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LABORATORIO SOCIALE BURIDDA: LETTERA APERTA ALLA CITTA’
Publie le martedì 17 agosto 2004 par Open-PublishingChe cos’è il Laboratorio Buridda?
Dall’11 maggio 2003 la ex facoltà di Economia e Commercio in via Bertani (6.000 metri quadri inutilizzati da oltre sei anni) è occupata e trasformata in spazio sociale e culturale da associazioni e gruppi di persone che non si rassegnano alla progressiva mortificazione della vita di relazione e che hanno provveduto a recupero e manutenzione degli ambienti che versavano in uno stato di totale abbandono.
Si stanno approntando e sviluppando interessanti progetti e programmi di attività che intendono restituire alla cittadinanza la piena fruizione di uno spazio pubblico:
– laboratori teatrali e musicali (si sta provvedendo alla insonorizzazione dei locali a ciò adibiti)
– sale studio, biblioteca sociale, libreria, info-shop di materiali multimediali, programmi liberi da diritti di proprietà per onorare il principio della libera circolazione del sapere;
– laboratorio di videofotografia e programmazione di cineforum;
– postazioni di accesso libero a internet;
– laboratori autogestiti delle comunità migranti per lo sviluppo delle attività di socializzazione e studio e recupero delle tradizioni culturali, al fine di un completo affrancamento dalle condizioni di marginalità sociale e subordinazione nelle quali vivono alcune comunità;
– palestra popolare, mensa autogestita, progetto di ostello-accoglienza.
– spazi per mostre, conferenze, dibattiti, happening, presentazioni di iniziative artistico-culturali.
Alle ore 7.30 dell’11 agosto, su ordine del sostituto procuratore Paola Calleri, gli agenti della DIGOS di Genova coadiuvati da forze di Polizia e Carabinieri, in grande spolvero per numero di presenze e modalità di azione, bloccano via Bertani.
Isolano l’ex-Facoltà di Economia dove ha sede il Laboratorio Sociale Occupato Buridda e fanno irruzione sequestrando circa 5000 euro di materiali audio,utilizzati dai molti laboratori, bloccando di fatto attività e iniziative artistiche e culturali che nell’afa d’agosto, in una Genova deserta, sono un’oasi di socialità.
Un banale esposto per schiamazzi (risalente al 4 luglio dell’anno precedente!) ha portato a una operazione di polizia in grande stile, ma l’abuso più grave di questa azione repressiva è il sequestro di due nostri compagni ospitati all’interno del laboratorio, prelevati arbitrariamente a causa della loro condizione di cittadini migranti, cui è seguito un decreto di espulsione per uno di loro.
Questa nuova manovra si inserisce nella campagna diffamatoria e di attacco dell’ esperienza sociale del laboratorio Buridda: dalle minacce di sgombero, alle diverse indicazioni d’uso dello stabile, dalle voci di un imminente vendita alle accuse di essere semplicemente un ritrovo di giovani troppo rumorosi.
Questo è tutto quello che l’ amministrazione genovese sa dire in merito alla richiesta di uno spazio pubblico, partecipativo, multiculturale, che possa essere strumento polifunzionale per questa città?
A quanto pare pesano di più gli esposti dei soliti noti abitanti del quartiere pronti all’ uso e strumentalizzati dalla solita destra becera e rabbiosa che gia nel settembre 2003 pilotò il “corteo” farsa dei cinque abitanti e della dozzina di militanti di Alleanza Nazionale.
Si monta così la farsa dei decibel, e si effettua in pieno agosto (con il concorso di una grottesca spettacolarizzazione: decine di carabinieri, poliziotti e agenti della Digos) un sequestro di materiale ( casse, amplificatori per chitarra, mixer, equalizzatori, lettori cd, tastiere, ministereo, piastre mangianastri ), in esecuzione di un’ordinanza del 20 luglio.
Materiale del quale le associazioni firmatarie e che promuovono la Buridda, rendendosi garanti del controllo delle emissioni audio, chiedono il dissequestro, anche per ottenere il ripristino di condizioni di serietà.
Migliaia di euro di materiali sequestrati in questi mesi (il totale ammonta a circa 10.000 euro) non fermeranno la nostra lotta e la progettualità di tutti noi.
Ai cittadini genovesi chiediamo di venire a controllare di persona quanto dichiarato, a partecipare alle iniziative, a rendersi promotori di ulteriori sviluppi delle iniziative. A sostenere un’idea realizzata e da ampliare che rappresenta un’esperienza unica nel panorama genovese: quella di un centro di socializzazione senza steccati e pregiudiziali chiusure e aperto invece allo scambio e alla partecipazione.