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Interventi di Fabio Alberti e dell’Imam sciita di Baghdad

Publie le lunedì 13 settembre 2004 par Open-Publishing

Intervento di Fabio Alberti, ieri 10 Settembre alla fiaccolata di Roma

Grazie di essere qui. Grazie di essere qui per chiedere vita e libertà per Manhaz, per Ra’ad, per Simona e per Simona. Grazie di essere venuti per esprimere solidarietà a milioni di iracheni; per tutti gli iracheni.
Oggi è il quarto giorno che su Falluja si combatte con gli aerei. In quelle città, civili come Simona, come Simona, come Ra’ad, come Manhaz restano vittime di una guerra che non hanno voluto. Una guerra che noi non abbiamo voluto, che voi non avete voluto, e che molti non hanno voluto.

Noi qui siamo una testimonianza che non c’è un Occidente contro l’Islam e che non c’è un Islam contro l’Occidente; non ci sono popoli gli uni contro gli altri, non ci devono essere.
Vogliamo la libertà per i nostri fratelli, vogliamo la vita per gli iracheni, non vogliamo più sofferenze. Perché non vogliamo che ci sia lo scontro di civiltà.

Dobbiamo chiedere insieme che finiscano questi massacri, che finisca questa guerra, che la si finisca di appoggiarla. Dobbiamo chiedere insieme affinché Simona, Simona, Raad e Manhaz vengano liberati.
Un atto terribile, un atto ingiustificabile, un atto che è contro il popolo iracheno, non lo diciamo solo noi; un atto che è contro l’Islam, e anche questo non lo diciamo solo noi.
E’ importante che noi qui, noi italiani ringraziamo la Comunità Islamica italiana, il Centro di Studi islamici Italiano, le Moschee, tutti coloro che nel mondo, in Libano, in Palestina, in Egitto, e dal mondo islamico hanno alzato la voce per dire: LIBERATELI. Noi dobbiamo, allo stesso modo, tutti i giorni alzare la nostra voce per dire: LIBERATE loro. Non dobbiamo ricordarci di questa guerra solo quando tocca noi. Per liberare loro bisogna ritirare le truppe; per liberare loro bisogna che il nostro paese giochi un altro ruolo, non quello che ha giocato fino adesso.

Oggi c’è una rivendicazione ed una richiesta, come sapete. Noi dobbiamo dire: liberateli senza condizioni.
Non sono Manhaz, Ra’ad, Simona e Simona responsabili delle condizioni gravissime che ci sono nelle prigioni irachene, nelle prigioni della coalizione.
Non sappiamo se questa rivendicazione ha un qualche senso, se sia vera.
Se fosse vera diciamo che non ha senso.
Ma diciamo, proprio perché noi non possiamo essere confusi, mai, con chi fa un atto di questo genere “Non possiamo essere confusi perché siamo contro la guerra”.

Noi vogliamo usare anche questo momento per ricordare che ci sono gravissime condizioni di detenzione nelle carceri irachene, che ci sono stati arresti indiscriminati e che da tempo, non da oggi, non perché oggi un gruppo, una persona, non sappiamo chi sia, lo pone sul piatto; chiediamo che questa cosa sia risolta, chiediamo che ci sia il rispetto dei diritti umani da parte delle Forze della coalizione e del governo iracheno.

Vogliamo usare anche questo momento, proprio perché non vogliamo essere confusi con il terrorismo, per dire che c’è un problema di rispetto dei diritti umani in Iraq.

Ci aspettiamo che anche il nostro Governo faccia la sua parte.
E forse anche se non fosse utile per ottenere vita e libertà per Simona, Simona, Manhaz e Ra’ad, anche se non fosse utile per quello, noi dovremmo comunque chiedere che si rispetti il diritto alla vita, i diritti umani, la legalità delle condizioni di arresto e di detenzione in Iraq.

Ci aspettiamo che in questa direzione si muova anche il nostro governo.

Cosa volete che aggiunga! grazie di essere qui.
Continuiamo a stare nelle piazze non solo per Simona e Simona, per Raad e Manhaz. Abbiamo davanti giorni difficili, è normale .
Vi assicuro che possiamo farcela; che possiamo reggere se voi continuerete ad essere in piazza, ad esserci accanto, a essere accanto a Manhaz, a Ra’ad, a Simona, a Simona.

Manhaz; libera.
Ra’ad; libero.
Simona; libera.
Simona; libera.

Ahmed; libero.
Mohammed; libero.
Zaineb; libera.

IRAQ; LIBERO.

Roma, 10 settembre 2004

Intervento dell’Imam sciita di Baghdad Ad Jawwad al Kalisi, ieri 10 Settembre alla fiaccolata di Roma

Nel nome di Dio misericordioso e compassionevole. La pace sia con voi.
E’ una grande occasione essere con tutto il popolo italiano.
Noi sappiamo che questo popolo, tra tutti quelli europei, è stato il più vicino a noi rifiutando l’embargo all’Iraq degli anni passati, e contro la guerra di oggi.
Noi di questo abbiamo un’altissima e cosciente considerazione.
Le due carissime amiche Simona Torretta e Simona Pari erano amiche del popolo iracheno, perché operavano per il bene del nostro popolo.
Personalmente ho coscienza del mondo nel quale operavano e di quanto era utile il loro lavoro per i malati o per i piccoli bambini.

Sono anche altri gruppi che operano in Iraq conoscendo la loro sensibilità e la loro volontà di operare con la propria libertà e la propria indipendenza, ed è proprio per questo che per noi la notizia del sequestro delle due simone è stato un shock terrificante, se permettete maggiore di quanto il popolo italiano si immagini.
Noi consideriamo questo atto un’aggressione inaccettabile per la Sharia Islamica e contraria agli interessi del popolo iracheno.
Da parte nostra compieremo ogni possibile e grande sforzo, abbiamo già incominciato dal primo momento dall’apprendimento della notizia, quando eravamo a Milano.
Continueremo senz’ altro e attiveremo tutti i nostri contatti con la leadership irachena per fare sì di raggiungere la libertà delle due Simone e dei due iracheni e degli altri sequestrati in Iraq.

Voglio sottolineare alla comunità italiana, che questa questione è viva nella coscienza di ogni iracheno onesto, esattamente come è viva nella vostra coscienza.
A chi ha sequestrato Simona e Simona che operavano in modo serio e per il bene del popolo iracheno “non possiamo immaginare che ci sia un iracheno che possa compiere un gesto di questa nefandezza. Noi proviamo vergogna per questo”.

Io vi prego di credere nei nostri intenti, e soprattutto spero che noi avremo altre manifestazioni, cammineremo insieme, per la pace e per la libertà, con in testa al corteo Simona e Simona.

La speranza nasce dal dolore.
Io vi prego tutti di sperare.
Che la pace sia con voi.

Roma, 10 settembre 2004