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Iraq, Fassino non si ritira. E chi non capisce stalinista è
Publie le sabato 28 febbraio 2004 par Open-Publishing«Se non ci spacchettano il decreto non si partecipa al voto», insiste il
leader Ds.
«Se non ci spacchettano il decreto non si partecipa al voto». E chi non
capisce stalinista è. Piero Fassino trascura il piccolo dettagli che i baffi
non vanno di gran moda. Nei Ds li ha Massimo D’Alema. Non certo il direttore
dell’Unità Furio Colombo, che pure sta ai riformisti come il parmigiano sul
salmone. I disciplinati onorevoli della maggioranza fassinian-dalemiana, che
seguiranno la linea del non voto si sono lamentati con il segretario.
Fassino ha raccolto l’appello: L’Unità è un problema, bisognerà affrontarlo.
Il Giornale di casa Berlusconi s’è buttato a pesce sulla notizia. Il
segretario Ds si è sentito un luccio preso all’amo. Passare agli archivi
parlamentari e non come chi ha voluto rifinanziare la missione in Iraq non è
una gran cosa. Ma il riformismo val bene un non voto. Invece litigare a
morte con il proprio storico giornale, a quattro mesi dalle elezioni europee
è tutto fuori che una buona idea. Così il portavoce del segretario, Roberto
Cuillo, smentisce: «Fassino non ha mai utilizzato le espressioni che gli
vengono attribuite da alcuni giornali e che non corrispondono al suo
pensiero». Invece Maurizio Belpietro conferma tutto.
Di più, fa i
complimenti al collega direttore Furio Colombo, pur non condividendo una
virgola di quel che scrive. Ma l’Unità dà per buona la smentita di Cuillo.
Così sia. E vivono tutti felici e contenti.
Scorporare è bello, non votare è meglio. E chi mi ama mi segua. Fassino non
ha dubbi. Lui crede nell’Ulivo unito con Prodi, per Prodi e in Prodi. Tutto
il resto è noia. Giornata tranquilla per Sdi e Margherita, polemiche e
divisioni nei Ds. L’unico che riesce a scherzarci sopra è Peppino Caldarola:
«Non possiamo essere un partito dai tre voti quello della minoranza, quello
del Senato e quello della Camera», scherza l’ex direttore dell’Unità. E
invece rischia proprio di andare a finire così. Ci risiamo. Perché
l’astensione serve a Umberto Ranieri per confermare un atlantismo che non è
solo di facciata. E se l’onorevole Ranieri non voterà direttamente sì -
insieme al governo - sarà solo per disciplina di partito. Pardon, di
triciclo. Il non voto serve ai Ds, per far vedere che il partito è uno e
trino e va a braccetto con la Margherita e lo Sdi.
Poi c’è chi chiederà
semplicemente di ritirare le truppe italiane. «Noi ci batteremo per dividere
il voto sulla missione in Iraq dalle altre - dice Gloria Buffo - ma se
dovessero disgraziatamente restare insieme io voterò no e penso lo faranno
molti altri, anche dei deputati della maggioranza del partito». Per fortuna
il simbolo elettorale dice uniti nell’Ulivo. Per informazioni chiedere a
Pierluigi Castagnetti. Il petalo più popolare della Margherita si lascia
scappare una battuta: «La nostra fortuna è che quelli del governo non sono
scemi e non scorporano il decreto. Se lo facessero, allora sì che la lista
avrebbe problemi...». Chi li capisce riformista è.
Fassino aveva previsto tutto questo? C’è qualche dubbio in proposito. Ma la
via del riformismo, si sa, è lastricata di astensioni che si trasformano in
non voto. Così ecco l’appassionata difesa di Massimo D’Alema. «Capisco la
posizione di Rifondazione comunista, ma non di chi come noi ha condiviso
un’esperienza di governo». E allora si capisce perché la sinistra di Aprile
riscopra il coraggio di lottare anche prima del suo mese preferito, già in
marzo. «Caro Fassino, se non vuoi ritirare le truppe dall’Iraq, allora vota
sì». I Ds hanno il mal di pancia, si vede e si sente anche da lontano.
Sandro Bondi ci mette un surplus di cattiveria: «L’onorevole Violante ha la
spudoratezza di sostenere che la divisione del provvedimento sarebbe
necessaria per permettere al suo partito di dire no alla missione di pace e
quindi di ritirare i nostri soldati dall’Iraq. E’ questa anche la posizione
di Rutelli e della Margherita?». Quella che per l’uomo immagine di Forza
Italia è la solita provocazione, diventa invece una preoccupante involuzione
per le decine di migliaia di persone dell’ultima Perugia-Assisi. Per i
milioni di italiani che sono scesi in piazza chiedendo pace. Per una parte
non piccola delle opposizioni al governo Berlusconi. Sempre la solita
storia. Che tristezza.
Cosa faranno ora i nostri eroi? Non i soldati destinati a rimanere in Iraq,
ma i politici dell’Ulivo unito sì no forse. La Margherita di Rutelli cerca
di recuperare terreno dopo le continue uscite di Fassino. «Il non voto è una
presa di posizione contro la guerra. Forte e chiara». Buonanotte.
Frida Nacinovich
f. nacinovich@liberazione. it
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