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Intervista a Ronald K.Noble, segretario generale dell’Interpol

Publie le domenica 15 agosto 2004 par Open-Publishing

di Reporter Associati

L’Interpol, che ha sede a Lione, in Francia, è la più grande organizzazione mondiale di polizia. È in prima linea nella guerra contro il terrorismo, e si avvale tra l’altro di un enorme data-base, compilato dalle varie polizie mondiali. Il segretario generale dell’Interpol, Ronald K Noble, ha concesso un’intervista esclusiva a EuroNews che riportiamo integralmente.
Un gruppo che fa capo ad Al Qaida ha minacciato una campagna sanguinosa in Europa, ed ha indicato il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, come primo bersaglio. Considerando che i servizi di sicurezza internazionali non sono riusciti a evitare gli attentati dell’11 settembre, le bombe di Istanbul, la strage di Madrid: come può essere sicuro, ora, di poter prevenire questo crimine?
" In termini di prevenzione, gli esempi che lei ha fatto dimostrano che è impossibile prevenire ogni attentato. Ma le attività volte al rispetto della legge, nei vari paesi del mondo, hanno avuto un discreto successo. Per questa minaccia specifica, le nostre relazioni con l’Italia e l’Unione Europea sono molto forti, e quindi offriremo tutto l’aiuto che ci verrà chiesto. Vagliamo nomi, telefoni, indirizzi e date di nascita di tutte le persone potenzialmente pericolose per Berlusconi".

Interpol ha lanciato un programma per la prevenzione degli attentati biochimici. Avete a disposizione i servizi di 181 paesi: per fare cosa, esattamente?

"Interpol tenta di individuare i rischi di natura globale, e nel campo del bio-terrorismo non c’è alcun paese che possa ritenersi in salvo. Nessun confine nazionale può proteggere da quel pericolo. per questa ragione, tentiamo di imbastire un programma che consenta ad alcuni dei paesi più poveri e più ricchi del pianeta di ricevere una sorta di formazione e di supporto, oltre a tentare di vedere come la polizia possa prevenire quello che potrebbe essere il più grave di tutti gli attentati terroristici, quello bio-terroristico".

Lei ha già detto che gli effetti di un attentato bio-terroristico sarebbero devastanti. può descriverci come potrebbe aver luogo un tale attentato?

"La cosa più facile, per la gente comune, è pensare alla recente epidemia di Sars. Ora, quella è un’epidemia con cause naturali. Immagini se il virus fosse stato creato in laboratorio ed usato da terroristi. Avrebbe minacciato la gente in tutto il mondo. È che la gente aveva paura di viaggiare, avevano tutti paura se accanto qualcuno tossiva, i sintomi di un raffreddore rendevano tutti insicuri. Temevano, tutti, di imbattersi in qualcuno contaminato dalla Sars durante un viaggio intercontinentale. E questo per un virus naturale, immagini un virus letale creato da terroristi"

Da quando gli USA hanno lanciato la guerra contro il terrorismo, molti analisti dicono che il profilo del terrorista sta cambiando. Per esempio, sempre più occidentali si convertono all’islam. Alcuni di loro imboccano la via della Jihad. Anche alcune donne sposano quella causa. Voi riusciti ad adattarvi velocemente come lo fanno loro? O quei gruppi saranno sempre un passo avanti?

"A volte penso che sopravvalutiamo i terroristi, dicendo che sono un passo avanti. Ogni gruppo criminale ha sempre reagito al modo in cui le polizie o i governi hanno tentato di attaccare. Quindi, se usano una determinata via per trafficare droga o altro, la polizia si focalizza su quella e loro cambiano strada. Se sanno che la polizia ha individuato un certo profilo, cambiano le loro carriere. E per le polizie ed i servizi segreti, e anche per l’Interpol, lo scopo è reagire al più presto appena hai individuato il primo: è come trovare uno scarafaggio in una casa, se ce n’è uno ce ne devono essere tanti altri. Quindi, quando troviamo un terrorista che non corrisponde al profilo classico del fondamentalista, allora dobbiamo chiederci quanti ne esistano senza che li conosciamo".

Cambiamo argomento: l’Europa è stata scossa da una serie di omicidi ed abusi su bambini. Di recente, il caso di Michel Fourniret, che ha confessato una serie di omicidi ma in precedenza era entrato in Belgio ed aveva ottenuto un lavoro in una scuola nonostante i precedenti per crimini sessuali in Francia. Subito dopo, Francia, Germania e Spagna hanno detto che vogliono mettere insieme i loro schedari. È uno schiaffo per l’Interpol, no? Stanno tentando di mettervi da parte?

"Nessuno l’aveva vista così, finora. Non è uno schiaffo, ma devo ammettere che sono rimasto sorpreso quando ho letto che questi tre paesi stavano pensando a un proprio database comune. E leggendo più da vicino, mi sono reso conto che si trattava in effetti di un database più limitato, per i ministeri della giustizia, ma se il magistrato inquirente, o il poliziotto, non consulteranno i database dell’interpol, i loro cittadini saranno a rischio. In questo senso ha ragione, è uno schiaffo, e io vorrei semplicemente che i ministri, prima di fare proposte volte a proteggere i loro cittadini, prima di assegnarne responsabilità e risorse alle loro polizie nazionali, si prendessero appena un momento per chiedersi se non esistono già istituzioni nel mondo che stanno tentando di risolvere quello stesso problema".

Pare che i singoli paesi diano le informazioni all’interpol su base volontaria. Pensa che dovrebbero esservi obbligati?

"È una delle migliori domande che mi siano state poste da quando sono segretario generale. Se preferisco che la polizia collabori volontariamente con me o preferisco che vi sia obbligata. La mia preferenza è che un ufficiale di polizia intelligente riconosca che per proteggere i cittadini del proprio paese o comunità serve una cooperazione con l’Interpol. Quanti problemi umanitari in più esisterebbero se non chiedessimo aiuto all’ONU? Quante emergenze sanitarie globali in più, se non chiamassimo l’OMS? E per le minacce militari alla sicurezza dell’Europa, si deve pensare alla Nato. Se si trattasse di dare fondi ai paesi poveri, servirebbe la Banca Mondiale o il Fondo Monetario. Quindi adesso le chiedo: in materia di sicurezza globale, parlando di minacce criminali, di terrorismo o della sicurezza di bambini rapiti o uccisi da criminali internazionali, perché non dovrebbe essere ovvio, naturale che governi e politici riconoscano che c’è un’istituzione globale che sta facendo un buon lavoro con la loro polizia? E potremmo fare anche meglio con il supporto di ministeri e governi del mondo".

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