Home > «La strage fu di stato»
Sorpresa e indignazione a sinistra «La verità storica sulla bomba è già scritta»
C’è chi grida la sua amarezza e chi torna, a così tanti anni da quel 12 dicembre 69, ad accusare lo stato di nuove responsabilità. Ma tutti a sinistra, dagli anarchici fino al correntone Ds, ribadiscono che la verità storica su piazza Fontana è già stata stabilità, che la strage «fu di stato» e non sarà una sentenza arrivata 35 anni dopo - peraltro non l'ultima - a cancellare le responsabilità politiche dei servizi e della manovalanza neofascista. Persino l'ex procuratore Gerardo D'Ambrosio ha voluto dire la sua per auspicare che la sentenza d'appello «non pregiudichi quella che è una realtà accertata sulla matrice neofascista della strage».
Ma a destra naturalmente è un trionfo: basta pensare che gli ex ordinovisti imputati erano difesi da parlamentari di primo piano come Gaetano Pecorella, avvocato anche del premier, Carlo Taormina e Enzo Fragalà di An, scatenati insieme all'ex socialista Fabrizio Cicchitto (oggi azzurro) nel rivendicare la fine dei «teoremi» e della «teoria del doppio stato». E' intervenuto anche Giulio Andreotti per ricordare che al processo per piazza Fontana «destra e sinistra insieme attaccavano lo stato». E' il commento stringato e prezioso di un padre della patria salvato dalle accuse di mafia, almeno fino al 1980, solo dalla prescrizione.
Per Rifondazione Giovanni Russo Spena ha voluto ricordare «gli infiniti ostacoli frapposti, dal
69 ad oggi, al raggiungimento della verità processuale», con i dibattimento trasferiti fino a Catanzaro e la definitiva uscita di scena di Franco Freda e Giovanni Ventura. Lo ribadisce anche Paolo Cento: «Siamo indignati e scandalizzati per una pagina della storia italiana che continua a rimanere senza colpevoli e che allunga le sue ombre fino ai nostri giorni». Marco Rizzo del Pdci si dice «stupefatto», così anche Daria Bonfietti, presidente dell’ associazione familiari delle vittime della strage di Ustica e parlamentare Ds: «Sono esterrefatta».
Per il correntone Ds Pietro Folena, pur premettendo il suo abituale rispetto per le decisioni della magistratura, rileva come «a 35 anni di distanza non si sia fatta ancora chiarezza su uno dei più tragici misteri d’Italia» e si preoccupa delle «possibili ripercussioni della sentenza su altri fatti criminali legati all’eversione». E non poteva mancare una voce anarchica come quella di Mauro Decortes, portavoce dello storico circolo Ponte della Ghisolfa e in passato grande amico di Pietro Valpreda, l’anarchico accusato della strage: «E’ una sentenza inaccettabile - ha detto Decortes - assurda perché vuole cancellare anche la memoria storica radicata nelle coscienze democratiche».
Il Manifesto