Home > L’IDENTITA’ DEL SINDACO E LA NOSTRA
L’IDENTITA’ DEL SINDACO E LA NOSTRA
LUNEDI 2 AGOSTO, h. 21
PRESIDIO ANTIFASCISTA
Fontanella al Piano, Bergamo, p.zza 26 Aprile
ritrovo alle h. 20,45 in via Roma
manda la tua adesione a: desposti@uninetcom.it
Il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna esplose una bomba che causò 85
morti e 200 feriti. L’attentato, che avvenne poco più di un mese dopo la
strage di Ustica, fu il più grave della storia italiana e rappresentò il
crimine più orrendo mai commesso in Italia dalla destra eversiva. Due
fascisti furono condannati come esecutori materiali della strage, e dieci
anni furono inflitti per calunnia pluriaggravata a Licio Gelli e agli
ufficiali del SISMI controllati dalla loggia P2.
Nel 2000 la maggioranza di centro destra del Consiglio Comunale di Bologna
approvò un ordine del giorno in cui si chiedeva di eliminare la
parola"fascista"dalla lapide sulla stazione che ricorda la strage del
1980. Inoltre, alcuni mesi prima vi era stato il tentativo di modificare
lo statuto comunale eliminandone il riferimento alla Resistenza. Entrambe
le iniziative fallirono, per la durissima reazione dell’opposizione e
della città.
Vi è tutta una serie di iniziative nei comuni amministrati dal
centro-destra, in particolare quelli guidati da Alleanza Nazionale, che
hanno l’obiettivo dichiarato di rimodellare la coscienza e l’identità
della collettività; persino attraverso i nomi delle strade si cerca di
ridefinire i simboli della identità nazionale- per riscrivere la storia a
proprio uso e consumo. Molti esponenti di AN sembrano essere impegnati a
cambiare nome a vie e piazze, o a ricordare un qualche gerarca locale.
Ciascuno di questi atti, singolarmente considerato, può anche sembrare di
scarso rilievo, ma è la loro ripetizione che indica l’esistenza di un
problema.
Il problema è che il fascismo, per questa gente, è ancora il luogo della
memoria e dell’identità.
Questo è ciò che è avvenuto anche a Fontanella. L’operazione è stata
condotta facendo ricorso a bugie, come quella del fantomatico"obbligo"
alla rinumerazione delle strade; sono state utilizzate argomentazioni
capziose, per esempio il sindaco ha citato alcuni dei nuovi nomi proposti
per dimostrarne l’autorevolezza: ma è evidente che i singoli nomi
potrebbero non rappresentare nulla, mentre è l’insieme dei nuovi nomi
proposti che definisce simbolicamente una identità.
Si tratta dell’identità del sindaco e della sua giunta, non di quella
della collettività: infatti dalla proposta sono stati espunti sia il nome
della piazza che ricorda la data della Liberazione che quello di Martin
Luther King.
Del resto lo stesso Sindaco lo ha ammesso quando, nel corso di una
intervista, ha dichiarato che la vicenda dei nomi delle strade " risente
di una appartenenza politica in cui questa Amministrazione si riconosce e
di cui non ha mai fatto mistero…"
Siamo stati tutti così informati del fatto che questo signore non si
considera sindaco di tutti i cittadini, ma solo di quelli che ne
condividono l’appartenenza…
Ma ci sono anche altri cittadini.
Sono quelli la cui identità civile si definisce nella Costituzione
Repubblicana nata dalla Resistenza; quelli che pensano che il futuro da
costruire abbia le sue basi nell’antifascismo, ai cui valori fecero
riferimento persone di provenienza e culture diverse.
Quelli che ritengono che la difesa di quei valori sia particolarmente
importante oggi, nel momento in cui il centro destra cerca di minacciarli
e comprometterli attaccandone le massime espressioni, la Costituzione e lo
Stato di Diritto: basta pensare alle politiche del centro-destra sulla
scuola, l’informazione, la giustizia, il lavoro.
Il Sindaco sappia che la guardia non verrà abbassata.
*** C.S.A. Pacì Paciana via Grumello 61/c 24100 Bergamo ***
– tel/fax ++39-035-4373217
– e mail: paciana@ecn.org
– sito: www.ecn.org/paciana
16.03.003 con Dax nel cuore ["Rassegnazione è paura e complicità / Contro la rassegnazione pensare l’impensabile / Contro la paura imparare il coraggio / Cospirare vuol dire respirare insieme"]
"Per noi c’è solo una parola degna e una azione conseguente di fronte a questa guerra.
La parola no e l’azione ribelle.
Un no senza condizioni ne’ però.
Un no senza mezze tinte.
Un no senza grigi che lo macchiano.
Un no con tutti i colori che dipingono il mondo.
Un no chiaro, tondo, contundente, definitivo, mondiale.
Tratto dal saluto all’Italia ribelle dell’EZLN"