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L’allarme terrorismo negli Usa e la campagna elettorale di Bush

Publie le domenica 8 agosto 2004 par Open-Publishing

Gli strumenti dei Repubblicani per seminare inquietudine

di http://www.liberazione.it/giornale/040808/LB12D6BF.aspNancy Bailey Comitato fiorentino degli Statunitensi contro la guerra

Le Torri gemelle continuano a cadere tutti i giorni nella televisione degli Stati Uniti, per non farci dimenticare l’orrore. Periodicamente, a noi americani all’estero iscritti sulla mailing list del Consolato americano, arrivano messaggi ricordandoci del fatto che siamo bersagli del terrorismo internazionale, di tenere alta la guardia e di evitare qualsiasi aggregazione di persone (leggi "manifestazioni contro la guerra") a causa dell’antiamericanismo che permea l’Europa e il mondo.

In America corrono voci su un possibile attacco alla Statua della Libertà, riaperta in questi giorni con misure di sicurezza che includono elicotteri e franchi tiratori.

Viene ipotizzato di dover spostare la data delle elezioni presidenziali a causa di un possibile attacco terroristico.

Il rischio di attentati sul suolo americano è stato elevato al livello "arancione" a New York, New Jersey e Washington DC, in base a notizie rivelatesi vecchie e/o segrete. Il resto della nazione resta invece a livello "giallo". Questa scala è composta di 5 livelli: verde - basso rischio di attacchi terroristici; blu - circospetto «guarded» rischio di attacchi terroristici; giallo - significativo rischio di attacchi terroristici; arancione - alto rischio di attacchi terroristici; rosso - estremo rischio di attacchi terroristici. E’ interessante notare come tutti e cinque i livelli parlino di rischio e 4 su 5 mettono tutti in stato di allarme.

Il sito governativo del Dipartimento della Sicurezza Interna ci tiene informato sugli attuali rischi. Nel suo discorso del primo agosto Tom Ridge, Segretario della Sicurezza Interna, ha detto che «questa è la prima volta che abbiamo deciso di usare in un modo così specifico il sistema di avvertimento per la sicurezza della patria». Ridge continua dicendo che si rende conto che queste sono notizie spiacevoli, non solo perché questo è l’intento dei «nostri nemici», ma «Ma dobbiamo renderci conto che il buon livello d’informazione che abbiamo a disposizione è il prodotto della leadership del nostro presidente nella guerra contro il terrore... I terroristi devono sapere che queste informazioni non indeboliranno lo spirito americano, non diminuiranno la nostra determinazione, perché la nostra risolutezza è indivisibile e questa determinazione è un’arma infinitamente più forte dei complotti e dei piani di coloro che ci vogliono danneggiare».

Nel suo discorso, Ridge, coinvolge direttamente il cittadino, chiedendogli di essere vigile per aiutare lo Stato a prevenire un attacco terroristico e gli chiede di denunciare qualsiasi persona, veicolo o attività sospetta. Ridge conclude dicendo che «Al Qaeda ci vuole intimidire e impedirci di goderci la vita ed esercitare le nostre libertà. Però la libertà non ha un protettore più forte dalla volontà collettiva del popolo americano. Così, insieme, traiamo ispirazione da questa forza e utilizziamola al massimo per salvaguardare la libertà della nostra grande nazione». L’uso di un linguaggio politico-mediatico filo presidenziale non potrebbe essere più sfacciato.

Il 21 luglio scorso, Bush ha firmato la legge sul Progetto BioShield (scudo biologico), che prevede la produzione massiccia di antidoti contro un attacco terroristico batteriologico e l’uso di «tecnologie avanzate di monitoraggio dell’aria per il controllo contro patogeni biologici in località chiavi». Il Progetto difenderà la nazione in tre modi: impiegherà 5,6 miliardi di dollari in 10 anni per immagazzinare vaccini e medicine che combattono l’antrace, il vaiolo e altri potenziali agenti di bioterrore; sono già in corso trattative per l’acquisto di 75 milioni di dosi di un nuovo vaccino contro l’antrace e Bush ha ringraziato "l’industria privata" che avrà un ruolo vitale nel progetto che aiuterà a portare maggiore sicurezza al paese; il Progetto autorizza il governo a sviluppare nuove droghe per combattere il bioterrorismo; la legge aiuterà la rapida distribuzione dei medicinali durante una crisi.

Bush dichiara che il Progetto fa parte di una più vasta strategia per difendere gli Usa contro la minaccia di armi di distruzione di massa. E’ davvero paradossale una legge così, dopo che il Congresso ha autorizzato, dietro richiesta di Bush e del suo entourage, lo sviluppo di nuovi terrificanti armi di distruzione di massa: nucleari (i mini-nukes), chimiche e batteriologiche.

Sul sito governativo collegato a quello della sicurezza interna si consiglia a tutti gli Statunitensi di procurarsi un kit di protezione contro gli attacchi terroristici. Il kit è disponibile in più versioni, portatile, per casa, per lavoro, e include acqua potabile, cibo per 3 giorni, una radio transistor con pile, torcia, articoli di primo soccorso, un fischio, grandi fogli di plastica e nastro adesivo per sigillare il vostro rifugio, sacchi per la spazzatura (vedere per credere a www. ready. gov). Chiaramente c’è chi ha subito messo in commercio i kit approfittando dell’allarme per fare fortuna.

Tenere alto il livello di terrore all’interno del paese aumenta il sostegno politico a Bush e alla sua politica, in visione delle prossime elezioni presidenziali del 2 novembre. Si torna a parlare di una possibile cattura di Osama Bin Laden a ridosso dell’election day.

Nei vari discorsi, in particolare nel discorso presidenziale del sabato, il tono oscilla tra il tentativo di tranquillizzare la gente comune e allarmare per aumentare il senso di paura che conduce al consenso per leggi che limitano i diritti civili e per aumentare le politiche aggressive e militariste.

Le autorità governative non rispondono mai alla domanda sul perché c’è stato l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001, né ammettono che gli attacchi terroristici nel mondo sono gravemente aumentati da quando l’amministrazione Bush ha cominciato le sue guerre in Afghanistan e in Iraq. Se prendessero atto di questo dato di fatto, dovrebbero capovolgere la loro politica estera. Ma per questo dovremo aspettare un altro presidente.

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