Home > La Cia: l’Iraq non era una minaccia imminente. Tenet smonta le prove di Bush

La Cia: l’Iraq non era una minaccia imminente. Tenet smonta le prove di Bush

Publie le domenica 8 febbraio 2004 par Open-Publishing

WASHINGTON. George Tenet, il direttore della Cia, ha sputato il rospo.
«Non abbiamo mai detto che l’Iraq rappresentasse una minaccia imminente»,
ha rivelato, smontando con questa sola frase il principale argomento
invocato dal presidente George Bush per giustificare la guerra. Ha spiegato
come i servizi segreti abbiano fornito al governo «valutazioni obiettive su
un feroce dittatore che tentava di ingannarci e di realizzare programmi
tali da prenderci costantemente alla sprovvista e minacciare i nostri
interessi». Bush, che è tornato a difendere la guerra, ha deciso di
rovesciare con la forza il regime di Saddam Hussein. La responsabilità di
questa decisione è tutta sua. Tenet rifiuta di essere il capro espiatorio.

Mai era accaduto che il capo dello spionaggio desse conto del suo operato
con un discorso trasmesso in diretta dalla televisione. Tenet, nominato dal
presidente Bill Clinton, si è deciso al grande passo perché l’ala destra
del partito di George Bush chiede la sua testa, e il presidente ha
annunciato una commissione d’inchiesta sugli errori dei servizi segreti.
Sarà la quinta commissione incaricata di stendere un lungo rapporto su una
situazione che si può riassumere in poche parole: la Cia ha scoperto in
Iraq quello che poteva, e la Casa Bianca ha utilizzato le informazioni come
voleva. Voleva invadere l’Iraq e lo avrebbe fatto in ogni caso.

David Kay, il capo degli ispettori sguinzagliati da Bush alla caccia di
arsenali inesistenti, è tornato a mani vuote e ha scaricato la colpa sui
servizi segreti. Tenet ha contrattaccato con rabbia. Sì è fatto invitare
dai gesuiti dell’università di Georgetown, dove si è laureato, per una
conferenza agli studenti che ha trasformato in una requisitoria contro i
politici. «Nel mestiere dello spionaggio - ha detto - non si ha mai
completamente ragione o completamente torto. Si esprimono valutazioni, e
non possiamo permettere che i nostri specialisti non si azzardino più a
farlo per paura di essere messi sotto accusa. È in gioco la sicurezza
nazionale». Ha aggiunto che in Iraq le ricerche continuano e «nonostante
alcune dichiarazioni in pubblico non siamo per niente vicini ad avere
svolto l’85 per cento del lavoro». Questa precisazione è uno schiaffo a
David Kay, appioppato rinfacciandogli le sue precise parole.

Il capo della Cia non ha chiesto il permesso alla Casa Bianca prima di
rivolgersi al pubblico. «La decisione è stata sua», ha dichiarato il
portavoce Scott McClellan. D’altra parte il discorso è stato calibrato in
modo da aggirare le polemiche sulle pressioni del governo sui servizi
segreti. «Nessuno - ha assicurato Tenet - ci ha ordinato cosa dire e come
dirlo. Il presidente Bush riceve le informazioni dello spionaggio
direttamente da me, in sei incontri alla settimana, e mi ha detto di volere
informazioni chiare e senza ombre». Tenet si è assunto la responsabilità
del famigerato rapporto dell’ottobre 2002 in cui i servizi segreti hanno
affermato la possibile produzione di armi di sterminio in Iraq. Ha
dimostrato, dati alle mano, che le valutazioni di allora non erano molto
diverse dai risultati delle ispezioni nel dopoguerra. Alla Cia non
risultava che Saddam possedesse armi chimiche, biologiche o nucleari.
Riferì soltanto che cercava di produrne. «È possibile - ha ammesso Tenet -
che abbiamo sopravvalutato i progressi dei programmi nucleari». Tuttavia il
rapporto metteva in chiaro che l’Iraq non sarebbe stato in grado di
fabbricare una bomba atomica per diversi anni. Il pericolo era imminente
soltanto per chi voleva considerarlo tale.

l’unità