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Il padre dell’agente escluso: Lettera al Capo Della Polizia

Publie le lunedì 26 gennaio 2004 par Open-Publishing

Gentile dottor De Gennaro, Sono un tranviere che lavora da ventotto
anni nell’azienda di trasporto di Roma. Ho sempre rispettato la legge
e lo stato e ho cresciuto un figlio che aveva un sogno fin da quando
era bambino e ora invece a ventidue anni si ritrova senza il futuro
che aveva iniziato a costruire. Mio figlio voleva diventare
poliziotto. Ce l’ho accompagnato io alla scuola allievi di Piacenza.

Quando ha visto la caserma ha detto: «Il mio sogno si e’avverato».
Non stava nella pelle. Parlava sempre bene di quella scuola. E anche
io e sua madre eravamo contenti.
Un ragazzo che riesce a coronare i suoi progetti per i genitori e’¨
il massimo.

Mio figlio voleva essere un poliziotto democratico. In quella scuola
lo avrebbero dovuto formare e non distruggere psicologicamente. Mio
figlio voleva fare il poliziotto e basta, ne’ di destra, ne’ di
sinistra. Lo hanno
giudicato «moralmente inadatto» per aver detto ai suoi commilitoni
certe cose e’ la sua opinione - che loro hanno oltretutto mal
riportato. Stavano tornando da un servizio allo stadio, per Matteo
era la prima missione. Sul pulmino che li riportava in caserma e’
nata una discussione, cominciata con il calcio e finita sul G8, sul
comportamento della polizia e su quello dei manifestanti, con mio
figlio che cercava di spiegare che i manifestanti non erano tutti
violenti. «Come lo sai? C’eri anche tu?», gli hanno chiesto. «E anche
se fosse...», ha risposto lui.

E quelli, tornati in caserma, hanno fatto rapporto. Hanno detto che
lui durante la manifestazione contro il G8 a Genova avrebbe sputato
su un poliziotto. A quella manifestazione Matteo non ha mai
partecipato, non e stato a Genova, ma se ci fosse stato - le chiedo -
che differenza avrebbe fatto? In un paese democratico, le
dimostrazioni sono ancora lecite. Io ne ho fatte tante, sono un
compagno. Questo non puo’ essere un motivo per essere
considerato «moralmente inadatto» a stare nella polizia.
Mi rivolgo a lei per sapere perche’ mio figlio è stato cacciato
dalla polizia. Per chiederle se cacciandolo hanno fatto una giustizia
o un’ingiustizia. Non mi aspetto che lei mi dica: «Riprendiamo tuo
figlio in polizia».

Vorrei solo la verita . Vorrei che facesse giorno su questa vicenda,
vorrei che si facesse giorno per mio figlio.

L’Unita’