Home > Il sindacato suoni un’altra musica
di Giorgio Cremaschi
Gli scioperi generosi di tante aziende metalmeccaniche e di altri settori industriali, che in questi giorni hanno accompagnato il varo della delega sulle pensioni, sottolineano ancor di più l’inadeguatezza dell’iniziativa di Cgil, Cisl e Uil in questi mesi. Con il governo non c’è stato nessun serio negoziato. Quando la maggioranza si è messa d’accordo, ha deciso e chi s’è visto s’è visto. Gli incontri con le parti sociali hanno mostrato che il dialogo sociale è semplicemente una caricatura di qualsiasi serio confronto. Cgil, Cisl e Uil sono state trattate a pesci in faccia e a battutine.
Intanto la delega sulle pensioni allunga il tempo di lavoro da uno a tre anni a tutti i lavoratori italiani, come un accordo Bosch applicato a tutto il paese. Il Tfr sparisce dalla retribuzione, mentre il governo tranquillo rilancia i tassi d’inflazione programmata. E di fronte a questa catastrofe dei salari incombe una finanziaria lacrime e sangue che taglierà pesantemente ciò che resta di tutte le prestazioni sociali. In tutto questo ci sarebbero le ragioni non di uno, ma di diversi scioperi generali. Ed invece no.
Dell’impossibilità di uno sciopero generale, a causa dell’avvicinarsi delle ferie, in casa Cisl si è cominciato a parlare alla fine di maggio. Ma quanto durano le ferie degli operai? D’altra parte ancora oggi quella parola non è presente in alcuna presa di posizione confederale. Solo la Fiom l’ha rivendicata a chiare lettere. C’è da chiedersi allor: qual è la ragione politica della reticenza di Cgil Cisl e Uil a parlare di sciopero generale?
La causa di questo comportamento può essere ricondotta solo ad unì illusione estrema sulla concertazione. Gli accordi di concertazione del passato hanno danneggiato i lavoratori, ma almeno definivano un sistema. Ora siamo di fronte ad una sorta di sogno di un sistema che non c’è più e che non può tornare. Un sogno che ha il solo effetto di rendere inconsistente l’iniziativa sindacale.
Ci vuole nvece un’altra politica economica. Bisogna aumentare i salari, ridurre la precarietà del lavoro, difendere lo stato sociale e tassare i ricchi e le ricchezze. Ma questo si può ottenere solo con un grande movimento di lotta che rovesci le politiche economiche del governo. Sennò sono chiacchiere.
Altro che concerti e concertazione. A settembre il movimento sindacale dovrà suonare una musica completamente diversa da quella di questi ultimi mesi.