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La proposta di modifica dell’art.9 della Costituzione ha bisogno di sostegno

Publie le martedì 24 febbraio 2004 par Open-Publishing

La modifica dell’articolo 9 della Costituzione:
l’atteggiamento del Prc Alcuni quotidiani nei giorni scorsi hanno riportato con forte evidenza la
notizia che in Commissione Affari Costituzionali della Camera è stata approvata, con una larga ed
eterogenea maggioranza, una modifica dell’art.9
della Costituzione che eleverebbe il riconoscimento dei diritti degli animali al livello
costituzionale.
Al di là di quanto scritto sui giornali, è quanto mai opportuna una ricostruzione della vicenda
inerente la revisione dell’art.9 e dell’apporto fornito dal Prc.
Il testo vigente dell’art.9 della Costituzione è il seguente: «La Repubblica promuove lo sviluppo
della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione».

Al Senato nel corso del 2003 il Polo, prima in Commissione e successivamente in Aula, aveva
approvato una modifica dell’art.9 profondamente reazionaria, in quanto al testo vigente era stato
aggiunta la tutela «dell’ambiente naturale».
Non si trattava certo di un miglioramento: l’evoluzione italiana della dottrina e della
giurisprudenza (e, in qualche misura, delle norme europee) ha da alcuni decenni assicurato alla tutela
dell’ambiente un significato e una portata molto vasta.

Invece, la chiusura della tutela nel recinto "chiuso" dell’ambiente naturale, da una parte,
esclude l’ambiente urbano e in genere quello antropizzato, dall’altra, avrebbe dato luogo ad ardui
tentativi di circoscrivere la naturalità dell’ambiente, concetto che buona parte dei filosofi e della
comunità scientifica respinge in maniera risoluta.
Qualcuno, dopo la "lettura" di Leopardi, Marx (che avrebbe parlato piuttosto di robinsonate) o
Nietzsche, solo per citare tre autori assai diversi, dovrebbe spiegare cosa si intende per ambiente
naturale da contrapporre ad ambiente antropizzato; oppure qualcuno dal punto di vista scientifico
dovrebbe spiegare dove rinvenire l’ambiente naturale visto che pure nei ghiacci di superficie più
sperduti dell’Antartide si trovano Ddt, diossina e Pcb, "fabbricati" dall’uomo.

Dopo l’approvazione al Senato della modifica, votata dal solo Polo, dell’art.9 della Costituzione
c’è stata, come è noto, una forte levata di
scudi da parte di gran parte dell’ambientalismo e della cultura giuridica nazionali, cui si è
associata una forte opposizione degli ambienti politici di sinistra e del Prc. Il primo risultato è
stata la disgregazione del fronte delle destre che non è stato più in grado di difendere alla Camera
l’impostazione che avevano sostenuto al Senato.

Come Prc, sentendo le istanze provenienti dall’ambientalismo e da alcuni giuristi che confermavano
le linee politiche che da anni abbiamo portato avanti, abbiamo autonomamente deciso, alla fine di
ottobre 2003, di presentare alla Camera una proposta di legge costituzionale di modifica all’art.
9 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente del seguente tenore: il secondo comma
dell’articolo 9 della Costituzione è sostituto dal seguente «Tutela il paesaggio e il patrimonio
storico, artistico e culturale della nazione, tutela altresì l’ambiente, anche nell’interesse delle
generazioni future, con particolare riguardo alla difesa della biodiversità, dell’equilibrio degli
ecosistemi e dei cicli idrogeologici, considerati beni comuni dell’umanità».

