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La stampa araba di fronte ai sequestri: chi sceglie di parlarne prende le distanze dai rapitori

Publie le martedì 28 settembre 2004 par Open-Publishing

Dazibao


«Questi assassini non ci rappresentano»

di FARID ADLY

Il quotidiano kuwaitiano Arrai Alaam ha riportato l’attenzione della stampa araba sulla questione degli ostaggi pubblicando la notizia, fornita da fonti vicine ai guerriglieri islamisti attivi in Iraq, relativa alle buone condizioni in cui si troverebbero Simona Pari e Simona Torretta.

Non solo. In giornale pubblica in prima pagina un’analisi sulla situazione irachena e le sue ripercussioni sui rapporti tra Islam e Occidente. «Le immagini di morte che ci giungono dall’Iraq, con le bandiere nere dell’Islam e le scritte coraniche - scrive Arrai Alaam -, hanno diffuso un senso di islamofobia in Occidente.

Di fronte a questo strazio che ci hanno inferto le immagini, trasmesse in Tv e Internet, degli attentati a Madrid, Istanbul, Tunisi, Riad... e del massacro di Beslan, cosa possiamo fare noi? Non possiamo di certo limitarci a denunciare l’islamofobia. Il nostro libro sacro ci induce a cambiare noi stessi e cambiare le cose storte, "con l’azione, con la parola o con il cuore" (citazione coranica).

La cura è nelle nostre mani: dobbiamo dire chiaramente che questi assassini non ci rappresentano. Ma a dirlo ed ad alta voce devono essere i governi, i mufti, gli intellettuali e tutta la società civile che, a stenti, sta crescendo nella realtà araba». Fino a oggi era stata desolante la risposta della stampa araba alla catena di rapimenti in Iraq e all’atroce assassinio degli ostaggi americani, sgozzati dal gruppo Tawhid wal Jiahad guidato, secondo molti, dal giordano Abu Musaab Zarqawi.

Pochi i quotidiani che hanno scelto di evidenziare in prima pagina questi avvenimenti, mentre la maggior parte ha preferito ignorare la notizia e non certo per questioni di fuso orario. Spicca il comportamento di quotidiani di paesi «vicini» agli Stati Uniti e colpiti essi stessi dal terrorismo jihadista come l’Egitto.

Al Watan (Saudita) ha pubblicato la notizia dell’assassinio di Armstrong in prima pagina, corredata da una foto della testa della vittima poggiata sul suo corpo. Lo stile è quello della cronaca, come se si trattasse di un incidente stradale.

Vengono riportate ampi stralci del comunicato degli assassini senza nessun commento o commozione. Il titolo: «Zarqawi sgozza l’americano Armstrong e un funzionario Usa conferma il ritrovamento del corpo». Sul caso delle volontarie di Un Ponte per Baghdad ha dato soltanto notizie di agenzia. Al Ahram (Egitto) ha ignorato completamente le notizie sugli ostaggi, fino a quando non sono stati rapiti degli ingegneri egiziani.

Al Jamahiria (Libia) niente. L’Iraq non esiste. Al Hayat: le notizie su Simona e Simona sono state date in prima pagina del quotidiano con taglio alto ed inglobate nell’insieme delle vicende irachene della giornata.

Il commento, a firma di Khaled Al-Horuob, un ricercatore palestinese che vive in Gran Bretagna, è significativamente intitolato «La resistenza "afghana" in Iraq: senza programma e senza dignità morale».

«Non ci dovrebbe essere nessun tentennamento o dubbio - afferma Al Horuob - nel riconoscere che i crimini che avvengono in Iraq sotto la denominazione della resistenza sono una nostra (inteso per noi arabi) sconfitta umana, politica, morale, militare e dei valori.

Non serve a nulla, né per la nostra umanità né per la nostra politica, sostenere che ciò avviene a causa dell’occupazione militare americana, anche essa lontana dall’umanità, dalla moralità e dai valori.....».

Un discorso diverso per le Tv satellitari arabe. Al Arabyiah in un dossier molto documentato sugli ostaggi ha dedicato un servizio su Simona e Simona. In particolare ha dato risalto all’appello di un leader religioso del Consiglio degli Ulema (sunnita), lo sceicco Abdelghafur Samarrai.

Al Jazeera, la tanto vituperata Tv del Qatar, ha assunto una condotta responsabile rifiutando di trasmettere le immagini dell’orrore e, nelle trasmissioni di approfondimento, ha sempre sottolineato come i sequestratori e i tagliatori di gole siano lontani dai valori dell’Islam.

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/26-Settembre-2004/art27.html