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L’offensiva di Gaza potrebbe durare settimane
Publie le mercoledì 6 ottobre 2004 par Open-Publishing
di Pierre Barbancey
L’esercito israeliano ha proseguito ieri la sua offensiva nel nord della striscia
di Gaza, dove un missile ha ucciso almeno sei Palestinesi, fra i quali un comandante
operativo del movimento di resistenza islamica Hamas. Il bilancio dell’operazione « Giorni
del pentimento », una delle più sanguinose dall’inizio della seconda Intifada,
quattro anni fa, supera ormai i 72 morti palestinesi senza che questo commuova
granché la comunità internazionale. La Francia « condanna l’operazione israeliana »,
ha affermato la portavoce del Quai d’Orsay, Cécile Pozzo di Borgo, ricordando
quanto dichiarato dal suo ministro, secondo il quale « non c’é sbocco per il
conflitto nella violenza. Bisogna che questa violenza cessi e si torni al tavolo
delle trattative ».
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Forte del quasi-silenzio internazionale, il governo israeliano ha già fatto sapere che intende proseguire « quanto é necessario » la sua operazione militare che mira a creare una « zona cuscinetto » nella città di Gaza, ufficialmente per mettere le città israeliane fuori della portata dei tiri dei missili.
Dallo scatenamento dell’offensiva, il 28 settembre, qualcosa come 200 carri armati e veicoli blindati hanno permesso all’esercito israeliano di impadronirsi di una zona di nove km quadrati nel nord del territorio palestinese. Elicotteri israeliani sorvolavano il campo lunedi’ mattina, aprendo il fuoco con le mitragliatrici pesanti o tirando missili sui Palestinesi che si avventuravano fuori delle stradine strette, mentre un fumo nero spesso e soffocante si sviluppava da decine di pneumatici bruciati. In ogni quartiere, decine di abitanti affluivano nelle case o nelle tende montate dalle famiglie dei « martiri » per ricevere le condoglianze. Vetture della Croce Rossa Internazionale distribuivano acque e viveri agli abitanti dei quartieri più sinistrati, privi d’acqua e di elettricità. Numerose incursioni sono state effettuate parallelamente nel campo di Djabalia, il più importante della striscia di Gaza, dove si stima che la popolazione sia di 100 000 abitanti. Anche la città di Beit-Hanoun é stata circondata dai blindati.
L’umiliazione di tutto un popolo
« Continueremo finché sarà necessario. Le nostre forze sono pronte a proseguire questa operazione non per giorni, ma per settimane », ha avvertito domenica sera il capo di stato maggiore israeliano, Moshe Yaalon, nel corso di un’ispezione delle truppe schierate nella striscia di Gaza, malgrado le proposte di alcuni dirigenti di Hamas di cessare i tiri se Israele ferma le sue operazioni militari. « Nella guerra contro il terrorismo non si risolve il problema con un’operazione ma con una serie di operazioni successive e noi continueremo (ad operare) finché sarà necessario », ha proseguito. Uno dei comandanti delle forze impegnate nell’operazione, il colonnello Eyal Eisenberg, ha detto : « Se ce lo chiedono, prenderemo d’assalto ed occuperemo il campo profughi di Jabaliya e Beit-Hanoun. »
« Finché i Palestinesi non capiranno che si sbagliano (continuando i tiri di missili contro Israele), noi continueremo a far loro pagare un prezzo molto caro », ha aggiunto. « I missili Kassam esisteranno finché esisterà l’occupazione », ha dichiarato poco dopo Mouchir Al Masri, un portavoce di Hamas. D’altronde, malgrado lo spiegamento dell’esercito e gli appelli del presidente dell’Autorità palestinese, missili artigianali tirati dalla banda di Gaza continuano a cadere nel Sud di Israele. L’umiliazione permanente e l’occupazione non sono un terreno di coltura per la pace. Sharon lo sa. Concentrando l’attenzione del mondo sulla striscia di Gaza, fa scordare la costruzione del muro, che pure é illegale, e l’annessione delle terre migliori della Cisgiordania. Come dire la morte di un popolo.
Tradotto dal francese da Karl e Rosa - Bellaciao