Questa del Prc è di tutta evidenza una proposta di legge che non solo pone correttamente la
questione su punti cruciali quali la tutela della biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi e dei
cicli idrogeologici, da considerarsi sotto la prospettiva di "beni comuni", ma individua il nucleo
tematico fondamentale nella tutela dell’interesse per le generazioni future.
Insomma, nell’ipotesi della proposta del Prc non si dovrebbero modificare le condizioni ambientali
in maniera che le generazioni future abbiano delle conseguenze irreversibilmente negative.
Inoltre, la proposta del Prc va olto oltre l’economicismo sotteso all’introduzione dello sviluppo
ostenibile nell’articolo 9, economicismo caratteristico di parti del entrosinistra che intendeva
sostenere lo sviluppo sostenibile in molte elle sue proposte di modifica dell’art.9 presentate alla
Camera: lo viluppo sostenibile immesso nella primissima parte della Costituzione
introdurrebbe una ponderazione di principi che non dovrebbero mai essere esati sotto la lente
dell’economia. D’altronde l’economicismo degli
ambienti confindustriali preme invece per una prospettiva ancora più nsidiosa: il principio di
integrazione. Secondo quest’ultimo andrebbe
enfatizzata l’esigenza dell’integrazione dell’ambiente e degli ecosistemi alle esigenze politiche
ed economiche: insomma il "compatibilismo" più
sfacciato, in nome del quale è stato giustificato qualunque massacro ecologico.

Infine, da parte nostra del Prc non è stata ritenuta opportuna l’immissione dei diritti degli
animali in una proposta di revisione dell’art.9, perché pensavamo e pensiamo che tali diritti,
assolutamente rilevanti e da tutelare, andrebbero piuttosto collocati in altre parti della Costituzione.
Questa è brevemente la storia e la genesi della modifica dell’art. 9 passato alla Commissione
Affari Costituzionali.

E questo è il testo approvato, integrativo del vigente articolo 9, in Commissione, con il voto
favorevole di Fi, del centrosinistra e del Prc e il dissenso di An e Lega: «La Repubblica riconosce
l’ambiente, gli ecosistemi e le biodiversità valori primari per la conservazione, lo sviluppo e la
qualità della vita sulla terra; garantisce il loro rispetto sulla base dei principi di
responsabilità, precauzione e reversibilità; tutela il benessere degli animali in quanto esseri senzienti».

Come è evidente si tratta di un testo di mediazione che:
a) ribalta comunque la logica del voto del Senato e considera l’ambiente nella sua totalità,
drammaticità e storicità;
b) fa propri direttamente alcuni capisaldi della nostra proposta di legge: ecosistemi e
biodiversità come valori primari.

L’assunzione dei principi di responsabilità e di precauzione (ben noti alla battaglie
ambientaliste) assume un significato con particolari affinità verso la tutela reale ed attuale delle
generazioni future.
E’ molto importante sottolineare il ruolo del principio di reversibilità, forse più avanzato del
riferimento nel nostro testo «all’equilibrio degli
ecosistemi»: l’applicazione del principio di reversibilità indica una traiettoria diversa
dall’attuale dell’homo faber. Ogni trasformazione, ogni
destinazione del territorio, dell’acqua e dell’aria deve avvenire sotto l’egida della
reversibilità (cioè, in soldoni poter tornare sempre indietro
allo stato precedente), concetto che sussume e supera la mera omeostasi di equilibri semplici. Da
questo punto di vista il principio di reversibilità può anche costituire una mediazione
accettabile in relazione alla scomparsa, rispetto alla nostra proposta, del riferimento ai «cicli
idrogeologici, considerati beni comuni dell’umanità».

Se dovesse resistere al vaglio dell’Aula della Camera (in quanto la collocazione dei diritti degli
animali potrebbe essere collocata in ben
altri articoli diversi dall’art.9) anche il riferimento al benessere degli animali come esseri
senzienti sarebbe una pietra miliare per un primo
riconoscimento di rango costituzionale dei diritti degli animali.
Bisognerà verificare la capacità del testo di modifica dell’art.9, così come licenziato dalla
Commissione Affari Costituzionali, di poter appunto
"tenere" il vaglio della Camera: da questo punto di vista l’impegno di pressing dei movimenti
ambientalisti e dei giuristi democratici dovrebbe essere un po’ più forte di quanto non sia stato
nelle ultime settimane sulle evoluzioni dell’iter legislativo della revisione dell’articolo 9 della
Costituzione.
Una cosa è certa: il testo approvato dalla commissione Affari Costituzionali della Camera è
"fragile". Il venire meno del principio di reversibilità e/o la comparsa del concetto di sviluppo
sostenibile o, peggio ancora, del principio di integrazione renderebbe la proposta di modifica
costituzionale assai mediocre e priva di qualunque propositività "avanzata".

da Liberazione http://www.liberazione.it/giornale/040224/LB12D6A7.asp