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L’Europa si blinda

Publie le mercoledì 20 ottobre 2004 par Open-Publishing

Dazibao


di Piero Sansonetti

Il "G5", cioè il vertice dei cinque paesi più potenti e ricchi d’Europa, ha deciso
di adottare alcune misure per rendere più sicuro e meglio difeso il nostro continente:
impronte digitali sui passaporti, espulsioni più facili per i clandestini. La
linea è chiara: blindare le frontiere, respingere i nemici, costi quel che costi.
Anche se costa la rinuncia a un po’ di libertà per noi occidentali. Chi sono
i nemici? I terroristi e i migranti. Per il "G5" più o meno sono la stessa cosa,
e infatti il "G5" ha affrontato i due problemi nella stessa riunione: lotta al
terrore, lotta all’immigrazione.

L’Italia e la Germania avevano proposto anche un’altra misura: costruire campi di concentramento per clandestini fuori delle frontiere europee, in Africa, in Libia. I ministri dell’Interno di Francia e Spagna hanno respinto l’idea. Hanno detto che deve restare in piedi almeno un’ombra del diritto internazionale. Meno male. E’ curiosa questa divisione: da una parte un governo di centrosinistra e uno di destra, dall’altro, simmetricamente, un governo di destra e uno di centrosinistra. Le grandi battaglie di civiltà oggi attraversano trasversalmente gli schieramenti politici, Bisognerà riflettere su questo. "Nello stesso giorno nel quale a Firenze il "G5" ha scelto la linea dura contro gli stranieri, l’Ocse ha strigliato l’Italia che non rispetta gli impegni presi per gli aiuti ai paesi poveri.

L’Ocse è un organismo internazionale molto autorevole e assolutamente amico dei governi occidentali. Eppure non ha potuto fare a meno di protestare contro il nostro paese. Perché? Vediamo. L’Onu aveva deciso, tempo fa, che i paesi occidentali dovessero destinare lo 0,7 per cento della propria ricchezza agli aiuti al terzo mondo. Non è molto lo 0,7 per cento della ricchezza di un paese. In Italia si calcola che lo 0,7 per cento è l’ammontare esatto del risparmio realizzato dal ministro Maroni con la riforma delle pensioni. L’Ocse però ha notato che l’Italia non ha mai rispettato questo impegno. Nelle leggi finanziarie degli anni scorsi l’Italia aveva destinato lo 0,3 per cento agli aiuti ai paesi poveri.

Meno della metà della richiesta Onu. In quest’ultima finanziaria lo stanziamento si è dimezzato ancora: lo 0,1 e qualche centesimo. Motivo? La crisi, l’Italia è più povera, non ha denari da buttare in Africa, in Asia e in America latina. Cosa c’entra la riunione del "G5" col richiamo dell’Ocse? C’entra parecchio. Che il Sud del mondo abbia raggiunto livelli intollerabili di povertà, mentre il nord si arricchisce, è cosa nota a tutti. Che l’aggravarsi di questo squilibrio porti a conseguenze sociali devastanti e a gigantesche migrazioni, è altrettanto noto. Ci sono due modi di comportarsi di fronte a queste tragedie: affrontarle, cercare una politica coerente per fronteggiare il problema, oppure chiamare la polizia e gli eserciti a difendere i ricchi dai poveri. Per ora nessuno - tra i governanti - ha pensato che la seconda soluzione oltre a essere vigliacca è anche stupida.

http://www.liberazione.it/giornale/041019/LB12D6D7.asp