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La sparata cosmica di Bush e le foto ritoccate della NASA

Publie le domenica 1 febbraio 2004 par Open-Publishing

Il signor George Bush, si è recato in visita al quartier generale
della Nasa a Washington ed ha annunciato che gli Stati Uniti
inizieranno presto una nuova corsa allo spazio cosmico.

Le tappe indicate nel corso della storica chiacchierata sono molto
ambiziose e impegnative: realizzare e rendere operativo un veicolo
che sostituisca lo Space Shuttle; costruire una base permanente sulla
luna, nella quale riprenderanno dal 2015 le esplorazioni umane; nel
2020 o poco dopo la Nasa porterà esseri umani su Marte "e anche
oltre".

Tutti i commentatori hanno, ovviamente, notato che questa sfida allo
spazio siderale è stata lanciata in periodo già pre-elettorale, che
Bush promette la luna e le stelle in un momento in cui le cose sulla
terra non sono esaltanti; insomma: è il vecchio giochetto che risale
al panem et circenses neroniano: diamo al popolo un tozzo di pane per
sopravvivere e tante illusioni per fargli sopportare la servitù...
Non stupisce affatto, dunque, la sparata cosmica di Bush; sbalordisce
piuttosto il fatto che si continui a pubblicare in prima pagina
queste notiziole (la cui consistenza morale non supera le barzellette
di Pierino).

Sbalordisce che a questa boutade si sia dedicata attenzione, si siano
consultati esperti, astronauti, astronomi, giornalisti e compagnia
bella. Abbiamo una esperienza ormai storica in questo campo: la
competizione astronautica fra Usa e Urss negli anni Sessanta e
Settanta.

Al popolo-pollame veniva propinata la versione da recitare a memoria
come la preghierina della sera: "la corsa allo spazio è la più nobile
espressione della ancestrale spinta dell’Uomo alla conoscenza,
all’esplorazione, al puro sapere. "Tutto falso: ora possiamo dire
quello che quarant’anni fa era eresia, cioè che la gara spaziale fu
un simulacro di guerra in cui i due contendenti lanciavano sulla luna
o nello spazio i razzi che minacciavano di spararsi vicendevolmente,
portando sulle testate non gli eroici cosmonauti, ma chili e chili di
plutonio e altre incredibili nefandezze.

Ci dicevano: "Con le scoperte spaziali abbiamo fatto decisive
innovazioni tecnologiche, che danno immensi benefici anche alla vita
quotidiana". Tutto falso: la tecnologia spaziale che si impiegava era
rigidamente top-secret; i costi erano così elevati che non la si
poteva certo destinare alla gente comune, buona solo per pagare le
tasse e battere le mani. Ci dicevano: "La corsa allo spazio è la
naturale conclusione delle epiche esplorazioni cinquecentesche".
Tutto falso: la gara astronautica era il sistema più sicuro per far
girare quantità vertiginose di denaro, per far funzionare l’industria
bellica senza inventarsi una guerra vera, per assicurare commesse e
appalti alle industrie che dovevano lavorare...

Oggi, trentacinque anni dopo lo sbarco sulla luna, siamo alle solite:
per motivi notevolmente simili a quelli d’un tempo, l’America si
proclama potenza spaziale.

Per far vedere che "se vuole, può", l’America ci annuncia che fra non
troppi anni vedremo la bandiera a stelle e strisce sulle pianure
marziane. Per chiarire una volta di più, casomai ce ne fosse bisogno,
che su questo pianeta l’America è la nazione che conta, ci assicura
che sulla luna andranno a vivere alcuni statunitensi, in una bella
base che già immagino dotata dell’indispensabile per un degno figlio
d’America: un MacDonald’s, una stia di tacchini buoni per natale e
una ricca scorta di CocaCola.

Come nel più prevedibile film di brutta fantascienza, l’Impero si sta
allargando fino a lambire le frontiere del sistema solare, astronavi
con i colori del Potere Supremo solcheranno gli spazi siderali ed il
volto del Capo-Dei-Capi giganteggerà, sorridente, soddisfatto, fiero,
negli schermi delle navicelle spaziali, per esprimere il proprio alto
compiacimento ai suoi baldi militari in versione astronauti. Tutto
questo mentre da noi, si continuerà a parteggiare per Bonolis o Ricci
e si invocherà il Gabibbo come l’unico giustiziere cui ricorrere con
fidente osservanza.

La NASA accusata di aver ritoccato le foto di Marte

All’agenzia spaziale NASA viene contestato di aver dato una mano di
vernice rossa alle proprie foto di Marte, affinché queste potessero
meglio conformarsi ai nostri stereotipi sul pianeta. In realtà,
infatti, la superficie di Marte è un marroncino poco esaltante ma c’è
anche chi sostiene che la mossa sia stata presa per evitare di
rilevare tracce di verde - e quindi vita - sul pianeta.

http://www.telegraph.co.uk/news/main.jhtml?
xml=/news/2004/01/29/wnasa29.xml&sSheet=/news/2004/01/29/ixworld.html