Home > L’Europol: dubbi sulla responsabilità dell’ETA
Il governo spagnolo ha subito attribuito la responsabilità del massacro all’Eta. Prima di
qualsiasi riscontro. Ma molte sono le perplessità e i dubbi. Come quelli di Jurgen Stolberg, direttore di
Europol. «L’aspetto insolito - ha detto l’europoliziotto - è che non c’è stato nessun avvertimento
dell’imminente attentato, che nelle azioni dell’Eta è una costante. Per questo la matrice non è
chiara anche se le autorità spagnole insistono sulla pista basca».
E dubbi vengono sollevati anche dal giudice Baltasar Garzòn, che sta indagando sugli attentati di
Madrid. Il magistrato non esclude infatti che l’autore possa essere stata al-Qaeda. La stessa
ipotesi era stata fatta da Arnaldo Otegi, portavoce di Batasuna, braccio politico dell’Eta messo fuori
legge da Aznar. Otegi, aveva parlato di «resistenza araba» e, soprattutto, aveva per la prima
volta condannato l’azione dei terroristi.
Dall’Italia Enzo Bianco, presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti,
invita alla cautela. «Alcune cose sono poco chiare - dice dopo l’audizione del comandante generale
dei Carabinieri, Guido Bellini -, e le caratteristiche inusuali per l’Eta che sceglie i suoi
bersagli tra quelli che ritiene i nemici: magistrati, poliziotti, politici. In questo attentato, invece,
si è voluto colpire la popolazione civile».
Che l’autore degli attentati possa non essere stata l’Eta è comunque solo un’ipotesi, priva di
qualsiasi verifica. Ci sono invece alcune prove che sembrerebbero attribuirne la paternità ai
terroristi baschi. Come ha sostenuto da subito il governo di Madrid. La polizia, rivela il ministro
dell’interno Angel Acerbes, ha fattto brillare un ordigno accanto alla stazione di El Pozo del tio
Raimundo. L’esplosivo era composto da una miscela di cinque chili contenente nitroglicerina e «tipica
dell’Eta». Non solo: a San Sebastian, capitale dei Paesi Baschi, ieri sera sono stati ritrovati
dei volantini che invitavano ad attaccare la Renfe, l’azienda ferroviaria spagnola.
Ma altrettanto forti sono gli elementi di novità, che rendono questi attentati diversi da
qualsiasi altra azione dei terrororisti baschi. Insomma: può anche darsi che sia stata l’Eta, ma si
ècomportata più come fosse Al Qaeda. Perché i terroristi baschi una serie di attentati come quelli che
hanno ucciso quasi 200 persone a Madrid non li avevamo mai compiuti. Non è nel loro stile. «L’Eta
ha ucciso oggi più cittadini che nei cinque più cruenti attentati del passato - afferma Josep
Ramoneda, editorialista di El Paìs - Si tratta di un salto qualitativo pefettamente calcolato. Di un
massacro voluto con piena consapevolezza. Questa volta non c’è stata una chiamata di avviso.
Volevano solo terrorizzare. Perché il terrore è paralizzante». Ma cosa ha provocato questo salto di
qualità? Secondo Ramoneda la causa della nuova strategia dell’Eta è, paradossalmente, proprio il suo
indebolimento: «Sapevamo che l’Eta era indebolita. Pensavamo che per questa ragione il suo
intervento in campagna e
lettorale si sarebbe limitato al’osceno comunicato della “tregua selettiva”. Quando le Forze di
Sicurezza trovarono una camionetta carica di esplosivo nella provincia di Cuenca, comprendemmo che
non avevano abbandonato i loro progetti, ma preferimmo credere che il pericolo era stato annullato.
No, l’Eta è intervenuta con il suo strumento di sempre: uccidere, perché è il suo unico modo di
esistere. E lo ha fatto in una scala senza precedenti».
Secondo l’ambasciatore Ludovico Incisa di Camerana, autore del libro, Il modello spagnolo,
«potrebbe trattarsi di cellule impazzite dell’Eta, ma certamente gli attentati di oggi non giovano alla
causa basca perchè l’opinione pubblica nazionale li prenderà come una sfida. D’altra parte il
governo di Madrid esce rafforzato alla vigilia delle elezioni di domenica prossima. Tutta
l’intransigenza dimostrata dal Partito Popolare del premier Josè Maria Aznar viene giustificata dai fatti». E
il suo candidato Rajoy, se gli attentati venisse attribuito con certezza ai baschi, potrebbe
ottenere la maggioranza assoluta, che finora nessun sondaggio gli attribuiva.
L’attentato non è nemmeno stato rivendicato. E anche questo elemento viene segnalato come una
novità rispetto alle procedure attuate dall’Eta in trent’anni di attività. Mentre la mancanza di
rivendicazione è una costante degli attentati di Al Qaeda. In più va ricordato che il gruppo
terroristico guidato da Osama bin Laden aveva minacciato in vari messaggi video (in particolare in quelli
attribuiti all’egiziano Ayman al Zawahri) gli alleati degli Stati Uniti, e fra questi uno dei primi
era la Spagna.
Ahmad Rafat, giornalista spagnolo esperto di questioni mediorientali, sostiene che proprio
l’assenza di una rivendicazione potrebbe fara attribuire gli attentati a gruppi terroristici islamici:
«Agiscono come una sorta di "franchising" del
terrore - ha spiegato - e a volte la rivendicazione viene fatta solo dopo qualche settimana dalla
"casa madre", quando essa dispone di tutti gli elementi provenienti dall’organizzazione locale».
Sempre in tema di rivendicazioni c’è da segnalare anche il giallo della tv basca - che secondo il
sito basco Gara.net - avrebbe prima accreditato e poi smentito una fonte del ministero
dell’Interno spagnolo sull’esitenza di una rivendicazione da parte di un non meglio precisato gruppo
islamico.
L’incertezza, dunque, resta. Come spiegare un cambiamento di strategia così radicale? Rohan
Gunaratna, esperto di terrorismo che ha studiato in particolare al-Qaeda, parla di «effetto copy cat»,
per cui l’Eta si sarebbe adeguata al modus operandi del terrorismo islamico. Josep Ramoneda, nel
suo articolo sul El Paìs cita lo scrittore israeliano Amos Oz: «Il terrorismo funziona come
l’eroina: le dosi devono essere ogni volta più forti perché l’effetto si mantenga».
da L’Unità: