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Iraq, decimo ostaggio decapitato: è uno statunitense
Publie le sabato 7 agosto 2004 par Open-Publishingdi red.
«Dobbiamo lasciare immediatamente questo Paese. Se non lo faremo, chiunque sarà ucciso in questo modo». Queste le ultime parole di Benjamin Ford, ostaggio americano decapitato dal gruppo di Abu Musab Al Zarqawi, il terrorista giordano che per l’intelligence americana rappresenterebbe il collegamento tra la guerriglia fondamentalista in Iraq e Osama bin Laden. Forse sarebbe addirittura stato lo stesso Zarqawi a eseguire fisicamente la decapitazione. Questo almeno da quanto risulta dai filmati, mandati in onda dall’emittende satellitare del Dubai, Al Arabiyia.
Per ora non si conosce né la circostanza in cui è stato rapito Benjamin Ford, né che cosa la vittima stesse facendo in Iraq, se facesse parte dell’esercito americano, se fosse un "contractor" o se fosse semplicemente un civile. E nemmeno si sa di preciso quale fosse il suo cognome. C’è chi dice che l’ostaggio corrisponda a Benjamin Vanderford, titolare di un sito internet e definitosi «musicista e aspirante politico locale», chi in modo più credibile sostiene invece - a sentire almeno le parole del giovane nel video - che il suo nome completo sia Benjamin Dan Ford or Benjamin Danforth. Ma l’audio non era molto chiaro.
Il video dell’esecuzione di Benjamin Ford, californiano di San Francisco, è stato mostrato come al solito sul web. Dopo che l’ostaggio, che indossava una semplice maglietta beige e che sedeva su una sedia, ha pronunciato le sue ultime parole, il video è proseguito con la sequenza della decapitazione. Sono ormai una decina gli ostaggi uccisi dalla guerriglia irachena, per lo più con il macabro rituale della decapitazione. Il primo fu Fabrizio Quattrocchi, che fu ucciso però con una pistola.
La posizione degli Usa rimane la stessa, anche di fronte all’ennesima uccisione di un cittadino americano. Gli Stati Uniti hanno detto mercoledì 5 agosto che «la coalizione guidata dagli Usa in Iraq non farà altre concessioni ai rapitori» e che «fare concessioni ai terroristi - si legge in un comunicato - danneggerà tutti i membri della forza multinazionale e anche gli altri Paesi che stanno contribuendo alla ricostruzione dell’Iraq e all’assistenza umanitaria». La strategia della "fermezza" sostenuta vigorosamente dal Pentagono ha come sue scopo evidente quello di evitare che in futuro la coalizione perda pezzi e si disgreghi ulteriormente, dopo il ritiro di Spagna, Filippine, Repubblica Dominicana e dopo quello probabile dell’Ucraina.
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