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L’editore impuro : "Assalto alla stampa" il libro di Gabriele Mastellarini

Publie le sabato 23 ottobre 2004 par Open-Publishing

Dazibao


di Bruno Perini

« Assalto alla stampa»; «controllare i media per governare l’opinione pubblica»:
potrebbe essere il precetto che in questi anni ha mosso Silvio Berlusconi e il
suo esercito mediatico verso la conquista del potere politico ed editoriale.
E in effetti un po’ è così. Il libro di Gabriele Mastellarini, edito da Dedalo
(prefazione di Nicola Tranfaglia) ha il merito di ricostruire questa lunga marcia
verso le leve di comando messa in atto dall’attuale capo del governo, senza soffermarsi
più di tanto sulla psicologia del personaggio, come già hanno fatto alcuni saggisti
e giornalisti.

Quella di Mastellarini è una ricostruzione fatta di fonti documentali e testimoniali, come direbbe un magistrato, che per una volta però non passa attraverso verbali d’interrogatorio o intercettazioni ma attraverso un’analisi politica e storica che tiene conto del contesto e delle complicità nel quale si è sviluppata l’irresistibile ascesa del cavaliere di Arcore. Forse sostenere che tutto era già scritto nel momento in cui il presidente del consiglio si iscrisse alla P2 è un po’ forte e riduttivo: non perché non sia possibile ma perché imbriglia la storia in un disegno che lascia poco al caso, ma è fattualmente vero come scrive l’autore che «èdavvero lì, tra maggio e agosto del 1981 che vengono gettate le basi del grande cambiamento.

La pubblicazione degli elenchi dellaP2 regala l’ultima scena al copione degli anni 70. Angelo Rizzoli, proprietario del Corriere della Sera, viene immolato sull'altare della sua insipienza e delle trame di Bruno Tassan Din, Roberto Calvi e Licio Gelli. Nella Loggia coperta c'è un altro personaggio che saprà sfilarsene con abilità. Pochi mesi prima, l'11 novembre 1980, aveva battezzato Canale 5. In tre anni avrà tutti i tre network: nel gennaio 1983 arriva Italia 1, comperata da Rusconi; nel 1984 è la volta di Rete 4, presa sulle ceneri dell'avvenura televisiva di Mondadori. Con quella storia alle spalle è inevitabile che il sistema veda la luce viziato da alcuni tratti genetici quasi compromettenti». Mastellarini non risparmia di annoverare tra i protagonisti di questa attività tutta italiana, gli Agnelli, Romiti, De Benedetti, Riffeser e altri capitani d'industria che hanno scalato i vertici dei media, ma ci par di capire che per l'autore, come per il manifesto, i conflitti che da sempre dilaniano la stampa italiana, compromessa con i poteri economici da quando gli editori puri hanno lasciato il campo, sono poca cosa se paragonati al conflitto d'interesse iperbolico celebrato dalla discesa in campo di Berlusconi. La semplice ma suggestiva citazione di Marc Bloch, «L'incomprensione del presente nasce fatalmente dall'ignoranza del passato», apre il secondo capitolo intitolato «Da Gelli a Berlusconi»: è la chiave per capire perché gli italiani hanno votato in modo plebiscitario quel giovane imprenditore che negli anni80 aveva venduto l’anima al venerabile maestro Licio Gelli. Il filo conduttore inizia infatti con l’assalto al Corsera da parte della loggia massonica e finisce con i più timidi ma non per questo meno pericolisi ingressi in Rcs di personaggi come di Salvatore Ligresti, per altro oggi membro del patto di sindacato del gruppo editoriale.

Tra gli episodi recenti di questa battaglia infinita nei pressi di via Solferino c’è anche l’uscita di Ferruccio de Bortoli, il licenziamento di Enzo Biagi e appunto l’ingresso di don Salvatore. Forse manca alla fine una nota di ottimismo: il cavaliere di Arcore ha messo in campo una potenza geometrica mediatica che nessuno governo europeo ha mai conosciuto per evitare di saldare i suoi debiti con la storia e la giustizia, ma non ci è riuscito fino in fondo. Oggi i poteri economici cominciano a diffidare dell’uomo di Arcore: non c’è da illudersi ma da sperare.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/15-Ottobre-2004/art81.html