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La grande truffa dei formaggini

Publie le lunedì 8 marzo 2004 par Open-Publishing

Le avventure di Toni Barra, detto "O Animale" (secondo episodio)

Storia di spionaggio, sesso e perversioni sindacali

Non tutti gli investigatori privati sono uguali. Alcuni lavorano per le grandi multinazionali del dolore, rubano segreti industriali, pedinano sindacalisti, ricattano uomini politici. Altri, pochi, lavorano al servizio del movimento operaio, difendono i deboli e raddrizzano i torti. Io faccio parte della seconda categoria. Sono al servizio della confederazione Nazionale dei Lavoratori. 100 euro al giorno piu’ le spese. Sono felice di battermi contro le ingiustizie e il mal governo. Ma anche ci sono dei giovedi’ che iniziano male. Il capo dei metalmeccanici mi aveva mandato a chiamare. Odio quando mi chiamano i Metalmeccanici. Mi smollano sempre delle grane incredibili.

"Toni", mi disse il Capo, un tipo duro, la moglie nell’intimita’ lo chiama "Acciaio".

"Toni", mi ripete’ "il Sindacato ha bisogno di un favore." (Lui "il sindacato" lo dice maiuscolo)

Io dissi: "Suppongo che non si tratti di decine di cassiere della Coop da iniziare alla contabilita’ doppia?"

Non sorrise neanche. Forse stava pensando di uccidere qualche nemico della classe operaia e del genere umano a mani nude. Esseri senz’anima che vendono organi, proletari, usati, ai notai.

Mi piaceva che il Capo della Confederazione fosse dalla nostra parte. Il giorno della resa dei conti non avrei voluto averlo contro. Non con quelle mascelle.

"Toni" mi disse, "abbiamo fatto una cazzata. Abbiamo investito i soldi del fondo di soccorso proletario, mille miliardi di lire, in un cazzo di fondo di investimento che mi aveva consigliato mia cugina, sai quella dei Cub farmaceutici... gran bella ragazza.
Ma non capisce un cavolo di economia e cosi’ abbiamo perso tutto in azioni Parmalat..."

"Ma Capo! Io credevo che le Parmalat le avessero comprate solo le donne sole, afflitte dall’alitosi e dal sogno segreto di farsi il Consulente Finanziario Calvo".

"Toni, non fare il simpatico...Trovami il signor Parmalat, e staccagli le palle se non ti rida’ i soldi fino all’ultimo centesimo".

Elisa aveva un debito con me. Avevo trovato il suo punto G una sera che aveva deciso di suicidarsi. Lavorava al Carcere di San Vittore. Le dissi che dovevo vedere il signor Parmalat. Da solo. Lei era delegata del Sindacato Aguzzini. Mi disse che si poteva fare: "Una cortesia pero’..." Guardai dentro i suoi profondi occhi blu e capii:

"Avete perso anche voi il Fondo Vecchiaia nella Voragine dei Formaggini come i Metalmeccanici?"

"Si’"

"Quanto?"

"20 milioni di euro."

Quando vidi il signor Parmalat, in una stanzetta dell’infermeria, gli spiegai chi ero, per chi ero li’ e cosa succede a un uomo che si mette contro dieci milioni di operai sudati. Sentii l’odore della sua paura. Mi diede un numero di un conto in svizzera e una password. Ma non mi bastava. Stavo per lasciarlo solo con la sua puzza di terrore capitalista... Ero sulla porta quando mi girai, lo guardai dritto negli occhi e gli dissi: "Ascoltatami signor Paperon de Paperoni... non credere che mi accontenti solo dei soldi... voglio sapere. Non voglio che altre vecchiette afflitte dall’artrosi, per aver lavorato con le mani ammollo nelle vasche dei vostri fottuti mozzarellifici, debba rimetterci tutta la pensione per aver investito nei fondi di investimento sbagliati. Adesso mi fai la lista di tutte quelle cavolo di S.p.a. che hanno i bilanci truccati e buchi enormi nel settore riscatto crediti..." "So che molte azioni sono marce ma non so altro. Se vuoi conoscere la lista devi trovare il Pupetto. Ma non sara’ facile. C’e’ gente che e’ morta di vecchiaia prima di essere ricevuta da lui."

