinte le ingerenze delle autorità
di occupazione in contrasto con qualsiasi principio democratico e con le stesse convenzioni sulla
protezione dei diritti umani». Il professore Al Tai e i suoi colleghi hanno chiesto che nella
nuova costituzione irachena sia sancito il diritto di tutti i cittadini ad una istruzione pubblica e
gratuita. Una richiesta che sarà senz’altro accolta dai nuovi Frankestein del Pentagono intenti a
creare l’«uomo nuovo iracheno» a loro immagine e somiglianza.

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