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La "compagna So" confessa "Ero nelle Br, ma non ho ucciso"
Publie le domenica 22 agosto 2004 par Open-PublishingCosì Cinzia Banelli, in un interrogatorio del 26 luglio,
ha cominciato la sua collaborazione con la giustizia
La donna nega qualsiasi ruolo nei delitti D’Antona e Biagi
Ma gli inquirenti sostengono: c’è una contraddizione
ROMA - Si è pentita, ed ora è protetta nel carcere di Sollicciano, Cinzia Banelli, la "compagna So" delle nuove Br: la donna, che dopo l’arresto ha partorito un figlio in carcere (ora ha cinque mesi), ha ammesso la sua partecipazione alla banda armata, nel nucleo diretto da Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce; ma ha detto di non aver in alcun modo partecipato ai delitti di Enzo D’Antona e Marco Biagi.
La notizia, riportata oggi da "Repubblica", è stata confermata da fonti della Procura. Che hanno anche rivelato i contenuti delle ammissioni della donna: "Si, è vero - ha cominciato - ho preso parte alla banda armata già da prima del 1999".
Insomma Banelli, arrestata nell’ottobre dello scorso anno in seguito ad una ordinanza emessa dai magistrati del pool antiterrorismo di Roma, non ha negato la sua partecipazione alle attività delle Brigate Rosse. E lo ha fatto lo scorso 26 luglio, dal carcere di Sollicciano in cui è reclusa, davanti al capo del pool romano Franco Ionta e al pm Pietro Saviotti. L’ex terrorista - che dopo aver preso la decisione di pentirsi aveva cambiato anche gli avvocati - era assistita dall’avvocato Grazia Volo.
Nessuna ammissione, invece, sul fronte dei due delitti politici compiuti dalle nuove Br. "Prendo le distanze - ha dichiarato Banelli - dai delitti di Massimo D’Antona e Marco Biagi. Con queste due vicende non c’entro niente, non ne so nulla, a decidere erano compagni che stavano sopra di me". Dunque la donna ha negato con fermezza di aver partecipato alla preparazione dei due omicidi.
Un ruolo gregario, dunque, quello che la Banelli disegna per sè. Un impegno agli ordini dei due leader del gruppo terroristico: lui ucciso nella sparatoria sul treno Firenze-Roma, lei arrestata in quella stessa occasione. "I compagni a cui facevo riferimento - ha dichiarato Banelli - erano Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce". Nel corso dell’interrogatorio sarebbero stati fatti anche altri nomi, che gli inquirenti definiscono "del passato". Ma nessun nome nuovo.
Malgrado questi buchi, la sua testimonianza è ritenuta importante dagli inquirenti. La brigatista, sempre nel faccia a faccia coi giudici del 26 luglio, ha parlato in particolare di alcuni passaggi: ha ammesso di aver preso parte alle attività delle nuove Br anche a Milano, dove la sigla usata era quella di Npr. E ha anche confermato la grande parte dei passaggi rintracciati dalla Digos di Roma sulle telefonate con le schede di organizzazione, sul sistema di comunicazione tra i compagni che fanno parte della banda armata, sulla metodologia di contatto e di riferimento a Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce.
Ma c’è un elemento raccolto dagli investigatori che contraddice il suo racconto. Gli uomini della Digos, nel corso delle indagini, hanno individuato la sua scheda telefonica di riferimento, che sarebbe risultata riconducibile soltanto a lei, utilizzata a Roma proprio nei giorni a ridosso dell’ omicidio del collaboratore del ministro Bassolino. E la scheda della Banelli, stando a quanto si è appreso, era risultata in funzione quasi sempre in Toscana e soltanto intorno al 20 maggio del 1999, data dell’ omicidio D’Antona, risulta operativa nella capitale.
http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/cronaca/brigaterosse4/banelli/banelli.html