Me ne andai. Era chiaro che da lui non avrei cavato altro. Ma sapevo a chi rivolgermi. Conoscevo una fotomodella che aveva un debito con me. Avevo fatto manifestare diecimila operai sopra il suo commercialista. Non avrebbe piu’ provate a truccare le cartelle delle tasse per arrotondare la parcella. Lei frequentava il giro dei Caimani, la coprivano d’oro per vedere se era bionda naturale. E non lo era. Mi disse che il Lupetto era il capo della Banca Italiana, uno che aveva detto davanti alla Commissione parlamentare che nessuno poteva neanche immaginare che la Parmalat fosse nei guai. Non era il solo, quasi tutti i politici italiani avevano ricevuto favori dalla Parmalat e avevano fatto comunella. Ma Pupetto era il capo controllore delle banche, lui doveva sapere. O era connivente o era fesso. Non provai neanche a telefonargli per avere un appuntamento. Mi presentai direttamente alla sede centrale della Banca Italiana e mi rivolsi ai ragazzi della sicurezza. Il delegato sindacale era un biondino palestrato: "Voglio il Pupetto" dissi "Vengo per conto dei Metalmeccanici."

"Cavolo!" disse lui. "E’ un onore dare una mano alle tute blu. Il Pupetto lo vuoi vivo o morto?"

"Vivo" risposi io "Ci devo parlare".

Dopo cinque minuti ero nel suo ufficio. "Senti svampito..." gli alitai in faccia "Se sei minimamente intelligente in questo momento ti si sta arricciando lo scroto. Sono qui per conto della classe operaia, sai quelle moltitudini insignificanti che ti permettono di pulirti il flaccido deretano con la carta igienica piu’ delicata. Ecco, loro, la marmaglia pezzente che soffre, suda e lavora", era una vita che volevo dirlo.

"Adesso mi dici quali aziende hanno i buchi dappertutto e l’anima nei paradisi fiscali, senno’ faccio una telefonata con questo cellulare e chiamo qui un migliaio di tipi che non si tolgono la canottiera e i calzini neanche per copulare con le loro donne sovralimentate!" Sapevo che i ricchi ormai hanno il terrore del grasso sottocutaneo.

Lui degluti’ rumorosamente. Poi inizio’ a parlare e mi fece l’elenco delle aziende italiane che erano soltanto scoregge con il deodorante. Era un elenco talmente lungo che a un certo punto gli si asciugo’ la bocca e dovetti offrirgli una mentina. Odio avere a che fare con i capitalisti, non hanno spina dorsale.
Quando relazionai tutto al Capo aveva la faccia felice di un giocatore di baseball che ha appena spaccato, per errore, la sua mazza sulla testa del suo allenatore.

"E dove cazzo li investiamo i soldi adesso?" chiese il Capo dei Metalmeccanici. Poi inizio’ a bestemmiare in bergamasco, sua lingua materna.

"Investiteli in opere di bene." Proposi io.

Il capo mi guardo’, il suoi occhi bovini scintillavano, le sua mascelle da ippopotamo scricchiolarono nello sforzo di pensare. "Hai ragione Toni. Da domani basta investire soldi nelle multinazionali del dolore. Baseremo i nostri fondi di investimento sulla finanza etica. Lasceremo il capitalismo senza una lira, fino a quando non chiudono i paradisi fiscali. Vedrai, l’Internazionale delle Confederazioni non scherza."

Quella sera spensi la luce senza avere nessuna voglia di dormire. Con Rosa Samuele Invernazzi, la donna della mia vita, avevamo deciso di fare tutte le posizioni del Kamasutra iniziando dalla prima. Sapete com’e’, noi delle classi lavoratrici, quando ci prendiamo un impegno non ci ferma nessuno. E cosi’ come abbiamo detto che volevamo spazzare via i malvagi dal pianeta, e lo faremo, cosi’ avevamo detto che avremmo fatto tutte le posizioni iniziando dalla prima e lo facemmo.